Siete venuti da varie parti d'Italia, le difficoltà del viaggio perché tutti avete un reale desiderio di pace e la speranza in una maggiore comprensione e rispetto tra le varie fedi. L'obiettivo di tutte le religioni è lo stesso: lo sviluppo della potenzialità umana e il miglioramento dell'individuo e della società Anche se poi questi obiettivi vengono raggiunti con metodi e pratiche differenti. Come dice S.S. il Dalai Lama: «La vera essenza delle religioni è l'amore e la compassione. A questo livello non c'è quasi nessuna differenza tra Buddhismo, Cristianesimo, Giudaismo, Islamismo, Induismo o qualunque altra fede. Tutte le religioni insistono sull'importanza di migliorare gli esseri umani, di perfezionare l'uomo. La fratellanza e l'amore sono sentimenti comuni a tutte le religioni. Credo quindi che la questione del Nirvana non sia la cosa più immediata. Non c'è fretta. Se nella vita quotidiana ci si comporta in modo onesto e compassionevole e meno egoista, allora questo, automaticamente, porterà al Nirvana. Non importa se crediate o no in Dio o in Buddha;. l'importante è vivere una vita eticamente buona perché il buon cibo, i bei vestiti, una bella casa non sono sufficienti; è necessaria una buona motivazione».
i sentieri spirituali
Nell'ultimo secolo c'è stato un evidente declino dell'interesse religioso nel mondo, particolarmente in occidente, causato anche dal grande sviluppo materiale della società. Tuttavia la speranza che l'approccio materialistico, privo di una base spirituale, possa portare ad una pace e ad una felicità durature per l'uomo sta evaporando rapidamente in questi ultimi decenni. Siamo testimoni di un rinnovato interesse per la crescita interiore. La tecnologia e lo sviluppo materiale non sono in sé negativi. Lo diventano quando non sono affiancati da una motivazione spirituale perché non portano all'incremento della saggezza e della felicità degli uomini e, nelle mani sbagliate, possono diventare molto pericolosi. Alcuni esempi ci sono offerti dalla tecnologia militare e dall'inquinamento ambientale. Se il potere che ci viene dalla scienza viene usato per lo sfruttamento degli individui e delle risorse, per gli intrighi politici e così via, non si può certo aspettarsi un risultato troppo piacevole. Mentre se tecnologia e spiritualità avanzano mano nella mano, ci possono essere grandi speranze per il mondo moderno.
La vera causa dei problemi che l'umanità sta affrontando è la nostra mancanza di disciplina e di realizzazioni spirituali. In particolare, in quest'area degenerata, quando l'atmosfera del mondo è così densamente negativa e le condizioni esterne sono più favorevoli ad un comportamento errato e alla distrazione, non avere la protezione della conoscenza spirituale significa trovarsi totalmente indifesi di fronte alla mente negativa.
Così l'esistenza ci trascina nella sua corrente, e prima che sia passato troppo tempo diventiamo incapaci di esercitare anche solo una sembianza di controllo. Ci abbandoniamo ad una vita senza significato e la morte ci coglie impreparati, con il rimpianto delle occasioni mancate. Non possiamo aspettarci che il sentiero spirituale sia facile o che sia veloce. Tuttavia con uno sforzo persistente e costante, e una mente chiara e inquisitiva possiamo riuscirci. Perché il sentiero spirituale è una valida soluzione ai problemi dell'esistenza? E veramente possibile eliminare da noi stessi le forze che provocano la sofferenza e in questo modo contribuire anche alla pace nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo e nel mondo intero?
Se analizziamo la natura della felicità possiamo vedere che essa presenta due aspetti: la gioia immediata o temporanea e la felicità ultima o definitiva. Le gioie o piaceri temporanei includono tutto ciò di cui l'uomo gode in questa vita: belle case, vestiti, buon cibo, compagnie piacevoli, conversazioni interessanti ecc.
È vero che queste condizioni esterne contribuiscono in parte al benessere dell'uomo, ma non sono in nessun modo la causa esclusiva e neppure la causa principale della sua felicità. Anche in assenza di condizioni esterne favorevoli si può essere felici e in pace. Non è neppure così certo che la presenza dì tali circostanze sia garanzia di felicità
le impronte karmiche
Quali sono allora le cause principali della felicità e della sofferenza? Noi buddhisti crediamo nella legge di causa ed effetto, il karma. Qualsiasi esperienza abbiamo, esterna od interna, dipende dall'accumulazione di impronte di azioni fatte in vite precedenti. Quando le forze karmiche delle azioni passate raggiungono la maturazione un essere sperimenta stati mentali di felicità o di sofferenza. Se mancano le condizioni causali necessarie all'esperienza della felicità non ci sarà nessuna opportunità di incontrare condizioni esterne favorevoli; oppure, anche se tali condizioni fossero presenti, non ci sarebbe alcuna opportunità di sperimentare comunque della felicità Così se in un particolare momento della vita maturano delle condizioni favorevoli una persona saggia le riconoscerà come il frutto karmico delle sue azioni positive passate. Ciò la gratificherà e la incoraggerà nella pratica della virtù. Similmente, quando una persona sperimenta dolore o difficoltà potrà essere in grado di accettarli con la pazienza e la calma che gli derivano dalla solida convinzione che, gli piaccia o no, deve soffrire le conseguenze delle sue azioni passate. La realizzazione che tali sofferenze non sono altro che il frutto delle sue azioni negative lo determinerà a desistere in futuro dal ripetere un tale comportamento. La convinzione poi che, grazie a tale maturazione, una parte delle impronte karmiche è stata purificata costituirà un grande aiuto e sollievo.
La natura ultima della mente è la chiara luce. La coscienza ha molti livelli e benché i livelli più grossolani sono nel raggio d'influenza delle forze psichiche negative, i livelli più sottili ne sono sempre liberi. I difetti mentali e le afflizioni emotive sono associati solo con i livelli più grossolani della mente. Al momento siamo totalmente assorbiti nel gioco di questi stati grossolani così dobbiamo cominciare la pratica lavorando con essi. Dobbiamo domare le attività fisiche e verbali che accompagnano i processi mentali come un allevatore esperto domerebbe uno stallone selvaggio tramite un lungo e appropriato addestramento. Cioè incoraggiando consciamente l'amore al posto dell'odio, la pazienza al posto della rabbia, la libertà emotiva al posto dell'attaccamento, la gentilezza al posto della violenza ecc. Fare questo produce una pace immediata nella mente.
I difetti mentali non sono solidi né hanno un fondamento nella realtà. Non hanno ragioni dalla loro parte. Se applichiamo gli antidoti giusti essi semplicemente spariscono. Quando la mente dimora nella saggezza che comprende l'ultimo modo dell'Essere, si possono distruggere alla radice le distorsioni mentali, il karma e la sofferenza.
Tuttavia, anche se in questo modo possiamo risolvere i nostri problemi avremo risolto soltanto i problemi di un individuo. Siamo tutti uguali ma gli altri, anche solo in ragione del numero, sono molto più importanti. Se è giusto servirci di noi stessi per il bene degli altri, è molto meno giusto servirci degli altri per il nostro bene. Sarebbe come usare tutto il cibo migliore per nutrire una sola persona e lasciare i pochi avanzi per la fame dei molti. Dall'inizio alla fine della nostra esistenza dipendiamo dall'amore e dall'aiuto degli altri. Poiché quando siamo nati non possedevamo nulla, tutto ciò che abbiamo ora, vestiti, istruzione, denaro ecc. non può che esserci venuto gentilezza degli altri. E ancor vecchi dipenderemo totalmente dalla benevolenza degli altri. Non è altro che un nostro dovere, quindi, sviluppare un'attitudine altruistica. La felicità, temporanea o ultima, è il risultato diretto o indiretto de sincero desiderio del bene degli altri. La causa principale della sofferenza è il desiderio egoistico di confort e felicità.
In questo mondo straziato dai problemi questo è sempre vero, sia nel caso di conflitti tra nazioni che, su scala minore, nella lotta tra in insetti. In tutti i casi è l'egoismo la causa radicale.
gli altri
nostra mente. In effetti la compassione e il buon cuore sono l'essenza stessa del Buddhismo Mahayana. Dobbiamo fare di queste qualità la base stessa e la struttura portante della nostra pratica finché la nostra mente non ne è impregnata. Molti testi mahayana sono in effetti dedicati esclusivamente ai metodi per lo sviluppo di una tale attitudine altruistica. Ad esempio «l'Addestramento Mentale in Otto Versi», un breve testo scritto da Lan-ri Tam-pa è uno degli scritti più belli ed efficaci, anche se viene praticato solo a livello di interesse entusiastico.
Il primo verso dice:
«Con la determinazione a realizzare
il massimo beneficio da tutti gli esseri,
più preziosi della gemma che esaudisce i desideri,
li terrò costantemente a me cari».
Gli esseri sono più preziosi del gioiello che esaudisce i desideri perché tutti i nostri obiettivi sono realizzati tramite la gentilezza degli altri.
La gentilezza degli esseri non è limitata solo a questa vita; anche la felicità delle nostre vite future dipende da essi. Per esempio la pratica della generosità è la causa della ricchezza in vite future. li raggiungimento stesso dell'Illuminazione dipende dagli altri.
Gli esseri sono come un campo. Se vogliamo ottenere dei frutti da un albero occorre il terreno; senza terreno non possiamo avere alcun frutto. Così senza il terreno degli esseri senzienti non possiamo praticare la generosità, la moralità, la pazienza, l'entusiasmo ecc. e perciò non possiamo ottenere il frutto dell'illuminazione.
difetti mentali
secondo verso dice:
«Quando sarò in compagnia di altri
considererò me stesso inferiore a tutti
e nel profondo del cuore
considererò gli altri supremi e cari».
L'orgoglio è un grande ostacolo allo sviluppo delle qualità spirituali. Si dice che l'orgoglio sia come la vetta di un'alta montagna dove l'erba non può crescere o come una roccia liscia che non può trattenere l'acqua delle qualità spirituali. Orgoglio significa sentirsi superiori agli altri e, con tale attitudine, è molto difficile sviluppare l'altruismo, il desiderio di prendersi a cuore la sorte degli altri. Se coltiviamo l'umiltà, l'antidoto dell'orgoglio, abbiamo invece lo spazio necessario per far crescere le nostre qualità positive. L'orgoglio ci ruba la felicità; alimenta la gelosia, l'odio e la competizione. Siamo orgogliosi perché ci riteniamo, infondatamente, superiori, così è possibile combattere l'orgoglio riflettendo sulle qualità degli altri e sui nostri difetti.
«In tutte le azioni sarò vigile nel controllare la mente, non appena sorge un'afflizione negativa
che può danneggiare me stesso e gli altri, affrontandola, senza rimandare, l'allontanerò».
Dobbiamo essere costantemente consapevoli di quello che succede nella nostra mente, come se avessimo una sentinella che vigila attenta. Guardiamo e controlliamo che tipo di difetti mentali sorgono e non appena sorgono li fermiamo considerandone gli svantaggi. Se ad esempio sorge dell'odio, possiamo pensare che esso distrugge tuffi i nostri meriti, che è solo fonte di problemi; oppure che non ha senso arrabbiarsi se c'è una soluzione al problema ma neppure ha senso arrabbiarsi se non c'è una soluzione al problema. Se sorge un forte attaccamento, dobbiamo pensare che è proprio questo che ci tiene legati all'esistenza condizionata. E comunque necessario scoprire i difetti mentali sul nascere, quando sono ancora deboli, e contrastarli prima di venire travolti dalla loro forza.
il nemico: strumento del nostro karma negativo
«Quando incontrerò una creatura dalla natura malvagia,
animata da violenti sofferenze e confusioni,
terrò cara costei, così difficile da trovare
come un tesoro prezioso appena scoperto».
Quando incontriamo una persona molto crudele, o molto negativa dobbiamo sentirci felici di tale opportunità e considerarla molto preziosa perché finalmente possiamo avere l'occasione di praticare realmente la pazienza e l'entusiasmo. Dopo esserci addestrati nel sentiero spirituale, se incontriamo qualcuno molto crudele, negativo, che ci crea molte difficoltà, ci dobbiamo sentire estremamente felici, come se avessimo trovato un tesoro prezioso perché, finalmente, potremo fare qualcosa in concreto per qualcuno.
«Quando altri, per invidia mi maltratteranno,
mi insulteranno e così via,
accetterò la sconfitta, le loro dure parole
e offrirò in cambio la vittoria».
Quando incontriamo qualcuno che, per gelosia, ci critica e dice cose malvagie di noi, ci inganna ecc., dobbiamo scusarci con lui, accettando l'errore come nostro e, praticando la pazienza, non dobbiamo arrabbiarci. Qualsiasi danno ci causino gli altri non è altro che la conseguenza delle nostre proprie azioni negative fatte in passato; ora il frutto di tali azioni sta semplicemente maturando su di noi. I nostri nemici sono solo strumenti del nostro karma negativo. Se qualcuno si arrabbia con noi dobbiamo pensare che siamo stati noi a provocare la sua collera. Se ce ne fossimo stati semplicemente a casa non ci sarebbe successo nulla. Se, per esempio andiamo a passeggiare in un campo pieno di asperità, di rovi e di spine, ci impiglieremo, graffieremo ecc. Questo non ci può succedere se evitiamo semplicemente di andarci. Nello stesso modo, se ci avventuriamo in un affare e veniamo ingannati, l'errore è nostro e non di chi ci inganna. E solo la nostra avidità di denaro la causa; per essa siamo stati ingannati e derubati. Così dobbiamo sempre trovare l'errore in noi e mai incolpare gli altri.
maestri di pazienza
«Quando qualcuno che ho aiutato
e nel quale ho riposto le mie speranze
mi causerà un gravissimo danno,
lo considererò il mio supremo Maestro».
Se avessimo dei parenti o un bambino, un amico, qualcuno che abbiamo sempre aiutato molto che si dimostrasse molto ingrato e ci facesse cose molto malvagie, ordinariamente ci arrabbieremmo molto. Invece di arrabbiarci dobbiamo praticare la pazienza con questa persona realizzando che occorre sempre un oggetto appropriato per sviluppare la pazienza; se la gente fosse sempre gentile con noi non avremmo nessuna occasione per la pratica. Solo se qualcuno si arrabbia con noi o ci causa disturbo possiamo praticare la pazienza. Dobbiamo prendere l'esempio da Atisha, un grande maestro indiano del passato. Quando andò in Tibet, Atisha portò con sé un servitore che non lo ascoltava mai e rispondeva e discuteva sempre con lui. La gente diceva ad Atisha: «perché hai portato un tale servitore; faresti meglio a rispedirlo a casa». Ma Atisha rispondeva: «no, no; è il mio maestro di pazienza e per me è molto importante: ogni volta che mi dice queste cose o quando mi disobbedisce mi offre una grande opportunità per praticare la pazienza!». Così se i nostri parenti, amici o persone a cui abbiamo fatto del bene ci ripagano con della malvagità, dobbiamo essere molto contenti per avere trovato qualcuno con cui praticare la pazienza.
prendere e dare
«In breve offrirò benessere e beatitudine alle mie madri,
sia in questa vita che nelle vite future,
e prenderò segretamente su di me
tutte le loro negatività e sofferenze».
Questo verso si riferisce alla pratica del 'Prendere e Dare'. Questa pratica è molto importante e di particolare efficacia per la trasformazione della nostra attitudine egocentrica. Essa mostra l'atteggiamento principale di un bodhisattva: l'intensa compassione che lo spinge a cercare di liberare gli altri dalla sofferenza fino al punto di voler accettare su di sé quelle sofferenze, come una madre con il proprio figlio, e il grande amore per il quale aspira a tal punto alla felicità degli altri da essere disposto, per ottenere tale scopo, a donare la sua propria felicità e tutto quanto ha di buono. La pratica è inizialmente un addestramento mentale. Ci si esercita cioè nel generare un'attitudine artificiale che poi, con l'abitudine e la pratica costante si sviluppa fino a diventare un'attitudine spontanea di grande coraggio. Questa tecnica si può combinare con la respirazione, pensando di prendere su di sé la sofferenza con l'inspirazione e di mandare con l'espirazione tutta la felicità e le cose buone agli altri.
aspirazioni mondane
«Incontaminato dalle oscuranti superstizioni
degli otto dharma mondani,
con la percezione che tutti i fenomeni sono illusori
abbandonato l'attaccamento, sarò libero dalla schiavitù».
Non dobbiamo mai mescolare il sentiero spirituale con le aspirazioni mondane al guadagno, alla fama, alla lode ecc, cioè con quelli che sono chiamati 'gli otto pensieri o dharma mondani': piacere e dispiacere, guadagno e perdita, lode e biasimo, fama e disgrazia. Dobbiamo dedicare tutta l'energia della nostra pratica al bene di tutti gli esseri. Quando pratichiamo non dobbiamo pensare: «grazie al potere di questa pratica, possa io non ammalarmi mai, avere una lunga vita, essere ricco ecc». Queste sono aspirazioni. Dobbiamo invece pregare affinché tutti gli esseri ne traggano beneficio. Anche quando facciamo una piccola azione, per esempio una piccola offerta: se pensiamo solo al nostro bene rimane un atto di limitato potere, mentre se la facciamo con in mente il bene di tutti gli esseri diviene un grande atto.
Infine i due ultimi versi si riferiscono alla pratica della saggezza. Occorre pensare che noi stessi, l'oggetto della pratica e la pratica stessa sono privi di un'esistenza reale, sono come illusioni.
La causa principale della sofferenza dell'esistenza condizionata è l'ignoranza che si afferra ad una esistenza inerente, che concepisce cioè erroneamente la realtà. Percepiamo noi stessi e gli oggetti intorno come molto solidi e reali. Attribuiamo alla nostra percezione delle cose, qualità che non esistono e quindi facciamo discriminazioni di buono e di cattivo ecc. Sulla base di queste etichette false sperimentiamo poi attaccamento, odio ecc. Ma le qualità che ispirano tali emozioni non hanno una reale esistenza. Sono come un figlio morto in sogno. Talvolta quando ripensiamo a qualcosa che ci ha fatto arrabbiare, o che ci ha fatto generare dell'attaccamento, possiamo ben ridere di noi stessi, vedendo quanto siamo stati confusi, come abbiamo male interpretato la realtà. Questo è il modo in cui l'ignoranza comincia la catena dell'esistenza condizionata. Generando la saggezza che comprende la vera esistenza dei fenomeni, la saggezza della vacuità, possiamo tagliare la catena fin dal suo primo anello.
il mondo ha bisogno di tutte le religioni
Nel mondo si stanno facendo molti sforzi per l'unità religiosa e per una migliore comprensione tra le varie fedi. E un obiettivo molto importante ma dobbiamo ricordare che non può esserci una soluzione facile né veloce. Non possiamo nascondere le differenze che esistono tra le varie fedi né possiamo sperare di rimpiazzare le religioni esistenti con un'unica religione universale. Ogni religione ha le sue proprie qualità distintive e contributi da offrire. Ciascuna a suo modo è adatta a gruppi differenti di persone. Tutte fondamentalmente mirano al miglioramento dell'uomo. Il mondo ha bisogno di tutte le religioni.
Credo che se vogliamo ottenere l’armonia non solo tra i buddhisti ma anche tra i seguaci delle varie religioni del mondo dobbiamo fare ogni sforzo possibile per cercare di creare una migliore comprensione e rispetto per la fede altrui. Soprattutto non dobbiamo mai usare la religione per scopi egoistici.
Per quanto difficile possa apparire il raggiungimento di tali scopi, penso che sia un debito che abbiamo con tutta l'umanità Non importa che crediamo o no in Dio o in Buddha. La cosa più importante è lo sviluppo di un senso di responsabilità universale e di fratellanza tra tutte le tradizioni spirituali. Voglio sperare e pregare che ciò possa presto accadere.
Ciampa Ghiatso
(da Rocca, 1 ottobre 1987, pp. 41-45)