La cristianità arrivò in Mesopotamia già nel I secolo con la predicazione di San Tommaso. I seguaci della chiesa orientale che ne nacque abbracciarono però, nel IV secolo, le dottrine del nestorianesimo, che furono dichiarate eretiche dalla chiesa di Roma nel 431.
Dopo un lungo periodo di separazione da Roma, nel 1551 Johanna Sulaka, abate del monastero di Rabban Hormizd nel nord dell'Iraq, fu inviato a Roma per riconciliarsi con il papato, in rappresentanza di una parte dei cristiani di quelle terre. Con la nomina di Sulalca a patriarca di Babilonia dei caldei da parte di Giulio III, nacque così la chiesa caldea. I successivi tre secoli videro le vicende delle due chiese, la più antica chiesa orientale (nestoriana) e la più recente chiesa caldea intrecciarsi variamente, con continui cambiamenti di fronte da parte dei vari patriarchi, e solo nel 1830 l'unione della chiesa caldea con Roma fu definitivamente sancita.
La sede patriarcale è a Baghdad, e i caldei rappresentano il 70% del cristiani residenti nel paese.
Attualmente i caldei vivono prevalentemente in Iraq, anche se la comunità soffre di un intenso fenomeno migratorio, iniziato nel 1980, anno dello scoppio della guerra contro l’Iran, ed intensificatosi a partire dal 1990 con le note vicende legate all'invasione del Kuwait e alla conseguente guerra del Golfo.
Se nel 1980 i caldei iracheni erano un milione, nel 2002 le stime (non ufficiali) parlano di 600.000 fedeli rimasti nel paese, circa 350.000 dei quali a Baghdad, e il resto diviso tra una maggioranza al nord, nelle antiche zone di origine, e una sparuta minoranza al sud.
La chiesa e i conventi caldei sparsi nel paese sono circa 100, di cui 25 parrocchie nella capitale. Al patriarcato di Babilonia è affidata la gestione della università teologica di Baghdad, che prepara laici, sacerdoti e suore appartenenti non solo alla chiesa caldea, ma anche ad altre confessioni cristiane presenti nel paese.
(tratto da Missioni Consolata febbraio 2003)