Ecumene

Domenica, 10 Ottobre 2004 15:59

Islam e modernità: incontro possibile

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di Romina Ciavardini

L’incontro tra l'islam e la modernità è un argomento oggi più che mai centrale nei dibattiti tra studiosi, accademici, storici e politici. Una certa antinomia tra islam e modernità sarebbe figlia di una concezione che vede religione e politica indissolubilmente legati nel mondo musulmano.

L’incontro tra l'islam e la modernità è un argomento oggi più che mai centrale nei dibattiti tra studiosi, accademici, storici e politici. Una certa antinomia tra islam e modernità sarebbe figlia di una concezione che vede religione e politica indissolubilmente legati nel mondo musulmano. In realtà l’islam "ortodosso" (non fondamentalista) non rifiuta la modernità, è più corretto dire che da decenni cerca di avvicinarsi ad essa, di adeguarsi ad un modello di sviluppo socio-economico moderno, anzi in senso strettamente occidentale. Negli ultimi decenni l’immagine che più è apparsa dell’islam non è però quella ortodossa, ma quella dipinta dalle rivendicazioni fondamentaliste, soprattutto per mezzo di quella che E. Said definisce un’opera di "copertura": ormai parlare di islam è parlare di terrorismo, e ciò si sta verificando attraverso una sorta di "livella", per così dire, mentale, una forma di appiattimento che gli stessi mass-media diffondono.

Nelle terre musulmane il periodo post-coloniale è d’importanza cruciale per capire il rapporto islm-modernità. All’indomani dell’indipendenza dalle potenze occidentali, vi fu un ampio processo di modernizzazione promosso dagli Stati-nazione, anche da quelli a maggioranza musulmana. Ma il risultato non fu il benessere. Iniziò un periodo di crisi che portò dal 1970 in poi alla nascita dei movimenti islamici radicali, i quali fin dall’inizio si proposero di respingere la modernità o di "islamizzare la modernità", usando un’espressione cara a F. Burgat. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla ritradizionalizzazione, come reazione a una modernità ritenuta sotto tutti gli aspetti deludente.

Ciò che maggiormente rende la modernità così difficile da integrare nel mondo non occidentale è il fatto che essa porti inevitabilmente con sé altri concetti di matrice occidentale: la secolarizzazione, la laicizzazione e la democrazia.

Abbiamo parlato di fallimento delle esperienze democratiche in molti Stati musulmani. Esso è evidente. Valga per tutti l'esempio del cosiddetto "Paradosso di Algeri": il FlS algerino, pur vincendo le elezioni politiche del 1992, è stato bloccato nella sua ascesa da un colpo di Stato da parte dell'esercito. L'apertura dei regimi laici a questi movimenti più radicali avvicina gli Stati ad un sistema più liberale; ma nello stesso tempo la paura che i gruppi islamici arrivati al potere sopprimano la democrazia, genera reazioni antidemocratiche (...).

Ogni Stato musulmano può oggi definirsi moderno dal momento che ha provato sulla sua pelle cosa significhi la "modernità" ed è in grado di riconoscere nello scenario che gli si presenta davanti un processo di industrializzazione e di urbanizzazione incessante ed invadente, che cresce contemporaneamente alla popolazione ed alla scolarizzazione di massa.

Due momenti storici essenziali ci aiutano a discernere ciò che accade oggi nel mondo musulmano: ci riferiamo rispettivamente alla fine dei secoli XIX e XX. Infatti, mentre la fine del XIX secolo ha visto una reazione di tipo religioso come risposta alla crisi prodotta dalla vittoria della modernità, alla fine del XX secolo assistiamo alla nascita di una reazione alla... crisi della modernità: la reazione è simile alla precedente ma è sorta in un contesto ben differente. Il mito del progresso (nel passaggio del millennio) si arresta di fronte ai problemi indotti dall'alienazione urbana e dalle disillusioni causate dalle promesse di sviluppo mancate, che ottengono solo il risultato di far aumentare ancora di più il gap tra l'occidente e l'Oriente (e il resto del mondo).

La difficile via moderna allo sviluppo

Diversi aspetti ci fanno capire che non è solo l'islam non-fondamentalista (o ortodosso) a tentare di costruire una via moderna allo sviluppo; sono gli stessi esponenti del fondamentalismo che ricorrono a strumenti generati dalla modernità. Essi, per esempio, si dedicano all'ascolto di audio-tapes, di cassette registrate da oratori con l'intento di promulgare la loro ideologia. Le cassette, prodotto occidentale, strumentalizzato per la causa fondamentalista, finiscono per offrire un mezzo raro di "origliare" le opinioni degli islamici su una vasta gamma di argomenti. Le cassette sono "una piccola finestra attraverso la quale scrutare in quel grande ignoto, lo stato d'animo e le preoccupazioni dei fautori dei movimenti islamici che partecipano a questi raduni", secondo S. Sivan.

Analizzando le reazioni che gli Stati musulmani hanno avuto negli ultimi decenni di fronte alla modernità si può avere un quadro piuttosto esplicativo. L'islam si è confrontato con l'introduzione d'innovazioni socio-culturali e tecnologiche, principalmente in tre modi: sia attraverso la laicizzazione totale, sia con l'accettazione parziale, sia infine nel tentativo di far rinascere l'islam dall'interno. Per quanto concerne la laicizzazione totale, è avvenuta in Turchia ad opera di Kemal Ataturk e dei suoi successori. Il kemalismo, nel tentativo di occidentalizzare il Paese, ha prodotto una sottomissione culturale che ha sacrificato anche i valori più importanti dell'Islam. Lo scopo era quello di ridurre il ruolo giocato nella società dalla religione, usando anche la violenza. L'esempio della Turchia rimane isolato e non supera i suoi confini per la mancanza di appoggio popolare. La laicizzazione si scontra, infatti, con il popolo ed anche con alcune frange della borghesia, che sentono il vuoto culturale provocato dalla scomparsa dell'islam.

Per accettazione parziale s'intende il fatto che, una volta constatata l'evidente invasione della civiltà occidentale, si ammette la necessità di una sorta di modernizzazione che possa salvare l'islam dall’impatto con il mondo attuale. Lo slogan che accompagna questo tipo di reazione alla modernità è "modernizzare ma non occidentalizzare". La convinzione del ritardo tecnico-scientifico dell’islam rispetto all'Occidente fa sì che le due parti vengano viste come concorrenti, delle quali l'uno è stato superato dall'altro.

Il tentativo di far rinascere l'Islam dall'interno pone le sue basi sulla necessaria fedeltà alla tradizione e alla Shari'a, la legge islamica, senza concedere nulla al secolarismo invasivo. Questo tipo di risposta alla modernità si è verificato nei Paesi in cui l'islam è stato attaccato direttamente, e quindi dove i vari gruppi resistenti sono sopravvissuti clandestinamente, ed hanno cercato di mantenere intatti i valori puri islamici. La soluzione sarebbe da cercarsi, chissà?, nella possibilità di creare una forma di sviluppo non occidentale, in cui la tradizione e l'innovazione possano viaggiare insieme.

(da Cem/mondialità, marzo 2004)

 

Letto 3171 volte Ultima modifica il Martedì, 20 Settembre 2011 17:53
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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