Esperienze Formative

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Sabato, 25 Settembre 2004 23:17

Gesù prega (I°->V° incontro)

Vota questo articolo
(11 Voti)

1° incontro

Gesù prega.

 

Premettere uno spazio di preghiera silenziosa.

Lettura dei testi.

Approfondimento degli stessi.

Silenzio.

Messa in comune.

 

Una lettura anche superficiale del Vangelo ci pone dinanzi a questo fatto importante: Gesù prega. Lo si può constatare in diversi passi, sotto diverse forme, in diverse circostanze.

Dove prega?

 

- Lo si vede pregare in un luogo appartato:

·        Nel deserto: “Nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana” (Mc. 1,13)

·        In un luogo solitario: “Fattosi giorno, uscì e sene andò in un luogo solitario” (Lc. 2,42)

·        In un luogo deserto appartato: “Venite in disparte e riposatevi un poco” (Mc. 14,23; 1,35; 1,45; Lc. 5.16).

·        Sulla montagna: “Congedate le folle, salì sulla montagna, da solo, a pregare” (Mc. 14,23; Lc. 6,12; 9,28; Mt. 17,9).

·        Sul monte degli Ulivi (Lc. 21, 37). Gesù è con i suoi discepoli, ne prende tre con sé, ma si allontana un po’ anche da essi: “Restate qui mentre io vado a pregare” (Mt. 26,36). “E, andato un po’ più in là, cadde con la faccia a terra e pregò”( Mt. 26,39). “A un tiro di sasso” (Lc. 22,41).


- Lo si vede pregare sulla croce, tra la gente, ma isolato secondo la situazione (Lc. 23, 34 e 46).

- Ma gli accade di pregare anche senza isolarsi:

-“Mentre stava in un certo luogo a pregare” (Lc. 11,1).

- Durante la conversazione (Mt. 11,25).

- Mentre compie un’azione (Giov. 11,41; 12,28).

 

- Egli partecipa alla preghiera, all’insegnamento tradizionale degli Israeliti:

-         Osserva il Sabato entrando nella Sinagoga (Lc. 4,16; 6,6; 13,10).

-         Entra nel Tempio (Lc. 2,43; 19,47); “ogni giorno”: “durante il giorno Gesù era nel tempio ad insegnare; la notte invece stava all’aperto sul monte detto Oliveto” (Lc. 20,1; 21,37).

-         Partecipa alle feste giudaiche, va a Gerusalemme e osserva le Pasqua (Lc. 2,43; Giov. 7,10).

-         In ossequio alla tradizione, prega prima dei pasti, anche dopo la Risurrezione (Lc. 24, 30).

Prima di ascendere al cielo, usa ancora nei confronti dei suoi discepoli il gesto della preghiera: li benedice (Lc. 24,50).

 

 

 

II°  Incontro

Come prega?

 

Premettere uno spazio di preghiera silenziosa.

Lettura dei testi.

Approfondimento degli stessi.

Silenzio.

Messa in comune.

 

a) Atteggiamento

 

Se si sono potuti scoprire i luoghi dove Gesù pregava, è senz’altro perché il suo atteggiamento doveva essere ben visibile e significativo. La sua preghiera si esprime attraverso il suo corpo, con le sue parole.

- Lo si vede infatti:

-       Alzare gli occhi al cielo (Giov. 11,41; 17,1).

-       Il suo volto risplende come il sole (Mt. 17,2).

-       Inginocchiarsi (Lc. 22,41).

-       Con la faccia a terra (Mt. 26,39).

-       Alzare le mani per benedire (Lc. 24,50).

-       Fare il vuoto intorno a sé (Mt. 14,22).

 

- Ci si rende conto che si è alzato e si è ritirato in un luogo solitario, molto prima del giorno(Mc. 1,35)

 

- Lo si vede:

 -         Ritirarsi nel deserto (Mc. 1,12; Mt. 14,13; Mc. 6,31).
-         Staccarsi dai discepoli quanto un tiro di pietra (Lc. 22,41).
-         Mettersi “in piedi” per la preghiera (Lc. 22,46).

 

b) Durata

 

Tra gli elementi significativi della sua preghiera merita menzione la durata.

Essa è molto variabile, dalla preghiera spontanea e rapida fatta durante la conversazione o l’azione (Mt. 11,25; Lc. 10,21; Giov. 11,41; 12,28), fino alla preghiera prolungata dei quaranta giorni del deserto; altra volta egli va sulla montagna trascorrendovi i tre quarti di una notte prima di andare “verso la quarta veglia della notte” presso gli apostoli, che si affaticavano a remare (Mc. 6,48).

Al Gethsemani ha pregato per molte ore: “Non siete stati capaci di vegliare un’ora con me” (Mc. 14,37).

Talvolta egli passa in preghiera tutta la notte (Lc. 6,12). Oppure si alza “molto prima che faccia giorno” (Mc. 1,35).

 

c) Parole

 

Ma l’espressione sociale della preghiera è soprattutto la parola.

È vero che egli parla per esprimersi, perché uomo ed ha un corpo come mezzo di espressione, ma anche per rivelarsi agli altri, perché gli altri sappiano ciò che fa. Lo dice lui stesso: “Io so bene che tu mi ascolti sempre, ma è per il popolo che mi circonda che io parlo” (Giov. 11,42).

Se Dio risponde in maniera da essere ascoltato, è per gli ascoltatori. “Non è per me che questa voce si è fatta ascoltare, ma per voi” (Giov. 12,30).

Egli pregava dicendo: “Padre, se vuoi” (Lc. 22,42).

 

Prende spesso la parola e si rivolge non agli ascoltatori ma a questa Persona che è sempre lì, molto viva in mezzo a tutti: <<In quel tempo Gesù prese la parola e disse:”Ti glorifico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai semplici”>> (Mt. 11,25).

 

<<In quell’istante, Gesù trasalì di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti glorifico, Padre”>> (Lc. 10,21).

 

Dopo avere a lungo meditato, sotto forma di confidenze ai suoi discepoli, sulla sua missione, su quella dei suoi apostoli, sulla gloria di suo Padre, <<levati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora”>> (Giov. 17,1).

 

Durante l’agonia “pregava con maggiore intensità” (Lc. 22,44).

 

Sulla croce esprime la sua preghiera con un grande grido (Sal. 22; Mt. 27,46).

 

 

III° Incontro


Sotto quali forme prega? 


Premettere uno spazio di preghiera silenziosa.
Lettura dei testi.
Approfondimento degli stessi.

Silenzio.

Messa in comune.

 

La sua preghiera è intima, è un aprire il cuore al Padre. Molto spesso è segreta: Gesù si è ritirato in disparte, oppure tutto viene filtrato attraverso il suo interno, anche davanti agli altri.

Ma Gesù è un uomo, e per poter esprimere totalmente la sua preghiera, non ha bisogno anche lui di esprimersi con un linguaggio umano?

Se si esprime con chiarezza è “per essi”, per rivelarsi, per associarli alla preghiera. Così egli esprime il suo dialogo diretto con il Padre. Esprime la sua aspirazione, la sua apertura verso il Padre.

Nella preghiera egli esprime anche le sue richieste, i suoi desideri di condurre a termine la sua glorificazione, e in questa aspirazione globale, in questa richiesta per il REGNO, sono contenute tutte le richieste dei “mezzi” per giungervi.

C’è da notare ancora l’espressione della contemplazione attiva del Padre e della sua opera. Ma qui ci allontaniamo dalla preghiera presa in senso stretto, per entrare in un’altra forma di preghiera in senso più largo: Gesù che si rivolge agli apostoli, agli ascoltatori. È una specie di meditazione ad alta voce davanti agli altri. La si trova soprattutto in San Giovanni e molto frequentemente comincia con “in verità…”:

·        Colloquio con Nicodemo (Giov. 3) e con la Samaritana (Giov. 4).

·        Il discorso sull’opera del Figlio (Giov. 5,19).

·        Il pane di vita (Giov. 6).

·        Discussione sull’origine di Gesù (Giov. 7).

·        Il Buon Pastore (Giov. 10).

 

Questo tipo di preghiera, anche se non è un dialogo diretto, è una specie di riflessione ad alta voce sul Padre, sull’opera del Padre, in cui si capisce come Gesù gusti profondamente ciò che dice, vi si trova impegnato a fondo con tutto il suo essere, con la sua missione e con coloro che gli sono affidati.

 

IV° Incontro

 Quando prega?

 

Premettere uno spazio di preghiera silenziosa.

Lettura dei testi.

Approfondimento degli stessi.

Silenzio.

Messa in comune.

 

Se la preghiera di Gesù sotto tutte le forme è un fatto che si impone subito all’attenzione, e che costituisce il miglior appello, la miglior giustificazione, è ancor più interessante guardare da più vicino e cercare di vedere “quando” egli prega; non “quando” durante la giornata o la notte – questo lo abbiamo visto prima – ma “in quali circostanze delle sua vita”, egli si ferma per parlare col Padre.

Si nota allora un fatto stupefacente: quasi tutte le sue preghiere sono in relazione con un avvenimento importante, un nuovo orientamento, una scelta decisiva che dovrà fare, e, il più delle volte, è per scegliere un mezzo povero.

 

a)     – A 12 anni Gesù esce dall’infanzia, entra nella vita liturgica degli adulti, rimane al tempio “all’insaputa dei suoi genitori” (Lc. 2,43): “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo attendere alle cose di mio Padre?” (Lc. 2,49).

 

b)     – Prima di entrare nella vita pubblica, trascorre 40 giorni nel deserto (Mt. 4,1-11). Qui vuol provare “tutte le forme di tentazione” alla luce della Scrittura.

 

c)      – Prima di partire, malgrado l’attesa degli abitanti di Cafarnao: “L’indomani mattina, molto prima del giorno, si levò, uscì, e si ritirò in un luogo solitario, e là pregava…Tutti ti cercano…Andiamo altrove” (Mt. 1,35-38).

 

d)     – Trascorre la notte in preghiera prima di scegliere i suoi apostoli (Lc. 6,12).

 

e)     – Quando vogliono eleggerlo re, dopo la moltiplicazione dei pani (Giov. 6,15): “Gesù obbligò i discepoli a salire in barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedate le folle. Congedate le folle, salì sulla montagna, da solo, a pregare” (Mt. 14,22-23).  

L’indomani si avrà il discorso sul pane di vita (Giov. 6,22-59) e l’atto di fede degli apostoli: “A chi mai andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv. 6,68).

 

f)        – Alla notizia della morte di Giovanni Battista, “Gesù si ritira in barca, in un luogo deserto, in disparte” (Mt. 14,13). Lo fa per mettersi al riparo? Per riposarsi, per pregare?

 

g)     – Prima di provocare l’atto di fede dei suoi apostoli: (Lc. 9, 18-20).

 

h)      – Prima di orientarsi risolutamente e decisivamente verso la Passione:

“Salì sulla montagna a pregare” (Lc. 9,28).

“Mentre pregava, il suo volto prese un altro aspetto” (Lc. 9,29).

“Parlava della sua partenza” (Lc. 9,31).

“Avvenne poi che, compiendosi per lui il tempo di essere tolto dal mondo, egli RISOLUTAMENTE si diresse verso Gerusalemme”(Lc. 9,51).

 

i)        – Prima di insegnare ai suoi discepoli a pregare. Gli apostoli non si ricordano più né il giorno né l’ora, soltanto la preghiera è rimasta impressa in essi:  (Lc. 11,1).

 

l) – Quando Pietro deve diventare fondamento della Chiesa: “Io ho pregato perché la tua fede non venga meno” (Lc. 22,32).

 

m) – Quando i suoi apostoli sono affaticati al ritorno da una missione, li conduce in un luogo deserto per farli riposare. La preghiera è assente, oppure è parte essenziale del riposo? (Mc. 6,31; Lc. 9,10).

 

n) – Dinanzi ai dodici discepoli, raggianti di gioia perché i demoni sono loro sottomessi (Lc. 10,20):

 

o) – Prima della moltiplicazione dei pani (Giov. 6,11).

 

p) – Prima di risuscitare Lazzaro perché questo sia un vero segno per tutti coloro che si trovano là (Giov. 11,41).

 

q) – Egli passa spesso le notti nei pressi di Gerusalemme, sul monte degli Ulivi e senz’altro la preghiera prendeva gran parte del suo tempo. La Passione si avvicina (Lc. 21,37). Ma la sua preghiera diventa drammatica nella lotta dell’agonia per accettare la sua Passione:

“Rimanete qui, mentre io vado a pregare laggiù” (Mt. 26,36).

“Non la mia volontà, ma la tua” (Lc. 22,42).

“In preda all’ansietà, pregava più intensamente” (Lc. 22,44).

r) – Sulla croce, al momento del dono totale:  (Lc. 23,46).


 

V° Incontro


Gesù conosce bene il Padre

 

Premettere uno spazio di preghiera silenziosa.

Lettura dei testi.

Approfondimento degli stessi.

Silenzio.

Messa in comune.


La preghiera come una forma di esperienza originale della vita “con” e “nel” Padre.


Le circostanze in cui Gesù prega ci mostrano l’importanza che la preghiera assume ai suoi occhi. Essa è un po’ l’anima di ogni decisione in cui tutta la vita viene impegnata.


Ma si può andare oltre e penetrare un po’ questo mistero che racchiude un dialogo, una meditazione, un grido del cuore, una presa di coscienza del suo essere, una ripetizione di un desiderio, una proclamazione di fede (se così si può dire di Cristo), dei cantici ispirati?


Sembra che si possa dire: Gesù conosce il Padre. Questa esperienza la fa nello Spirito e si trova rannodata alla vita ed all’azione.


Conoscenza del Padre


Per lui, il Padre è uno che vive.


Con i suoi atteggiamenti,le sue parole, Cristo rivela ciò che il Padre rappresenta per lui.


Parla con lui. È un interlocutore; è un essere vivo, presente, concreto. È una persona. Gesù testimonia la presenza del Padre:


“In quel tempo, Gesù, cominciò a parlare e disse: ti benedico, Padre, perché hai nascosto queste cose agli scaltri” (Mt. 11,25).


È impossibile parlare in questo modo del Padre senza questa “esperienza” interiore. Quando dice: “pregando, non barbugliate alla maniera dei pagani; essi infatti, credono di essere ascoltati a furia di parole”Il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno” (Mt. 6,8). (Mt. 6,7), egli non vuol riferirsi ad una teoria sulla vera preghiera, che dev’essere fatta in questo o in quell’altro modo. Ha invece come riferimento una persona che conosce bene e di cui sa le reazioni: “


Conoscenza di Dio, o con maggiore esattezza, del Padre. Gesù “ne ha piena la bocca”, perché ne ha pieno il cuore. Tale amore viene dall’intimo, dal segreto, dove si decidono la vita, l’amore, il senso di tutta l’esistenza.


Bisognerebbe rivedere tutto il Vangelo a questa luce. Tutto è visto in riferimento al Padre, in funzione di lui.


Il Padre è veramente il “Tutto”, l’Assoluto.


Ogni parola, ogni atteggiamento, rivelano una conoscenza:


“Adorerai Dio solo” (Mt. 4,10).

“Non tentare il Signore Dio tuo” (Mt. 4,7).


Proprio perché Egli è il Tutto, bisogna servirlo e non servirsene, come gli suggerisce Satana (Mt. 4,7). Bisogna rispettarlo: è il segno migliore che si accoglie l’altro nella sua verità, nella sua ricchezza, nel suo essere:


nel rispettare la sua casa, vuol dire rispettar Lui (Mt. 21,12; Mc. 11,15; Lc. 19,45).


giurare sul suo tempio, è giurare su colui che lo abita (Mt. 23,16).


“Non potete servire Dio e al denaro” (Lc. 16,13).


“A Dio tutto è possibile” (Mt. 19,26).


È una Roccia, si può aver fiducia in lui, si può essere sicuri di lui, si può contare su di lui.


Questo Padre a cui egli sa di parlare:

-Ama i piccoli

- Non vuol perderli definitivamente (Mt. 18,14)

- Vuole il perdono (Mt. 18,35)

- Chiama in qualsiasi ora (Mt. 20,1-16)

- Dà a ciascuno il suo posto (Mt. 20, 23; Giov. 14,2)

- Non si sa quando verrà (Mt. 25,13)

- Ha i suoi “benedetti”, coloro che “aspettano” e fanno fruttificare i loro talenti (Mt. 25,34)

- È capace di andare incontro a suo figlio peccatore che torna (Lc. 15,20)

Soltanto un’anima di preghiera poteva trovare questa immagine.


Ma soprattutto il grande segreto che egli rivela, al quale ci fa partecipare: DIO E’ PADRE.


La parola “Abba”, aramaica, usata da Gesù avrà fatto senz’altro meravigliare quelli che lo ascoltavano: è la prima parola rivolta dal bambino a suo padre.


a) – Dio è suo padre.


“Tutto mi è stato dato da mio padre, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Mt. 11,27).


Gesù considerava questa parola infantile “Abba” come l’espressione della conoscenza unica di Dio che il Padre gli concedeva.  


b) – Dio è nostro Padre.


“Non chiamate nessuno Padre vostro sulla terra, perché ne avete uno solo: il Padre celeste” (Mt. 23,9).

In questo modo possiamo, come Gesù, chiamarlo Padre familiarmente.

Letto 15624 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 15:25

Search