Ecumene

Mercoledì, 20 Marzo 2013 21:01

Vicino e lontano dal Buddha (Marco Valli - Osel Dorje)

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Gesù e il Buddha sono figure per molti aspetti diversissime, ma che infondo hanno anche dei tratti in comune, sia nel percorso sia nell'insegnamento. Entrambi sono stati degli eretici per le culture di provenienza, perché grazie alla loro capacità di cogliere l'essenzialità dell’esperienza religiosa si sono posti oltre i legalismi e gli schematismi.

Per un buddhista occidentale può non essere facile confrontarsi con la figura e l'insegnamento di Gesù. Sia perché in qualche modo se n'è allontanato, sia perché avendo avuto una formazione di base cristiana finisce per essere ingabbiato dalle categorie religiose su Gesù, senza avere quella freschezza e apertura necessaria per avvicinarsi da ottiche differenti.
Non possiamo certo avvicinare i due maestri a partire dai racconti agiografici sulle loro vite (non me ne vogliano cristiani e buddhisti, ma ciò che i testi ci riportano è ciò che già si credeva sul Buddha e su Gesù e non ciò che è realmente stato...) che, essendo frutto di due culture assai differenti, ci presentano aspetti simbolici e archetipici quasi antitetici: l'uno principe, l'altro figlio di falegname, l'uno nasce in una reggia, l'altro nella grotta e così via...
Dobbiamo anche andare oltre le costruzioni teologiche e di fede che si sono strutturate nel tempo e tornare a quei due uomini che hanno percorso le loro terre cercando di portare un messaggio nuovo: una novità esistenziale che mettesse fine, o quantomeno alleviasse la sofferenza che pare essere il segno decisivo del nostro essere uomini.
Nel loro percorso e nel loro insegnamento possiamo trovare molte affinità, anche perché il percorso spirituale dell'essere umano è fondamentalmente identico sotto ogni cielo... ciò che cambia è la decodificazione culturale. O se vogliamo: le parole che ci mettiamo sopra.
Per questo si dice che il più alto insegnamento del Buddha fu quando egli alzò un fiore sorridendo... senza pronunciare alcuna parola.
In un romanzo di Nikos Kazantzakis, L'ultima tentazione dì Cristo, l'autore ci mostra un Gesù che scopre dolorosamente in sé una dimensione spirituale, una dimensione che lo spinge a rivoluzionare la propria vita, un percorso dolorosissimo e pieno di dubbi che si conclude solo sulla croce con completa accettazione della propria Missione, dopo aver superato l'ultima tentazione, quella della normalità!
Il Buddha a sua volta deve rompere con la sua vita di principe, di sposo e padre; di fronte all'ineluttabilità della sofferenza umana, deve lasciare tutto per avventurarsi nella ricerca di una via d'uscita: ricerca faticosissima e piena di delusioni che alla fine, però, culminerà con l'esperienza dell'Illuminazione.
Il Buddha e Gesù, come uomini, camminano faticosamente, devono andare oltre i propri schemi sociali, culturali e religiosi per poter accedere ad una visione altra, per poter aprire nuovi livelli di coscienza.
Il Buddha è stato a tutti gli effetti un eretico induista, così come Gesù è stato un eretico per i farisei... la loro capacità di cogliere l'essenzialità dell'esperienza religiosa li ha posti oltre i legalismi e gli schematismi delle culture di appartenenza. Come dice Hanna Wolff nel suo Vino nuovo otri vecchi, il messaggio di Gesù, la sua percezione del Divino era completamente altra da quella ebraica, così come la visione del Buddha nella sua assoluta semplicità e nudità si staccava decisivamente dai ritualismi hindu.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice alla Samaritana: verrà il giorno in cui i veri adoratori adoreranno in spirito e verità, e il Buddha dice: siate luce a voi stessi.
Tutti e due ci indicano di uscire dai percorsi usuali per arrischiarci in una ricerca personale; Gesù ci dice che Dio vuole dialogare con noi, che a ognuno di noi ha donato dei talenti, delle possibilità e a ognuno di noi chiede di portare a fruttificazione questi semi di illuminazione.
Nel buddhismo non si smette di dire che ogni uomo ha la natura del Buddha, cioè la natura dell'illuminazione, della saggezza, e sta a noi risvegliarla.
I due maestri ci chiamano ad una responsabilità individuale fortissima! Nel cristianesimo, poi, con l'idea del sacrificio di Cristo per i peccati di tutti si è un po' perduta, ma nei Vangeli mi pare chiarissima: ci verrà chiesto come abbiamo usato i talenti!
Fin qui alcune convergenze, fra le tante che potremmo trovare fra l'insegnamento di Gesù e quello del Buddha: ma soffermiamoci anche su alcune differenze. La differenza sostanziale è quella che ha fatto dire più di una volta che il buddhismo non è una religione: il problema di Dio!
Gesù, da buon ebreo, usa il linguaggio della sua cultura e descrive l'Essenza Ultima in termini teistici parlando di un Dio personale, mentre il Buddha - anche su richiesta specifica — non dice nulla. Questo silenzio del Buddha sul Divino è stato interpretato in molti modi, dall'ateismo all'agnosticismo, e così via.
Credo in ogni caso che Shodo Harada Roshi abbia dato un'ironica e splendida descrizione di tale silenzio. Durante un incontro interreligioso con dei monaci cattolici, dopo aver ascoltato il discorso di un abate benedettino su Dio, gli fu chiesto il suo parere di maestro Zen ed egli disse: sono d'accordo su tutto, solo che noi buddhisti pensiamo che Dio abbia già fatto la sua parte!
Nel cristianesimo c'è questa enfatizzazione dell'idea di Grazia, di salvezza che viene dall'esterno, che è completamente aliena al pensiero del Buddha.
Questa immagine di Gesù come Cristo (cioè Salvatore) introdotta con san Paolo, e non più come maestro di vita, finanche come uomo che ha realizzato totalmente la propria figliolanza divina, diviene antitetica a quella del Buddha, semplice uomo che attraverso un percorso giunge ad una saggezza che condivide fraternamente con gli altri, senza alcun potere salvifico oltre a quello di indicare una via.
L'immagine di Gesù come figlio unigenito di Dio, come salvatore universale, secondo i buddhisti finisce per deresponsabilizzare l'uomo e crea una religiosità immatura e infantile (come l'ha definita Trungpa Rimpoche) che non permette all'uomo di crescere realmente. Bisogna ammettere che proprio certe esagerazioni dottrinarie in questo senso hanno fatto dire a Marx che «la religione è l'oppio dei popoli».
Ritengo che i Vangeli ci indichino, se letti senza pregiudizi, un'immagine di Gesù che in molti tratti si discosta dal Dio Incarnato per avvicinarsi a quella di portatore di una novità esistenziale che è certamente più consona al sentire buddhista. Altro punto ovviamente controverso è la pretesa cristiana di essere unica o quantomeno la più completa via di salvezza.
Il buddhismo, universalmente noto per la sua tolleranza, si basa sul concetto che fondamentalmente esistono tante vie per l'illuminazione quanti esseri senzienti, di conseguenza è inaccettabile la pretesa che una Via, per quanto nobile, possa essere l'unica o la migliore.
Per gli hindu Gesù è un avatar (incarnazione di Dio), ma esattamente come lo sono Krishna o Rama: non è pensabile che Dio si incarni una sola volta nel corso del tempo infinito!
In queste poche righe non ho potuto che tratteggiare alcuni dei tanti aspetti di un confronto fra le tradizioni che prendono origine da Gesù e dal Buddha, tracciando alcuni spunti in vista di una riflessione più approfondita e per un dialogo che si fa sempre più urgente.
Il Buddha, incontrando Gesù nei suoi pellegrinaggi, l'avrebbe riconosciuto come illuminato e sicuramente avrebbe sorriso sollevando un fiore di loto...
Così mi piace immaginare, e vorrei che anche cristiani e buddhisti possano incontrarsi riconoscendo le reciproche ricchezze e rispettando le differenze, cercando di comunicare col linguaggio dello Spirito e della Contemplazione, l'unico linguaggio che può unire al di là delle idee, dei dogmi e delle parole. Pace forza e gioia.

Marco Valli (Osel Dorje) *

* Valli è buddhista tibetano, terapeuta e insegnante di meditazione.

(in Confronti, n. 9, 2006, pp. 43-44)

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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