prof. Dario Vota
La domanda di Pilato (“Sei tu il re dei Giudei?”) mirava ad appurare se Gesù aveva commesso un reato punibile con la morte, e suona plausibile.
Così appare plausibile che Gesù risponda. La risposta “Tu lo dici” (che c’è in tutti i Vangeli) è tipica del modo di parlare incisivo (e a volte un po’ enigmatico) di Gesù. La frase può essere intesa come un’affermazione; ma se chi parla pone l’accento sul “tu”, prende le distanza dal suo interlocutore (= “lo dici tu, io sono di un altro parere”), e quest’ultimo è il senso in cui va intesa (anche perché nel primo caso sarebbe stata presa come una confessione e il verdetto sarebbe stato immediato).
Subito dopo la risposta di Gesù i rappresentanti del Sinedrio intervennero per dimostrare la pertinenza della loro accusa: Pilato sollecitò Gesù a prendere posizione, ma Gesù tacque (di fronte a chi non vuol capire, ogni parola è di troppo).
Pilato deve aver capito che si stava giocando un “gioco sporco”: Gesù non era un ribelle politico e il Sinedrio, non potendo mandarlo a morte, stava usando lui come rappresentante di Roma per farlo crocifiggere. Pilato cercò di fare un po’ di resistenza, non per simpatia o compassione verso Gesù, ma per dispetto ai sudditi ebrei. Qualche scena del racconto evangelico può lasciare qualche dubbio (es. Pilato che se ne lava le mani), ma nel complesso questo comportamento del prefetto è attendibile.
Ma i sinedriti che sostenevano l‘accusa sollevarono la minaccia dell’imperatore a Roma, riportata da Gv 19,12: è una minaccia verosimile (altre denunce a Roma riguardarono Pilato per altri motivi). Il prefetto romano venne messo nell’angolo: liberare Gesù poteva costargli una denuncia a Roma con esiti rischiosi, cedere alla richiesta degli accusatori e condannare Gesù era una dimostrazione di debolezza.
A favore della storicità ci sono i seguenti elementi:
Contro la storicità ci sono i seguenti elementi: