Davanti alla realtà del deserto, temibile e tuttavia pieno di meraviglie, molti uomini nel corso dei secoli, e soprattutto nell’antichità, si sono posti la domanda: come e perché questi paesi sono diventati delle terre aride? Prima di essere, secondo l’esperienza degli Ebrei il luogo di incontro con Dio e il luogo della sua azione provvidenziale, la realtà del deserto simbolizza l’azione onnipotente di Dio che esercita la sua giustizia per punire le azioni malvagie degli uomini; le terre fertili sono, al contrario, la mercede divina per le buone azioni degli uomini.
Trasformare il paese in deserto
Prendiamo in considerazione un fatto: in alcuni scritti biblici abbiamo la rappresentazione del potere assoluto di Dio che punisce trasformando il paese in deserto, ad immagine dei responsabili politici, per i quali la punizione consisteva nel radere al suolo case ed alberi, rendendo sterile la terra. Quando Abimélek, figlio di Gedeone, vuole punire gli abitanti della città di Sichem, che gli si sono ribellati, massacra la popolazione dopo essersi impadronito della città, la distrugge e vi sparge il sale per rendere la terra sterile (Jg, 9,45).
Una vittoria contro un nemico era considerata completa solo quando il paese era diventato un deserto. Così ai re di Giudea e d’Israele viene affidata la missione di ridurre la capitale dei Moabiti ad una rovina desolata (2 R, 3,19.25). Anche dopo la sua morte, il re di Babilonia è salutato come colui che ha fatto tremare la terra, che ha distrutto regni, ridotto il mondo ad un deserto e raso al suolo le città (Is 14,16-17).
Per lungo tempo la tradizione ebraica ha considerato Dio autore sia della felicità che dell’infelicità dell’uomo; il profeta Amos ce ne dà testimonianza: ”Capita forse una disgrazia in una città senza che Yahvé ne sia l’autore?” (Am 3,6). E dunque in base a questa concezione dell’azione divina, che gli scrittori ebrei ispirati hanno considerato la desertificazione di alcune regioni come il risultato di una punizione divina.Per distruggere tutta l’umanità ad eccezione di Noè e della sua famiglia, l’Onnipotente l’ha inghiottita nelle acque; ma per punire questo o quel popolo, questa o quella città, la distruzione si compie per mezzo di un fuoco che viene dal cielo e che riduce il paese ad un deserto.
Le città di Sodoma e Gomorra resteranno, nel pensiero ebraico e persino nel Vangelo, come l’esempio tipo di questa punizione divina: ”Distruggeremo questo luogo perché forte è il grido che si è innalzato contro di essi, davanti a Yahvé, e Yahvé ci ha inviati per sterminarli (…) Yahvé fece piovere su Sodoma e Gomorra, zolfo e fuoco, mandati dal cielo da Yahvé e distrusse queste città e tutta la pianura, tutti i suoi abitanti e la vegetazione del suolo” (GN 19,12-13.24-25).
Al di là della realtà dei fatti, la presenza di una zona desertica là dove si trovavano le città di Sodoma e Gomorra, diventa un simbolo dell’azione possibile di Dio contro coloro che vuole punire.
E a questo proposito che il profeta Isaia invita a mutar condotta: ”Sventura! nazione peccatrice! popolo colpevole! razza di malfattori! figli pervertiti! (….) Se Yahvé Sabaot non ci avesse lasciato alcuni rari sopravvissuti, saremmo come Sodoma, rassomiglieremmo a Gomorra” (Is 1,4.9).
L’esempio di Sodoma e Gomorra serve ugualmente al profeta Isaia per annunciare la punizione del regno di Babilonia: ”Babilonia, la perla dei regni, superbo gioiello dei Caldei, sarà come Sodoma e Gomorra, distrutte da Dio. Essa non sarà mai più abitata né popolata di generazione in generazione. L’Arabo non vi si accamperà più e i pastori non vi faranno più pascolare le greggi.Sarà il rifugio delle fiere del deserto” (Is 13,19-21).
La distruzione di Sodoma e Gomorra, tramutate in deserto, è ancora citata nel Vangelo come esempio per mettere in guardia coloro che non accoglieranno gli apostoli inviati da Gesù (Mt 10,15)
Punire x liberare
Il potere riconosciuto a Dio di punire e trasformare una terra fertile in deserto è anche quello di liberare il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto e di ricondurre i prigionieri dall’esilio.Il salmista ne fa un motivo di lode:
“Che essi rendano lode a Yahvé del suo amore,
delle sue meraviglie per i figli di Adamo!
Trasformava i fiumi in deserto,
e le fonti d’acqua in sete,
un paese di frutti in saline,
a causa della malvagità dei suoi abitanti”
(Ps.107,31.33-34).
L’onnipotenza di Dio non consiste nel desertificare e distruggere. E proprio per la sua azione che, dalle origini, la terra è fertile:
“Ai tempi in cui Yahvé Dio fece la terra e il cielo, non vi era ancore nessun arbusto dei campi sulla terra e nessuna erba dei campi era ancora spuntata, perché Yahvé Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo per coltivare il suolo” (Gn2,4b-5).
Così, dopo aver lodato le meraviglie di Dio che trasforma la terra fertile in deserto, l’autore del salmo aggiunge:
“Ma trasformò il deserto
in una falda acquifera,
una terra secca in sorgente d’acqua.
là fece abitare gli affamati,
e essi fondarono una città abitata,
Essi seminano i campi,
piantano le vigne,
e producono frutti da raccogliere”
(Ps 107,35-37)