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Sabato, 05 Febbraio 2005 18:53

Un’informazione che non informa

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Un’informazione che non informa

Ricordo di aver sentito dire una volta, in un Convegno, che il modo migliore per eliminare il problema immigrazione è evitare che se ne parli. Effettivamente, nella contemporanea Società dell’Informazione, la crescente accessibilità dell’informazione aumenta smisuratamente il potere che deriva dal controllo delle sue fonti. Ne è prova evidente il fatto che l’effettivo verificarsi di un evento può essere persino messo in dubbio se di esso non si dà traccia sui media.

Questa riflessione porta a chiedersi perché un certo tipo di informazione, che pure esiste ed è ben nota ai professionisti del settore, poi non emerge al di fuori di questi contesti “chiusi”.

Una probabile ragione si può rintracciare nel predominio di una logica economica che induce gli operatori di questo settore a porsi come obiettivo più che la diffusione di un’informazione “formativa”, l’ampliamento delle vendite che, nel tentativo di accaparrarsi un numero sempre crescente di nuovi lettori, porta i media ad adeguarsi a livelli sempre più bassi, perseguendo logiche commerciali, di “spettacolarizzazione”.

I temi sociali sono i primi ad essere sacrificati da questa logica. Prendiamo, ad esempio, l’immigrazione: dai media italiani questo argomento è stato sempre trattato, e lo è tuttora, quasi esclusivamente come un problema di sicurezza, senza che alcuna attenzione venisse posta al problema dell’integrazione, alle modificazioni, sia positive sia negative, che l’inserimento di queste persone introdurrà nella nostra società, ai problemi degli immigrati... Un simile approccio, più attento agli aspetti sociali del fenomeno, potrebbe promuovere una cultura più aperta e disponibile all’accoglienza e far passare il concetto che l’immigrato è una persona portatrice di valori diversi e non soltanto una fonte di manodopera, un numero, un nemico.

Maurizio Andolfi

 

 

Letto 2292 volte Ultima modifica il Domenica, 27 Marzo 2005 18:09

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