Quattro testi, due tradizioni
Tutti e 4 gli evangelisti informano sulla partenza di Gesù dal luogo della cena, ma:
- Mc e Mt vi dedicano un brano di 6 vv. (Mc 14,26-31; Mt 26,30-35);
- Lc e Gv si limitano a un accenno (Lc 22,39; Gv 18,1).
I brani di Mc e Mt sono praticamente identici. Data la probabile maggiore antichità di Mc, è questo il testo da analizzare per primo. Esso è strutturato in 3 parti:
Mc 14,26: accenno alla partenza;
Mc 27-29: predizioni di Gesù sull’abbandono dei discepoli, protesta di Pietro;
Mc 30-31: predizione di Gesù sul rinnegamento di Pietro, protesta di Pietro.
Lc deve aver avuto presente Mc: ha ripreso la protesta di Pietro e la predizione del rinnegamento (Lc 22,33-34), ma le ha messe in relazione con un altro intervento di Pietro nell’ambito dei colloqui dell’ultima cena dopo l’istituzione dell’eucarestia (Lc 22, 21-31).
Gv mostra di aver conosciuto alcuni dei detti di Gesù riferiti dai sinottici, ma li ha separati in punti dversi (Gv 13,36-38; 16,32; 18,1) e probabilmente, date le differenze, non li ha attinti dalla stessa fonte.
Secondo gi studiosi, si ha quindi a che fare con due tradizioni: quella marciana (da cui dipendono Mt e Lc) e quella giovannea.
Quando, dove, come
Sul momento della partenza dal luogo della cena l’indicazione evangelica (Mc 14,26) è troppo tenue per dedurne qualcosa di preciso. Si deve tener conto che il pasto (pasquale o no, comunque solenne) può essere durato alcune ore; l’ipotesi più probabile è che Gesù e i discepoli siano usciti e si siano messi in cammino a metà della notte.
E uscirono verso il monte degli Ulivi (Mc 14,28): l’indicazione è generica e segnala delle colline a est di Gerusalemme. Il luogo a cui sono diretti è definito un podere chiemato Getsemani (Mc 14,32), che Gv 18,1 definisce giardino. Il termine Getsemani è considerato dagli studiosi la forma grecizzata di due parole ebraiche: gath (= frantoio) e shamanim (= olio); cioè un frantoio per la spremitura dell’olio avrebbe dato nome a un giardino di ulivi; e poiché l’olio migliore era quello spremuto a freddo, si può pensare che i torchi fossero collocarti in una caverna naturale, quale quella scoperta poco oltre il torrente Kidron alle prime pendici della collina vicino alla confluenza di tre sentieri antichi.
Perché Gesù poteva apprezzare questo giardino?
- Era vicino alla città: vi si poteva facilmente ritirare per riprendere fiato o per una sosta prima di tornare a Betania;
- la caverna poteva offrirsi anche come luogo di pernottamento;
- era un luogo appartato, dove Gesù poteva trovare il silenzio adatto alla preghiera.
Il fatto che Gesù lo utilizzasse spesso fa pensare che lui o uno dei discepoli conoscessero il proprietario.
II. NEL GETSEMANI
Qui inizia il primo atto del dramma: il combattimento spirituale di Gesù e il suo arresto.
1. Il combattimento spirituale di Gesù
Il racconto di Mc 14,32-42 è il più articolato. Mt segue Mc per gran parte; Lc lo rielabora e abbrevia; Gv, senza ignorare questa tradizione, la tralascia, perché un Gesù scosso dalla paura è in contrasto con al sua immagine del Cristo dotato di dignità divina.
Mc 14,32-42 si può scomporre in 10 quadri: alcuni sono una rielaborazione narrativa (es. la preghiera di Gesù ai vv. 35-36 e 39, per la quale non si avevano testimoni; il triplice avvicinarsi di Gesù ai discepoli addormentati, che sembra riflettere la triplice ripetizione tipica del modo popolare di raccontare), gli altri riferiscono il probabile nucleo storico.
Giunti al Getsemani, è probabile che il gruppo dei discepoli si sia sistemato nell’ampia grotta per riposare, mentre Gesù si è ritirato da solo in fondo al giardino per pregare.
Nessuno ha spiato la preghiera di Gesù: la comunità dopo Pasqua ha cercato di dedurla dalla preghiera del “Padre nostro” (invocazione al Padre, compimento della volontà di Dio, difesa dalla tentazione) e dalla situazione del momento (non era difficile immaginare il pensiero di Gesù in quell’occasione: la coscienza di essere minacciato dalla morte, la domanda se restare e affrontare ciò che lo attendeva o fuggire).
La via di fuga c’era: ci voleva poco a superare il monte degli Ulivi e fuggire verso il deserto della Giudea con le sue caverne e i suoi nascondigli. Restare significava lo scontro con i poteri di Gerusalemme, l’arresto e l’uccisione. Il Getsemani è l’ora della grande tentazione: l’alternativa tra la fuga (= salvezza) e lo scontro (= essere preso e ammazzato).
In che modo la comunità primitiva è giunta a delineare quest’immagine di un Gesù sconvolto dalla paura e dall’angoscia? E’ chiaro che senza una base storica non avrebbe costruito questo ritratto. E’ probabile che dopo la Pasqua i discepoli abbiano ricostruito ciò a cui non avevano badato quella notte: l’inquietudine di Gesù in quell’occasione, il suo aver parlato loro della sua paura, la sua richiesta di vegliare pregare con lui). Del resto non è difficile immaginare la situazione psicologica di Gesù: come ogni persona sensibile, anch’egli deve essere stato assalito dalla paura di fronte alla prospettiva che gli si apriva davanti. Al Getsemani Gesù non è stato al di sopra di noi. Ma la preghiera lo ha sostenuto. Quando torna dai discepoli appare deciso(Mc 14,42).
2. L’arresto di Gesù
IL TESTO EVANGELICO.
Tutti e 4 gli evangelisti riportano il racconto della cattura di Gesù.
Il racconto più antico, Mc 14,43-52, fa pensare a un documento-base da cui Mc ha attinto, aggiungendovi sue integrazioni; forse alcuni pezzi (vv. 48-49 e 51-52) sono stati aggiunti dopo.
Mt 26,47-56 segue Mc con qualche ampliamento.
Lc 22,47-53 si è servito di Mc, anche se lo ha seguito solo in 4 versetti per dare al racconto una sua impronta specifica.
Gv 18,1-11 ha invece un carattere peculiare: presenta dettagli che i sinottici non conoscono (es. vv. 3 e 8) e ha un taglio cristologico; è probabile che in alcune parti Gv segua una fonte precedente diversa da quella a cui ha attinto Mc, ma comunque un po’ influenzata dai sinottici, e che abbia creato una parte del suo racconto senza fare ricorso a una tradizione precedente.
Per una ricostruzione storica bisogna partire da Mc e Gv come testi-base.
IL NUCLEO STORICO SICURO.
- Consegnato da Giuda, uno dei Dodici.
Nell’arco di 100 anni dai fatti, di Giuda parlano 6 fonti (i 4 Vangeli, Atti e Papia) e l’immagine di Giuda si fa via via più tenebrosa: per Mc è solo colui che consegna Gesù; Mt ne fa il traditore avido di denaro; Lc li chiama traditore di cui Satana ha preso possesso, muore in modo orribile ed è destinato all’inferno; per Gv è un diavolo e un ladro avido che deruba la cassa affidatagli; per Papia (vescovo di Gerapoli intorno al 120-130 d.C.) è un esempio straordinario di empietà, che muore divorato dai vermi dopo molte pene e castighi.
E’ chiaro che quest’immagine di Giuda è una costruzione poco storica. I dati biografici più sicuri sembrano solo i seguenti:
a) Giuda, figlio di Simone Iscariota (ish kariot = proveniente da Kariot: sembra questa l’interpretazione più probabile), è originario di un villaggio della Giudea (se così, unico giudeo tra i Dodici);
b) viene scelto da Gesù e chiamato a far parte del gruppo dei Dodici (la formula “uno dei 12” di Mc 14,10 e 43 è, secondo gli studiosi, anteriore a Mc);
c) a un certo punto prende contatto con i sommi sacerdoti e promette la sua collaborazione per l’arresto di Gesù (verosimilmente informa le autorità su luogo e tempo più adatti per prendere Gesù: si ricordi che nei giorni di Pasqua Gerusalemme era affollatissima, servivano informazioni precise se si voleva non sbagliare e catturare Gesù in fretta e con discrezione);
d) sul perché del tradimento non sappiamo nulla (la motivazione dell’avidità sembra un’aggiunta tardiva per peggiorarne l’immagine);
e) gli accenni alle modalità della morte sembrano più delle coloriture popolari che dettagli storici).
Il racconto del bacio di Giuda c’è solo nella tradizione a cui ha attinto Mc, che Gv non conosce. E alla luce della situazione in cui va inserito l’arresto di Gesù non c’era bisogno di un bacio come segno di riconoscimento: la scena del bacio è probabilmente un’invenzione; Guda era con la banda di armati inviata ad arrestare Gesù (Gv 18,5), semplicemente dopo aver mostrato loro la strada per entrare nel Getsemani e aver indicato Gesù.
- Arrestato da miliziani ebrei.
Chi ha eseguito l’arresto di Gesù?
Mc 14,43 indica chiaramente una truppa inviata da autorità ebraiche.
Gv 18,3.12 fa pensare, a prima vista, a un gruppo ebraico-romano (“servi del sommo sacerdote” = ebrei; “coorte” e chiliarcos = termini riferibili a una forza militare romana); ma Gv racconta da teologo: egli vuole dire che tutto il mondo ostile a Dio opera contro Gesù e vuole ucciderlo (per Gv “romani + ebrei” = l’insieme di questo mondo ostile).
Storicamente è dunque verosimile che Gesù sia stato arrestato da miliziani ebrei (elementi della polizia del tempio + guardie di palazzo dei sommi sacerdoti), anche perché Gesù viene poi consegnato alle autorità ebraiche: se fosse stato arrestato da soldati romani o da un gruppo ebraico-romano con un capo romano (chiliarcos), Gesù sarebbe stato consegnato all’autorità romana e rinchiuso in una prigione romana. Al massimo le autorità ebraiche possono aver avvertito l’autorità romana.
- Un incidente enigmatico.
Secondo Mc 14,47 (seguito da Mt 26,51 e Lc 22,50) durante la scena dell’arresto si verifica un’azione violenta di uno dei presenti. Gv 18,10 precisa dei particolari, ad es. l’identificazione di questo tale con Pietro, che non sembrano però storici (es. come ne sarebbe venuto fuori Pietro se avesse davvero ferito qualcuno? Come avrebbe potuto poi andare indisturbato fino al palazzo del sommo sacerdote?).
Insomma, durante l’arresto di Gesù può essere nata una zuffa nel corso della quale un servo del sommo sacerdote è stato ferito. Le spiegazioni successive a Mc (quello che in Mc è “uno dei presenti”, in Mt e Lc diventa “un discepolo” e in Gv addirittura Pietro) potrebbero essere tentativi di giustificare i discepoli per la loro fuga, come dire: è vero che sono scappati, ma prima hanno cercato di difendere Gesù anche con le armi. In realtà, sono scappati e basta.
- Abbandonato dagli amici più intimi.
E’ impossibile che Mc 14,50 sia stato inventato, essendo troppo imbarazzante il suo contenuto; non può che essere il resoconto di quanto veramente accaduto: i discepoli, sorpresi dall’irruzione del gruppo armato, presi dalla paura, sono scappati. Dove? E’ probabile che, se non tutti, la maggior parte siano fuggiti in Galilea (la loro terra, dove c’erano amici e conoscenti e dove eventualmente nascondersi).
- Un giovane misterioso.
Mc 14,51 accenna allo strano episodio del giovane che sfugge alla cattura lasciando il lenzuolo di cui è coperto. Mt e Lc lo tralasciano, probabilmente perché non riescono più a interpretarlo; anche Gv lo ignora.
Sulle varie ipotesi avanzate su chi possa essere (lo stesso Mc, un curioso coinvolto involontariamente nella vicenda di Gesù, un servo del padrone del Getsemani, un simbolo del destino di Gesù, ecc.) non si può decidere. Però il fatto che Mc ne parli in modo indeterminato (“un certo giovane”) può far pensare più a una figura simbolica che a un personaggio reale: se si collega l’accenno al giovane con quanto Mc dice subito prima (Mc 14,50), risulta il ripetersi del verbo “fuggire” e si potrebbe pensare che l’evangelista abbia voluto illustrare con un’immagine simbolica la fuga dei discepoli in una situazione di estremo pericolo (il giovane si sottrae alla cattura lasciando il vestito = per un pelo i discepoli sono sfuggiti alla cattura): forse un tentativo di giustificazione degli Undici di fronte a chi poteva giudicarli sommariamente per la loro fuga?
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