COPPIA
"Essere <
Articolo di Angelo Scivoletto su "Rivista di sessuologia", 2002, 26 (4)
Report a cura di SIMONA CUDINI - Psicologa
Concordo con l’analisi di Scivoletto
sull’evoluzione "ambigua" nella società, almeno quella occidentale,
della considerazione che la coppia è venuta ad assumere: da un lato si
amplia il riconoscimento istituzionale alla coppia, estendendone le
tutele al di la’ del confine sancito dal matrimonio (riconoscimento
delle coppie di fatto, estensione dei diritti /doveri anche alle coppie
omosessuali, almeno in alcuni Paesi), dall’altra crescono le tutele al
singolo rispetto alla coppia stessa: il nuovo diritto di famiglia, per
esempio, che in Italia ha tracciato nuovi "rapporti di forza"
all’interno del nucleo famigliare, e così la legge sul divorzio e
sull’interruzione volontaria di gravidanza. E’ innegabile che
comportamenti in passato ritenuti altamente riprovevoli se non
illegali, oggi sono riconosciuti come legittimi fino a diventare
oggetto di norme che li disciplinino.
Indubbiamente la chiave di lettura che si può dare
di tali fenomeni può essere totalmente negativa, o pienamente positiva,
a seconda dell’ottica di chi ne esprime il giudizio; in ogni caso il
rapporto di coppia, così come quello fra genitori e figli è stato
palesemente influenzato dai cambiamenti socioeconomici e culturali,
primo fra tutti la laicizzazione della società occidentale: ciò che
prima veniva regolato completamente dalla Chiesa, e costituiva un
vincolo sacro e inscindibile, almeno come norma morale, oggi è oggetto
di scelta personale fra cittadini credenti e non, che possono
riconoscere e rispettare determinati vincoli dettati dalla loro
religione, e liberamente accettarli, oppure attenersi unicamente alle
leggi del proprio Paese che quasi dovunque non stabiliscono
l’indissolubilità della coppia, ma anzi prevedono e regolano la
possibilità della separazione fra i coniugi e lo scioglimento del
nucleo famigliare, così come la sua ricostituzione con nuovi partner.
Anche questo può essere interpretato come una nefasta "caduta di
valori" o, come io penso, come un’evoluzione positiva, che tiene conto
della libertà individuale (pur regolamentandola al meglio per evitare o
limitare danni sociali) di regolare i propri comportamenti su scelte
religiose o laiche.
Concordo anche con l’osservazione di Scivoletto che tale libertà non ha portato, automaticamente la "felicità promessa":
non credo però che chi ha combattuto per veder riconoscere al singolo
la possibilità di vivere la propria sessualità e i rapporti di coppia
non necessariamente adeguandosi a dettami religiosi ( e primo fra
questi il movimento delle donne) si illudesse che nuove norme sociali e
nuove leggi liberassero l’uomo e la donna dalla fatica, e talvolta
dalla sofferenza che la relazione di coppia comporta, e la possibilità
di scelta (di rimanere coppia, di procreare…) è forse un tassello in
più alla complessità . Non si tratta quindi di inseguire, attraverso
scorciatoie, una "felicità promessa", quanto, a mio parere, di cercare,
con onestà, lontano dall’ipocrisia, da dettami non condivisi, da regole
che finiscono per essere solo formali, la propria strada, con
autenticità.
Sono d’accordo con l’autore: al di laà dei mutamenti
e delle normative l’idea di coppia, intesa come incontro Io - Tu è
comunque "nodo vitale dell’intera famiglia umana", che ogni individuo,
nella sua limitatezza umana e nella sua unicità cerca di interpretare
come sa e come può.
Simona Cudini