Quando nulla più, di ciò che è presente, ci distrae, la nostra coscienza, il nostro essere divergono permeabili, trasparenti al “Divino”.
Al di là della nostra tendenza culturale occidentale dobbiamo però tenere presente che nella maggior parte delle tradizioni religiose si medita in unione con il corpo, simbolo di tutto l’uomo, infatti respirazione e concentrazione sono due strumenti necessari per l’esercizio della meditazione. Meditare è dunque tenere conto del proprio corpo per aprirlo al “Divino”.
L’uomo è il suo corpo e l’esperienza umana prova che la posizione e l’atteggiamento corporeo hanno una influenza importante sul raccoglimento e sulla disposizione dello spirito.
Tutto l’essere, corpo-mente-spirito, deve pregare, cioè tendere verso “l’Incontro”.
La meditazione però è una pratica lenta e progressiva che ha bisogno di regolarità e di pazienza; bisogna dunque prendere la decisione di dedicare alla meditazione del tempo, anche cinque minuti ma tutti i giorni; fissando l’ora d’inizio e quella della fine.
È necessario predisporre corpo e spirito attraverso diversi passaggi, prima di arrivare alla meditazione.
La respirazione
Ricordiamo che la respirazione è legata, ai nostri stati, coscienti ed inconsci; per mezzo di lei è possibile agire sugli stati profondi del nostro psichismo e riuscire a fare questo è importante per la meditazione.
Meditare è anche prendere coscienza dei due momenti fondamentali di essa: inspirazione e espirazione.
Inspirare profondamente, trattenere brevemente il respiro, espirare lentamente e profondamente, sono operazioni che rilassano ed inducono alla calma.
La concentrazione
Si tratta di fissare la mente su un punto, su un oggetto esteriore o su un punto interiore (...come fissando un punto dentro di noi).
Attenzione! Evita sempre la dispersione perché è ...una fuga.
Non temere la monotonia perché è un prezzo da pagare; non voler sfuggirla.
Usando la respirazione descritta sopra, fissando “con fermezza” la mente, i sensi si placano ed il numero dei pensieri diminuisce.
Lentamente si perde la coscienza del corpo e di ciò che lo circonda.
Alla concentrazione, strumento di lavoro e tappa preparatoria, segue la meditazione che ovviamente incontra i suoi ostacoli: pigrizia, sonnolenza, agitazione, vanagloria, scoraggiamento, disistima di sé.
Mai perdersi di coraggio.
È necessario a questo punto individuare le vie percorribili nel campo della meditazione, senza troppo teorizzare, perché è proprio vero che:
“ Non il molto pensare sazia e soddisfa l’animo, ma il sentire e gustare le cose interiormente” (S. Ignazio di Loyola, Exercitia Spiritualia n. 2).
ed è anche vero che:
“Chi vuole sapere che sapore ha il riso, deve mangiare riso” (antico proverbio giapponese).
Perciò possiamo dire che per imparare a meditare occorre “sperimentare”.
Tuttavia prima di iniziare a conoscere alcuna di queste vie è opportuno leggere alcune note introduttive che possono essere di grande aiuto a chi muove i primi passi nel campo della meditazione.
E’ bene che chi è agli inizi dell’esperienza sia guidato da una persona competente; perché man mano che si penetra nella profondità del proprio io, è prezioso avere delle verifiche con una persona preparata. Questo però, avendo sempre come fine il raggiungimento dell’autonomia personale.
Bisogna tenere presente che meditare è un atto di coraggio perché reazioni dell’affettività, desideri, rimpianti possono sorgere dal nostro profondo; sono però proprio queste tempeste la materia prima del progresso.
Occorre fare attenzione ad alcuni ostacoli che si possono presentare: un certo autocompiacimento, lo scoraggiamento, il disprezzo di sé; occorre guardare tutte queste cose con un certo distacco ed una certa libertà.
È necessario non perdersi mai di coraggio: i desideri e le abitudini esistono, non lasciamo che diventino i nostri padroni.
Non bisogna cercare dei risultati sensibili o delle emozioni, la meditazione invita ad un “incontro” non a qualche vanità personale.
Occorre essere fedeli ogni giorno all’impegno meditativo. Predisporsi ad esso usando abiti ampi e leggeri, essendo solari e frugali, sapendo, con intelligenza, fare digiuno. I frutti non mancheranno.
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