PRIMA PARTE
APRIRSI ALL’ACCOGLIENZA
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Chiamati a trasformare la terra in cielo
SANTITÀ E ACCOGLIENZA
Per un’accoglienza soprattutto interiore
Il cammino verso la santità non è riservato ad alcune particolari persone o alcuni speciali stati di vita: è di tutti e per tutti.
Forse il problema è sapere cos’è la santità.
Per l’educazione che abbiamo ricevuto, il santo è visto spesso come una persona amabile, obbediente, semplice, serena, che di fronte alle difficoltà o ai problemi ha saputo accettarli senza ribellione e senza impazienza.
CHI È SANTO?
Stando a questa educazione neanche Gesù, se fosse giudicato con questo schema tradizionale di santità, non potrebbe mai essere santo perché egli si è staccato dalla tradizione del suo tempo: non è stato obbediente all’autorità religiosa e neppure a quella civile, ha predicato contro le discriminazioni e i privilegi.
Dobbiamo quindi correggere il nostro concetto di santità: santa non è la persona che ha dimenticato la terra per pensare al cielo ma quella che si è battuta per trasformare la terra in cielo. La Bibbia definisce Dio come il “Santo”, meglio come il “tre volte Santo”, il “Santissimo” per eccellenza.
Ma in che cosa consiste la santità di Dio? Se leggiamo i salmi, scopriamo che Dio è Santo perché: odia l’ingiustizia, si mette dalla parte dei deboli, solleva, incoraggia i miserabili. Dio è Santo perché sogna e agisce per fare in modo che gli uomini formino una famiglia dove ci sia: solidarietà, amore, fraternità e parità; Dio è santo perché vuole un mondo giusto, solidale.
Una delle tante strade che porta alla santità è quella dell’accoglienza e dell’ospitalità.
L’ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA
La parola accoglienza non può ridursi ad un atteggiamento formale come aprire la casa per accogliere chi è in difficoltà, anche se questo atteggiamento è raccomandato dalla Bibbia e dai Vangeli. Ma la vera accoglienza non è solo fisica, è soprattutto interiore, che vuol dire saper ospitare nel cuore idee, culture, religioni diverse. La nostra casa dovrebbe essere nello stesso tempo luogo d’intimità e d’apertura.
Molte famiglie si chiudono in se stesse con l’intenzione di difendersi. Giudicano il mondo perverso e corrotto e mettono in atto una serie di difese. Ed è vero: nel mondo di oggi ci sono perversità ma è anche vero che nella cultura attuale vengono fuori tante realtà promettenti.
Allora una famiglia dovrebbe vivere l’accoglienza secondo due direttrici: il momento dell’intimità e quello dell’apertura, dell’ospitalità. Il momento dell’intimità è segnato dalla riflessione, dal dialogo di coppia, dal confronto, dall’approfondimento dei problemi. Il momento dell’ospitalità è quello dell’accoglienza e dell’ascolto: si accolgono tutte quelle cose che ti portano ricchezza, vitalità. Come una persona cresce quando si lascia abitare, provocare dagli incontri con le persone, così la famiglia rivive continuamente quando è capace di ospitare tensioni, provocazioni.
Quindi il primo tipo di accoglienza che la famiglia è chiamata a vivere riguarda l’interno della famiglia. Se lo sposo non ospita la sposa, la famiglia non è ospitale, e così pure se i genitori non ospitano i figli. È interessante riscoprire il “viversi come ospiti” perché nei riguardi dell’ospite c’è attenzione, accoglienza, rispetto. Viversi come ospiti tra coniugi, con i figli è introdurre nella famiglia sia un atteggiamento di ascolto (di fronte alla presunzione di conoscerci già.) sia di distanza (di fronte al rischio di assorbirsi o di possedersi).
Allora ospitalità nella famiglia indica l’attitudine a saper accogliere le attese, i desideri, le intuizioni del coniuge, dei figli, del genitore, vincendo il facile atteggiamento di banalizzazione o di opposizione.
Quando in una famiglia l’uomo ospita la donna, quando i genitori ospitano i figli, e quando i figli ospitano i genitori, si crea un’atmosfera così viva di stima e di ascolto che permette alle persone di sentirsi amate e stimate e quindi dî avere il coraggio di vivere questa ospitalità nei riguardi di avvenimenti, idee, differenze di cultura. Questo è un passo sicuro verso la santità.
padre Cesare Giulio IMC
Domande per la Revisione di Vita
· Che parte ha il momento dell’intimità e quello dell’apertura, nella nostra famiglia e nella mia vita? Sono ben equilibrati per farmi/farci crescere?
· Quanto so “ospitare” l’altro (il coniuge, il figlio, il collega, la suocera...)? Riesco a vederlo con occhi nuovi, senza preconcetti e giudizi? Oppure tendo ad assorbire, usare l’altro?
Brani per la Lectio Divina
- Genesi 19, 1-29 (Lot ospita gli angeli);
- Luca 10, 38-42 (Marta e Maria).