E' stato possibile distinguere dei grandi tipi o famiglie di testo, ricollegabili a luoghi geografici. Nel corso del lII e IV secolo, nei più grandi centri intellettuali della cristianità (Alessandria d'Egitto, Antiochia in Siria, Cesarea in Palestina), al seguito di eruditi e di specialisti (come ad esempio Origene), intere scuole di copisti si sono addossate un impressionante lavoro di ricerca, comparazione e raggruppamento dei manoscritti (= collazione), col tentativo di unificare il testo scegliendo quello che sembrava loro migliore: hanno cioè proceduto a un vero accertamento del testo.
Tra '800 e '900 la ricerca è giunta ad individuare quattro grandi tipi di testo.
- Testo Alessandrino (o Egiziano) H
Viene considerato il testo più importante. E' quello confluito nel Codex Sinaiticus e nel Codex Vaticanus e in alcuni importanti papiri (P(75), P(66), P(46), P(72).
- Testo Bizantino K
Fu prodotto ad Antiochia alla fine del lII° secolo, adottato a Costantinopoli e usato, come testo di base nel mondo bizantino. Fu scritto compilando testi antichi, ma il suo valore è inferiore al testo Alessandrino. Nessun papiro rientra in questa famiglia.
- Testo Occidentale D
Famiglia testuale legata alle chiese occidentali, specialmente in Africa del nord. Probabilmente compilato nel Il sec., ma il suo valore è discusso: avrebbe una certa tendenza all'armonizzazione e conterrebbe aggiunte ed omissioni significative. Tra i papiri vi appartengono P(48), P(39), P(69).
- Testo Cesariense C
Questa famiglia testuale fu usata a Cesarea (da cui il nome): Sembra essere derivato dal testo Alessandrino, ma presenta punti di contato anche con il testo Occidentale. Da qui il suo non elevato valore. Tra i papiri vi rientra il P(45)
ERRORI E VARIANTI NELLA TRASMISSIONE MANOSCRITTA
Si dispone, insomma, di tantissime copie manoscritte del NT, ma si può dire che non ce ne siano due esattamente uguali tra loro. Nella maggior parte dei casi le differenze sono minime, dovute a distrazioni o negligenze dei copisti, in qualche caso sono più rilevanti.
- Bisogna però tener conto che le differenze tra i vari manoscritti riguardano la trasmissione non solo del NT ma di tutte le opere dell'antichità: tutti i manoscritti venivano copiati a mano da scribi più o meno preparati e professionali, che svolgevano il loro compito per ore e ore non senza fatica e stress; ed è intuitivo pensare che ciò ha comportato errori tecnici del tutto involontari e casuali che fanno parte del normale processo di trasmissione manoscritta dei documenti.
- Errori di trascrizione.
Possono essere semplici errori di grammatica, oppure omissioni di parole o di intere frasi o salti di riga dovuti a distrazione o scambi accidentali di lettere. A volte per distrazione alcune parole o lettere furono sostituite nella copia con altre molto somiglianti. Potevano poi sussistere difficoltà di lettura delle lettere al manoscritto-sorgente," per cui il copista poteva trovare poco comprensibile qualche parola o frase. Infine la stanchezza era una pessima compagna di chi doveva copiare a mano interi libri. Tutti i manoscritti antichi venivano scritti con la tecnica detta scriptio continua, che, oltre a rendere particolarmente impegnativa la lettura del testo; poteva involontariamente generare delle confusioni e dei veri e propri dilemmi nell'interpretazione dello scritto. Ad esempio in Mc 10,40 troviamo scritto alla fine del versetto la frase ALLOIS ETOIMASTAI, che può essere letta ALL'OIS ETOIMASTAI (= "ma per quelli per cui è stato preparato") oppure ALLOIS ETOIMASTAI (= "per altri è stato preparato"): le due letture portano a due significati ben diversi per l'affermazione di Gesù in Mc-10. Confrontando vari manoscritti è possibile localizzare questo "genere di errori: se molti manoscritti riportano una determinata parola o frase in un passo e solo uno ne riporta un'altra, è assai probabile che lo scriba di quest'ultimo manoscritto si sia sbagliato nel copiare e che quella lezione (o variante) sia unica.
- Alterazioni volontarie.
Sono il nemico maggiore contro cui deve combattere la critica testuale. Alcune alterazioni volontarie possono sembrare innocue: cambiamento dello stile di alcuni passi nella forma ma non nella sostanza, miglioramento della scorrevolezza del testo ormai divenuto arcaico, ecc. Ben più gravi sono invece le alterazioni dovute al fatto che a volte un copista aveva davanti più manoscritti che differivano tra loro in più punti: spesso la tendenza era di costruire un nuovo testo che incorporasse tutte le varianti, e così al materiale puro si mescolava molto materiale non autentico.
Alterazioni volontarie sono state introdotte in moltissimi testi dell'antichità; nel caso dei libri religiosi esiste il problema delle alterazioni introdotte per motivi dottrinali e teologici (es. sostenere il punto di vista teologico di una determinata scuola di pensiero su problemi di grande portata morale e filosofica) oppure per occultare determinati problemi difficili da risolvere. Per esempio chi disponeva di un manoscritto senza il finale di Mc oggi noto, vedendo che gli altri Vangeli descrivono le apparizioni di Gesù, dopo la risurrezione, poteva essere indotto ad armonizzare il finale di quel Vangelo inserendo un richiamo a queste diverse conclusioni, modificando così pesantemente il testo di Mc con l'aggiunta di un'intera parte.
In termini puramente numerici, anche nel caso della trasmissione del NT, di fatto prevalgono nettamente (si può dire un 95%) gli errori involontari di trascrizione; sono pochissime le lezioni che toccano punti importanti da un punto di vista teologico.
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