Islam cristianesimo una parola comune
Al momento della sua pubblicazione, il documento dei 138 musulmani A Common Word è stato accolto dai media nostrani con espressioni di circostanza e timidi consensi, salvo finire archiviato, ben presto, alla stregua di una un’iniziativa curiosa, quasi eccentrica. Prudenti le reazioni in casa cattolica, poche testate (fra queste l’imprevedibile Foglio di Ferrara), lo hanno degnato di un’attenzione non effimera.
Dedicare lo Speciale a questo tema era dunque un rischio. Un rischio che, però, andava corso, alla luce degli spiragli aperti da quel testo, al di là di ambiguità e silenzi che non possiamo non rilevare. Perciò abbiamo scelto di occuparcene, a costo di sorprendere gli affetti da sindrome del «bicchiere mezzo pieno», i quali vorrebbero sempre certezze granitiche e, in definitiva, interlocutori a loro immagine e somiglianza.
La risposta di Papa Benedetto XVI che, per bocca del cardinale Bertone, accoglie positivamente il documento, pur senza tacere alcuni aspetti problematici, ci ha incoraggiato. Il Papa che rilancia il dialogo - in spirito di carità e verità - ci spinge ad affrontare con «simpatia preventiva» un testo che - se non segnerà una svolta nei rapporti fra cristiani e musulmani - rappresenta una novità di portata simbolica ed esprime un clima ben diverso da quello segnato dalle critiche esasperate, dalle polemiche incrociate seguite a quello che ora possiamo chiamare «provvidenziale». intervento di Ratisbona.
Verità e carità procedono insieme. Pena un dialogo sterile, asfittico. Prigioniero di diffidenze e sospetti. Dopo il messaggio dei 138 e la risposta di Papa Ratzinger, abbiamo una ragione in più per esserne convinti.
a cura di Giorgio Bernardelli
(da Mondo Missione, gennaio 2008)