Per noi adulti è spesso difficile comprendere i segnali di disagio che i bambini e i ragazzi manifestano.
Vi sono sicuramente almeno due motivi alla base di questo fenomeno: il primo, vi è una tendenza generale a negare la sofferenza nella giovane età, perché pensiero inconcepibile e troppo doloroso; il secondo, le manifestazioni che i piccoli mostrano non sono equivalenti ai segnali degli adulti, questo anche perché i bambini spesso non hanno la consapevolezza di sperimentare una situazione di disagio interiore - quante volte alla domanda di rito "come stai?" il bambino risponde bene anche quando è visibilmente agitato, in imbarazzo o comunque in difficoltà? Probabilmente sempre. Non è infatti nella comunicazione verbale intenzionale che si possono rintracciare questi segnali ed è per ciò che il comportamento risulta un osservatorio privilegiato.
Il disagio potrebbe essere definito come uno stato emotivo, che si manifesta attraverso un insieme di comportamenti disfunzionali che non permettono al soggetto di vivere adeguatamente le attività di gruppo, di apprendere con successo a scuola, utilizzando il massimo delle proprio capacità cognitive, affettive e relazionali. Il disagio è sempre il risultato dell'interazione tra variabili relative al soggetto e variabili relative al contesto in cui il soggetto è inserito.
In linea generale, i segnali di disagio variano in funzione dell'età e della personalità. Così ad esempio, il sentimento dominante di tutti i bambini che assistono continuamente ai litigi dei genitori, in una situazione quindi di conflitto aperto, è quasi sempre l'angoscia.
Se i bambini in questione sono piccoli questa prenderà la forma prevalente di sintomi somatici (cioè che esprimono attraverso il corpo) quali mal di pancia, mal di testa, dolori di varia natura, difficoltà a mangiare e a dormire.
I bambini più grandi invece che incominciano a riflettere su quanto sta accadendo reagiscono alla sofferenza con il senso di colpa, credendo cioè di essere responsabili delle tensioni familiari. I segnali comuni di questo disagio sono più legati al comportamento esterno: insuccessi scolastici, disinteresse verso i pari e il gioco, tristezza, chiusura in se stessi o all'opposto manifestazioni aggressive.
La scuola rappresenta senza dubbio uno dei contesti più importanti per i bambini e i ragazzi è un luogo di esercizio e sperimentazione dei compiti evolutivi, cioè degli obiettivi e delle tappe che permettono il passaggio dall'infanzia all'età adulta. L'intreccio tra i compiti evolutivi e compiti scolastici talvolta risulta conflittuale e tormentato generando difficoltà di rapporto con lo studio e la vita scolastica. Si può considerare l'insuccesso scolastico come esito della combinazione di fattori ambientali ed individuali. Tra i primi si possono considerare: la struttura fisica della scuola (edifici degradati, mancanza di aule, laboratori e sussidi didattici, spazi verdi ecc.), l'atteggiamento degli insegnanti, il metodo di insegnamento, le modalità di coinvolgimento della classe nel suo insieme e degli studenti problematici al suo interno. Tra i fattori individuali, gli aspetti di vulnerabilità psicologica che più frequentemente si riscontrano sono: irrequietezza ed aggressività che caratterizzano i ragazzi che mostrano difficoltà a concentrarsi, iperattività, impulsività e scarsa tolleranza alle frustrazioni; paura della scuola che segnala la difficoltà di separarsi dalla sicurezza dai legami familiari per frequentare la scuola che diventa per questi bambini e ragazzi fonte di angoscia; la timidezza e la vergogna, che può esitare facilmente in inibizione.
Un ulteriore segnale di disagio è dato dalle "fughe": l'allontanamento da casa o da scuola avviene sempre in determinati periodi di crisi. Il bambino più piccolo può allontanarsi da casa in modo impulsivo in seguito ad una grande frustrazione per ricercare una via di uscita ad un problema che per lui è insolubile. Per l'adolescente l'azione è la forma di espressione privilegiata di conflitti e tensioni e la maniera più diretta si scaricare l'angoscia. La fuga da casa può allora diventare un modo di affrontare le difficoltà attraverso l'azione: trova una soluzione pratica ad un problema che è di natura relazionale-emotiva.
Infine è necessario accennare ai segnali di allarme che i ragazzi manifestano. Sappiamo che l'adolescenza è legata al concetto di crisi e disagio in modo fisiologico: le trasformazioni del corpo e le pulsioni sessuali che nascono in questo periodo portano ad un senso di sé che si smarrisce. Il problema dell'identità è fortemente connesso al concetto di limite come confine. Il conflitto diventa l'elemento di individuazione e di maturazione della propria identità.
All'interno di questa cornice si inseriscono i segnali di allarme: comportamenti estremi che si correlano al tentativo di trovare confini interni attraverso condotte autolesive (come l'uso di sostanze, disturbo del comportamento alimentare, le sfide alla morte) e confini esterni attraverso comportamenti di devianza sociale (le bande giovanili).