LE POVERTÀ GRIGIE:
UNA REALTÀ CHE TOCCA SEMPRE PIÙ DA VICINO MOLTE FAMIGLIE
Basta poco: la cassa integrazione, ilpassaggio ad un lavoro atipico, la malattia grave di un familiare, ilfallimento del matrimonio, perché molte famiglie si trovino a rischiodi povertà.
L’attualità di questi mesi, segnata dalla crisiFIAT che ha interessato diverse zone d’Italia, ha occupato le primepagine dei giornali e ha visto coinvolte migliaia di famiglie, haportato in primo piano un argomento di cui si preferisce parlare pocoma che tocca molti da vicino: la precarietà del lavoro e, con questa,l’insorgere di nuove forme di povertà. A questo proposito è uscito, afine dello scorso anno, un libro che raccoglie i dati di una ricercadelle ACLI di Torino sulle vecchie e nuove povertà che interessano lacittà. Il libro, curato da Emanuele Rebuffini, che è autore anche di uncapitolo dal significativo titolo: "La maledizione di Ford", riportauna serie di interviste a figure significative della cultura e dellasolidarietà cittadina da cui abbiamo tratto alcuni spunti su un aspettoche ci è molto prossimo: la famiglia.
IL LAVORO CHE NON C’È PIÙ
"Stiamo assistendo al declino diquello che per decenni è stato il lavoro "normale", ovvero il lavoro atempo pieno e indeterminato. Oggi in Italia grosso modo troviamoquattro milioni di persone fuori dal lavoro normale" scrive LucianoGallino, sociologo. "Il lavoro decente non è destinato a scomparire, maa diventare un privilegio per pochi eletti, intorno al quale ruotano ilavoratori nomadi, precari e intermittenti. Temo che questa tendenzasia incontrastabile ma ciò non significa che non si debba cercare diintrodurre delle regole che riescano a temperare il fenomeno, affinchéatipicità non voglia dire solo precarietà e marginalità".
"Dire lavoro atipico è usare un termine improprio, perché queste forme di lavoro stanno diventando sempre più ‘tipiche’.
Troviamo lavoratori autonomi forti, ma soprattuttodeboli: gli interinali, la galassia della micro-consulenza, lecollaborazioni coordinate e continuative, le partite IVA" afferma dirimando Marco Revelli, politologo. "Sono situazioni caratterizzate daun’alta volatilità del rapporto di lavoro, da un alto grado disofferenza e quindi di indigenza: ma non nel senso del reddito o dellecondizioni di lavoro, ma come mancanza di garanzie e di prospettive".Queste persone fanno magari un lavoro gratificante ma vivononell’incubo di perderlo da un momento all’altro. Continua Revelli"Queste persone sono ‘tritate’ dal bisogno di essere sempre su piazza equindi non possono permettersi la malattia e, se sono donne, nonpossono permettersi la maternità. È questa la nuova indigenza: unatotale mancanza di sicurezza".
LE NUOVE FORME DI ESCLUSIONE
Le fasce di povertà su cui si hannomeno conoscenze sono quella della povertà relativa o "povertà grigia" equella a "rischio di povertà". "Nella maggior parte dei casi si trattadi singoli o di nuclei familiari che oggi vivono in una situazioneeconomica di sufficienza ma che possono passare ad uno stato diinsufficienza permanente a seguito di un solo episodio di emergenza"precisa Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino. "Sitrovano, tra gli altri, in questa fascia quei ‘colletti bianchi’ chehanno avuto per lunghi anni la sicurezza del posto lavorativo e che orasi trovano a fronteggiare la cassa integrazione, intaccando nel giro dipochissimi mesi il patrimonio acquisito negli anni. I soldi accumulatisono di solito finiti nell’acquisto della casa, quella in cui abitano eche non possono di certo vendere. Penso anche alle famiglie separate odivise che si trovano in situazioni difficili proprio a motivo dellamancanza di uno dei partner. I figli di queste famiglie possono contaresu un minor reddito rispetto al passato cui si sommano le difficoltàper entrare nel mondo del lavoro. Penso alle famiglie che si fannocarico di un anziano che diventa non autosufficiente. La carenza distrutture residenziali per anziani, l’insufficienza dell’assistenzadomiciliare, la necessità di farsi aiutare da badanti, rischiano di farentrare la famiglia non in una povertà estrema ma in uno stile di vitaradicalmente diverso".
PER UNA FLESSIBILITÀ SOSTENIBILE
"Parlare di povertà oggi significaparlare di lavoro e di cambiamenti nel mondo del lavoro" riprende LuigiBobba, presidente nazionale delle ACLI, "Per questo come associazioneabbiamo lanciato una petizione popolare per rendere sostenibile laflessibilità, per promuovere e tutelare i diritti dei lavoratori, anchequelli atipici. Contiamo così di fare pressione sul Parlamento affinchéadotti un nuovo Codice dei diritti del lavoro che preveda nuove formedi tutela e promozione legate alla centralità della persona umana,intesa non come uno dei tanti parametri in gioco ma come criteriochiave di ogni scelta, politica, economica e sociale".
"La povertà interpella la politica nel modo piùcompleto e per questo la lotta alla povertà deve essere condotta sulpiano delle politiche del lavoro, della famiglia, della scuola, dellaformazione, dell’edilizia, della sanità, del fisco, ecc." confermaEmanuele Rebuffini, curatore del libro, che conclude citando unoscritto di padre Ernesto Balducci: "Qual è l’unico tesoro dei poveri?La speranza che il mondo cambi. Ed essi lo sperano. E che cosa è unapolitica seria? La politica è l’organizzazione storica della speranza"
GRUPPI FAMIGLIA
marzo 2003