Ecumene

Giovedì, 31 Gennaio 2008 23:38

Una parola comune tra noi e voi. Lettera aperta e appello (138 guide religiose musulmane)

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Una parola comune tra noi e voi.
Lettera aperta e appello

138 guide religiose musulmane




«Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso,
chiama gli uomini alla via del Signore
con la saggezza e i buoni ammonimenti
e discuti con loro nel modo migliore,
perché il tuo Signore meglio di chiunque conosce
chi si allontana dalla sua via,
meglio di chiunque conosce chi è ben guidato
»

(Il sacro Corano, Al-Nahl, Sura dell'ape 16,125)

L'amore di Dio

L'amore di Dio nell'islam

Le testimonianze di fede

Il credo centrale dell'islam consiste in due testimonianze di fede o shahadah,1 che affermano: «Non c'è dio se non Iddio, Muhammad è il Messaggero di Dio». Queste due testimonianze sono il sine qua non dell'islam. Colui o colei che le testimonia è un musulmano; colui o colei che le nega non è un musulmano. Inoltre il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «La migliore invocazione è: "non c'è dio se non Iddio"».2

La cosa migliore, che tutti i profeti hanno detto

Approfondendo la migliore invocazione, il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse anche: «La cosa migliore che ho detto - io stesso, e i profeti che mi precedettero - è "non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose"».3 Le frasi che seguono la prima testimonianza di fede si trovano nel sacro Corano e ognuna descrive un aspetto dell'amore per Dio e della devozione a lui.

La parola «l'Unico» ricorda ai musulmani che i loro cuori4 devono essere consacrati all'unico Dio, poiché Dio dice nel sacro Corano: Dio non ha posto nel corpo di nessun uomo due cuori (Al-Ahzab, Sura delle fazioni alleate 33,4). Dio è assoluto e quindi la devozione a lui deve essere totalmente sincera.

Le parole «senza associati» ricordano ai musulmani che devono amare unicamente Dio, senza eguali nelle loro anime, poiché Dio dice nel sacro Corano: «Ma vi sono uomini che danno a Dio degli eguali, che essi amano come Dio; però quelli che credono più forte di loro amano Dio...» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,165). Infatti, «i loro corpi e i loro cuori si addolciscono all'invocazione di Dio…» (Al-Zumar, Sura delle schiere 39,23).

Le parole «suo è il Regno» ricordano ai musulmani che le loro menti e le loro conoscenze devono essere completamente votate a Dio, il Regno corrisponde precisamente a tutto ciò che c'è nella creazione o nell'esistenza e a tutto ciò che la mente può conoscere. E tutto è nelle mani di Dio, poiché Dio dice nel sacro Corano: «Sia benedetto colui nelle cui mani è il Regno, ed egli è capace di compiere ogni cosa» (Al-Mulk, Sura del Regno 67,1).

Le parole «sua è la lode» ricordano ai musulmani che devono essere grati a Dio e confidare in lui con tutti i loro sentimenti ed emozioni. Dio dice nel sacro Corano: «E se tu domandi loro: Chi ha creato i cieli e la terra, chi ha costretto il sole e la luna (nelle loro orbite)? Ti risponderanno: Dio. Come mai allora essi si volgono altrove? / Dio provvede ampiamente di mezzi chi egli vuole fra i suoi servi e li misura a chi egli vuole. In verità Dio è di tutte le cose sapiente. / E certo se tu domandi loro: Chi ha fatto scendere acqua dal cielo vivificando la terra morta? Essi risponderanno: Dio. Di': Sia lode a Dio! Ma i più di essi nulla comprendono» (Al-'Ankabut, Sura del ragno 29,61-63).5

Per tutti questi doni e altri, gli esseri umani devono sempre essere sinceramente grati: «È Dio che ha creato i cieli e la terra, e fa scendere l'acqua dal cielo, e con essa produce frutti e cibo per voi, e ha messo al vostro servizio le navi che corrono sul mare al suo comando, e ha messo al vostro servizio i fiumi. / E vi ha soggiogato il sole e la luna costanti nel loro corso e vi ha soggiogato la notte e il giorno. / E vi ha dato tutto di quel che gli avete chiesto, che se voleste contare le grazie di Dio non riuscireste a numerarle. Ma l'uomo è in verità un peccatore, un ingrato» (Ibrahim, Sura di Ibrahim 14,32-34).6

Infatti, la Fatihah - che è la sura più importante del sacro Corano -7 inizia con la lode a Dio: «Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. / Sia lode a Dio, il Signore dei mondi, / il Clemente, il Misericordioso, / re del giorno del giudizio. / Te noi adoriamo, te noi invochiamo in soccorso. / Guidaci sulla retta via, / la via di coloro sui quali è la tua Grazia, non di coloro sui quali ricade la tua collera, né di coloro che errano» (Al-Fatihah, Sura aprente 1,1-7).

La Fatihah, recitata almeno diciassette volte al giorno dai musulmani nelle preghiere canoniche, ci ricorda della lode e della gratitudine dovute a Dio per i suoi attributi di infinita bontà e misericordia, non semplicemente per la sua clemenza e misericordia verso di noi in questa vita ma in definitiva, nel giorno del giudizio,8 quando esse contano molto di più e quando speriamo siano perdonati i nostri peccati. Essa finisce con richieste di grazia e di guida, così che noi possiamo realizzare - tramite ciò che inizia con la lode e la gratitudine - la salvezza e l'amore, perché Dio dice nel sacro Corano: «E allora a coloro che credono e operano il bene, l'infinitamente Buono concederà loro l'amore» (Maryam, Sura di Maria 19,96).

Le parole «egli ha potere su tutte le cose» ricordano ai musulmani che essi devono essere consapevoli dell'onnipotenza di Dio e temere Dio.9 Dio dice nel sacro Corano: «Temete Dio, e sappiate che Dio è con chi lo teme. / E date i vostri beni per la causa di Dio, e non gettatevi in perdizioni con le stesse vostre mani, ma fate del bene. In verità Dio ama i virtuosi» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,194-195). «E temete Dio, e sappiate che Dio è severo nella punizione» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,196).

Tramite il timore di Dio, le azioni e le forze dei musulmani devono essere completamente votate a Dio. Dio dice nel sacro Corano: «E sappiate che Dio è con quelli che lo temono» (Al-Tawbah, Sura della conversione 9,36). «O voi che credete! Che avete che quando vi si dice: lanciatevi in battaglia sulla via di Dio, rimanete attaccati alla terra? Preferite forse la vita di questo mondo piuttosto che quella dell'altro mondo? Il godimento della vita di questo mondo è poca cosa in confronto all'altro mondo. / Se non vi lancerete in battaglia, egli vi castigherà di un castigo crudele, e sceglierà al vostro posto un altro popolo. E voi non gli farete alcun danno. E Dio è capace di ogni cosa» (Al-Tawbah, Sura della conversione 9,38-39). Le parole «suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose», nel loro insieme, ricordano ai musulmani che come ogni cosa nella creazione glorifica Dio, ogni cosa nelle loro anime deve essere devota a Dio: «Tutto quanto è nei cieli e tutto quanto è sulla terra glorifica Dio; suo è il Regno e sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,1).

Infatti, tutto ciò che è nelle anime delle persone è conosciuto da Dio e nei suoi confronti ne sono responsabili: «Egli conosce ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra e quello che celate e quello che palesate. E Dio conosce ciò che è nei petti degli uomini» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,4).

Come possiamo vedere da tutti i versetti riportati sopra, le anime sono rappresentate nel sacro Corano come dotate di tre principali facoltà: la mente o l'intelligenza, che è destinata a comprendere la verità; il volere che è destinato al libero arbitrio; e il sentimento che è fatto per amare il buono e il bello.10 In altri termini, potremmo dire che l'anima dell'uomo conosce, tramite la comprensione, la verità, tramite la volontà, il bene e, tramite le emozioni virtuose e il sentimento, l'amore per Dio.

Proseguendo nella stessa sura del sacro Corano (che è quella riportata sopra), Dio ordina alle persone di temerlo il più possibile e ascoltare (e così comprendere il vero); di obbedire (e così di volere il bene) e di dare (e così di esercitare l'amore e la virtù), che, egli dice, è la cosa migliore per le nostre anime. Ingaggiando ogni elemento che costituisce le nostre anime - le facoltà di conoscenza, volontà e amore - possiamo arrivare a essere purificati e raggiungere l'ultimo successo: «Così temete Dio quanto potete e ascoltate e obbedite e donate; questo è la cosa migliore per le vostre anime. E quelli che si guarderanno dall'avarizia delle loro anime, saranno quelli che avranno successo» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,16).

Ricapitolando quindi, quando l'intera frase «l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli ha potere su tutte le cose» è aggiunta alla testimonianza di fede - «Non c'è dio se non Iddio» - ricorda ai musulmani che i loro cuori, le loro anime individuali e tutte le facoltà e capacità delle loro anime (o semplicemente anime e corpi indivisi) devono essere completamente attaccati a Dio. Così dice Dio al profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) nel sacro Corano: «Di': in verità la mia adorazione, il mio sacrificio, la mia vita e la mia morte appartengono a Dio, Signore dei mondi. / Che non ha associati. Questo è l'ordine che ho ricevuto e io sono il primo tra coloro che si sottomettono./ Di': dovrei cercare altri che Dio per Signore, quando lui è il Signore di tutte le cose? Ogni anima non si guadagna il male che per se stessa, e nessuno già carico di un peso porterà i pesi degli altri…» (Al-An'am, Sura delle greggi 6,162-164).

Questi versetti riassumono la totale e completa devozione a Dio del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina). Così nel sacro Corano Dio ordina ai musulmani che veramente amano Dio di seguire questo esempio,11 al fine di essere amati da Dio:12 «Di' (o Muhammad, al genere umano): Se amate Dio seguite me; Dio vi amerà e perdonerà i vostri peccati perché Dio è Perdonatore e Misericordioso» (Aal 'Imran, Sura della famiglia di 'Imran 3,31).

L'amore di Dio nell'islam fa quindi parte della devozione completa e totale a Dio; non è un mero sentimento, un'emozione parziale. Come si è visto sopra, Dio comanda nel sacro Corano: «Di': in verità la mia adorazione, il mio sacrificio, la mia vita e la mia morte appartengono a Dio, Signore dei mondi. / Che non ha associati». Il richiamo a essere completamente devoti a Dio anima e corpo, lungi dall'essere un richiamo a una mera emozione o stato d'animo, è, infatti, un'ingiunzione che richiede un totale, costante e attivo amore di Dio. Si tratta di un amore a cui il cuore spirituale più intimo e l'intera anima - con la sua intelligenza, volontà e sentimento - partecipano attraverso la devozione.

Nessuno ha portato niente di meglio

Abbiamo visto come la frase benedetta: «Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» - che è la cosa migliore, che tutti i profeti hanno detto - rende esplicito ciò che era implicito nella migliore invocazione («Non c'è dio se non Iddio») mostrando cosa essa richiede e comporta, attraverso la devozione. Resta da dire che questa formula benedetta è in sé anche un'invocazione sacra - una specie di estensione della prima testimonianza di fede («Non c'è dio se non Iddio») - la cui ripetizione rituale può suscitare, tramite la grazia di Dio, alcune delle attitudini devozionali che essa richiede, cioè amare ed essere devoti a Dio con tutto il proprio cuore, tutta la propria anima, tutta la propria mente, tutta la propria volontà o forza e tutti i propri sentimenti. Da qui il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) ordinò questa invocazione dicendo: «Coloro che ripetono cento volte al giorno: "Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose", questo per loro equivale alla liberazione di dieci schiavi e cento buone azioni gli vengono ascritte e cento cattive azioni gli vengono cancellate e per quel giorno è una protezione dal diavolo fino alla sera. E nessuno offre niente di meglio di questo, salvo chi fa di più».13

In altre parole l'invocazione benedetta, «Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose», non solo richiede e implica che i musulmani debbano essere completamente devoti a Dio e amarlo con l'intero cuore, l'intera anima e tutto ciò che è in essi contenuto. Questa invocazione permette loro, come il suo inizio (la testimonianza di fede) - tramite la sua ripetizione frequente -14 di realizzare questo amore con tutto il loro essere.

Dio dice in una delle primissime rivelazioni del sacro Corano: «Così invoca il nome del tuo Signore e votati a lui completamente» (Al-Muzzammil, Sura dell'avvolto nel manto 73,8).

L'amore di Dio come primo e più grande comandamento nella Bibbia

Lo Shemà nel libro del Deuteronomio (6,4-5), una parte centrale dell'Antico Testamento e della liturgia ebraica, dice: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze».15

Allo stesso modo risponde il Cristo, il Messia (su di lui la pace) nel Nuovo Testamento, quando gli viene domandato a proposito del comandamento più grande: «Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i profeti"» (Mt 22,34-40).

E anche: «Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?" Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi"» (Mc 12,28-31)

Il comandamento di amare Dio completamente è così il primo e più grande comandamento della Bibbia. Infatti può essere trovato in numerosi altri passi in tutta la Bibbia come: Deuteronomio 4,29; 10,12; 11,13 (che fa anche parte dello Shemà); 13,3; 26,16; 30,2; 30,6; 30,10; Giosuè 22,5; Marco 12,32-33 e Luca 10,27-28.

Tuttavia, in tutti questi passi della Bibbia, esso si presenta in forme e versioni leggermente differenti. Per esempio, in Matteo 22,37 («Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente»), la parola greca per «cuore» è kardia, la parola per «anima» è psyche, e la parola per «mente» è dianoia. Nella versione di Marco 12,30 («Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza») la parola «forza» è aggiunta alle tre suddette, che traduce la parola greca ischys.

Le parole di un dottore della legge in Luca 10,27 (che sono confermate da Gesù Cristo [su di lui la pace] in Luca 10,28) contengono i medesimi quattro termini come Marco 12,30. Le parole dello scriba in Marco 12,32 (che sono approvate da Gesù Cristo [su di lui la pace] in Marco 12,34) contengono gli stessi tre termini kardia («cuore»), dianoia («mente»), e ischys («forza»).

Nello Shemà del Deuteronomio 6,4-5 («Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze»), in ebraico la parola per «cuore» è lev, la parola per «anima» è nefesh, e la parola per «forza» è me'od.

In Giosuè 22,5, gli israeliti ricevono da Giosuè (su di lui la pace) l'ordine di amare Dio ed essere a lui devoti come segue: «Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima» (Gs 22,5).

Ciò che tutte queste versioni hanno quindi in comune - a dispetto della lingua differente tra l'Antico Testamento in lingua ebraica, le parole originali del Cristo (su di lui la pace) in aramaico, e l'attuale trasmissione greca del Nuovo Testamento - è il comando di amare Dio completamente con anima e corpo e di essere a lui completamente devoti. Questo è il primo e più grande comandamento per gli esseri umani.

Alla luce di ciò che abbiamo visto essere implicito ed evocato dalla parola benedetta del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) - «La cosa migliore che ho detto - io stesso, e i profeti che mi precedettero - è "non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose"» -16 possiamo ora forse comprendere come le parole «la cosa migliore che ho detto - io stesso, e i profeti che mi precedettero» attribuite alla formula benedetta «non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» corrispondano al primo e più grande comandamento di amare Dio, completamente, anima e corpo, come si trova in vari passi della Bibbia.

Potremmo dire, in altre parole, che il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina), su ispirazione divina, riaffermava e richiamava al ricordo del primo comandamento della Bibbia. Dio sa meglio, ma certamente abbiamo visto la loro effettiva somiglianza nel significato. Inoltre, sappiamo anche (come si può vedere nelle note) che entrambe le formule consentono un altro notevole parallelo: si presentano in versioni e forme leggermente diverse in contesti differenti, e tutte, nondimeno, enfatizzano il primato dell'amore e della devozione a Dio.17

L'amore per il prossimo

L'amore per il prossimo nell'islam

Esistono numerose affermazioni nell'islam sulla necessità e la grande importanza dell'amore e della misericordia per il prossimo. L'amore per il prossimo è una parte essenziale e integrante della fede in Dio e dell'amore per Dio perché nell'islam senza amore per il prossimo non c'è vera fede in Dio e non c'è rettitudine. Il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «Nessuno di voi avrà fede finché non amerete per vostro fratello ciò che amate per voi stessi».18 E anche: «Nessuno di voi avrà fede finché non amerete per il vostro prossimo ciò che amate per voi stessi».19

Tuttavia, empatia e simpatia per il prossimo - e anche le preghiere rituali - non sono sufficienti. Devono essere accompagnate da generosità e abnegazione. Dio dice nel sacro Corano: «La pietà non consiste nel volgere i vostri volti verso l'Oriente e l'Occidente,20 ma nel credere in Dio e nell'ultimo giorno, negli angeli, nel libri e nei profeti; nel dare dei propri beni, per amore suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti e per liberare gli schiavi, compiere l'orazione e pagare la decima, mantenere fede agli impegni presi, essere pazienti nelle avversità, nelle ristrettezze e di fronte al pericolo. Queste sono le virtù che caratterizzano i credenti pii e sinceri» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,177)

E anche: «Non perverrete alla pietà finché non donerete cose a cui siete affezionati: qualunque elemosina voi facciate, Iddio lo sa» (Aal 'Imran, Sura della famiglia di Imran 3,92). Se non doniamo al prossimo ciò che noi stessi amiamo, non amiamo veramente Dio né il prossimo.

L'amore per il prossimo nella Bibbia

Abbiamo già citato le parole del Messia, Gesù Cristo (su di lui la pace), a proposito della grande importanza, seconda solo all'amore per Dio, dell'amore per il prossimo: «Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,38-40).

E: «E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi» (Mc 12,31).

Resta solo da notare che questo comandamento si trova anche nell'Antico Testamento: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,17-18).

Così il secondo comandamento, come il primo comandamento, richiede generosità e abnegazione e da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i profeti.

Venite a una parola comune fra noi e voi

Una parola comune

Mentre islam e cristianesimo sono ovviamente religioni differenti - e non minimizziamo affatto le loro differenze formali -, è chiaro che i due comandamenti più grandi sono un terreno comune e un collegamento fra il Corano, la Torah e il Nuovo Testamento. Ciò che presuppongono i due comandamenti nella Torah e nel Nuovo Testamento e di cui sono il risultato è l'unità di Dio, vale a dire che c'è un solo Dio.

Lo Shemà nella Torah inizia: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo» (Dt 6,4). Ugualmente, Gesù (su di lui la pace) disse: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore» (Mc 12,29). Allo stesso modo, Dio dice nel sacro Corano: «Di': egli è Dio, l'Uno / Dio, sufficiente a se stesso» (Al-Ikhlas, Sura della sincerità 112,1-2). Così l'unità di Dio, l'amore per lui e l'amore per il prossimo formano un terreno comune su cui islam e cristianesimo (ed ebraismo) sono fondati.

Questo non poteva essere altrimenti in quanto Gesù (su di lui la pace) disse: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,40).

Inoltre, Dio conferma nel sacro Corano che il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) non portò nulla di fondamentalmente o essenzialmente nuovo: «Niente è stato detto a te (o Muhammad) se non quello che già fu detto ai messaggeri prima di te» (Fussilat, Sura dei chiari precisi 41,43). E: «Di' (o Muhammad): Non costituisco un'innovazione rispetto agli inviati né conosco quel che avverrà a me e a voi. Non faccio che seguire quello che mi è stato rivelato. Non sono che un ammonitore esplicito» (Al-Ahqaf, 46,9). Così anche Dio nel sacro Corano conferma che le stesse verità eterne dell'unità di Dio, della necessità dell'amore e della devozione totali a Dio (ed evitando così falsi dèi), e della necessità di amare i propri simili (e così la giustizia), sono la base di ogni vera religione: «A ogni comunità inviammo un profeta [che dicesse]: "Adorate Dio e fuggite gli idoli!". Dio guidò alcuni di essi e altri furono sviati. Percorrete la terra e vedrete cosa accadde ai negatori» (Al-Nahl, Sura dell'ape 16,36). «Invero inviammo i nostri messaggeri con prove inequivocabili, e facemmo scendere con loro la Scrittura e la bilancia, affinché gli uomini osservassero la giustizia...» (Al-Hadid, Sura del ferro 57,25).

Venite a una parola comune!

Nel sacro Corano, Dio altissimo ordina ai musulmani di trasmettere il seguente richiamo ai cristiani (ed ebrei - le genti del Libro): «Di': O genti del Libro! Venite a una parola comune tra noi e voi: che non adoriamo altri che Dio, e non associamo a lui cosa alcuna, e che nessuno di noi scelga altri signori accanto a Dio. E se essi non accettano dite loro: Testimoniate che siamo coloro che si sono dati completamente a lui» (Aal 'Imran, Sura della famiglia di 'Imran 3,64).

Chiaramente le parole benedette «non associamo a lui cosa alcuna» sono riferite all'unità di Dio e le parole «non adoriamo altri che Dio», sono riferite all'essere completamente devoti a Dio. Quindi esse si riferiscono tutte al primo e più grande comandamento. Secondo uno dei più antichi e più autorevoli commentari (tafsir) del sacro Corano - il Jami' Al-Bayan fi Ta'wil Al-Qur'an di Abu Ja'far Muhammad bin Jarir Al-Tabari (morto nel 310 èra cristiana - 923 èra islamica) -, le parole «nessuno di noi scelga altri signori accanto a Dio» significano «che nessuno di noi dovrebbe ubbidire ad altri disobbedendo a ciò che Dio ha comandato, né glorificarli prostrandosi a loro nello stesso modo di come si prostrano a Dio».

In altre parole, musulmani, cristiani ed ebrei dovrebbero essere liberi di seguire ognuno quello che Dio comandò loro, e non abbiano da «prostrarsi di fronte a re e simili»,21 perché Dio dice altrove nel sacro Corano: «non c'è coercizione nella religione…» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,256). Questo chiaramente si riferisce al secondo comandamento, perché giustizia22 e libertà di religione sono aspetti centrali dell'amore per il prossimo. Dio dice nel sacro Corano: «Dio non vi impedisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Dio ama coloro che si comportano con giustizia» (Al-Mumtahinah, Sura dell'esaminata 60,8).

Così noi come musulmani invitiamo i cristiani a ricordarsi delle parole evangeliche di Gesù (su di lui la pace): «… il primo [comandamento] è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi» (Mc 12,29-31).

Come musulmani, noi diciamo ai cristiani che non siamo contro di loro e che l'islam non è contro di loro - a meno che loro non intraprendano la guerra contro i musulmani a causa della loro religione, li opprimano e li privino delle loro case (in conformità con il versetto del sacro Corano [Al-Mumtahinah, 60,8] citato sopra). Inoltre, Dio dice nel sacro Corano: «Non tutti sono uguali. Fra la gente della Scrittura c'è una comunità giusta dove sono persone che passano la notte recitando i versetti di Dio e prosternandosi. / Essi credono in Dio e nell'ultimo giorno, ordinando ciò che è raccomandabile e vietando ciò che è riprovevole, e gareggiano nelle opere buone. Questi son uomini retti. / E il bene che fanno non sarà loro misconosciuto. Dio conosce bene i timorati» (Aal-'Imran, Sura della famiglia di 'Imran 3,113-115).

Il cristianesimo è necessariamente contro i musulmani? Nel Vangelo Gesù Cristo (su di lui la pace) dice: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Mt 12,30). «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40). «…Chi non è contro di voi, è per voi» (Lc 9,50).

Secondo il commentario al Nuovo Testamento del beato Teofilatto,23 queste asserzioni non sono in contraddizione perché la prima (nel testo greco originale del Nuovo Testamento) si riferisce ai dèmoni, mentre la seconda e la terza si riferiscono a persone che riconobbero Gesù, pur non essendo cristiani. I musulmani riconoscono Gesù Cristo come il Messia, non nello stesso modo dei cristiani (ma i cristiani stessi comunque non sono mai stati tutti d'accordo sulla natura di Gesù Cristo), ma nel modo seguente: «… Il Messia Gesù, figlio di Maria, è un messaggero di Dio e la sua Parola che egli pose in Maria e uno Spirito proveniente da lui...» (Al-Nisa', Sura delle donne 4,171). Noi invitiamo perciò i cristiani a considerare i musulmani non contro ma con loro, in conformità con le parole di Gesù Cristo.

Per concludere, in quanto musulmani, e in obbedienza al sacro Corano, chiediamo ai cristiani di concordare con noi sulle cose essenziali delle nostre due religioni «…che non adoriamo altri che Dio, e non associamo a lui cosa alcuna, e che nessuno di noi scelga altri signori accanto a Dio…» (Aal 'Imran, Sura della famiglia di 'Imran 3,64).

Che questo terreno comune sia la base di ogni futuro dialogo interreligioso fra di noi, dato che il nostro terreno comune è quello da cui dipende tutta la Legge e i profeti (cf. Mt 22,40). Dio dice nel sacro Corano: «Dite (o musulmani): Crediamo in Dio e in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sulle tribù, e in quello che è stato dato a Mosè e a Gesù e in tutto quello che è stato dato ai profeti da parte del loro Signore. Non facciamo differenza alcuna tra di loro e a lui siamo sottomessi. / E se crederanno nelle stesse cose in cui voi avete creduto, saranno sulla retta via; se invece volgeranno le spalle, saranno nell'eresia, e Dio basterà contro di loro. Egli è colui che tutto ascolta e conosce» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,136-137).

Fra noi e voi

Trovare il terreno comune fra musulmani e cristiani non è semplicemente una questione di corretto dialogo ecumenico fra i vari capi religiosi. Il cristianesimo e l'islam sono rispettivamente la più numerosa e la seconda più numerosa religione nel mondo e nella storia. Cristiani e musulmani costituiscono rispettivamente, secondo le statistiche, oltre un terzo e oltre un quinto dell'umanità. Insieme formano più del 55% della popolazione mondiale; ciò fa della relazione tra queste due comunità religiose il più importante fattore per il mantenimento della pace in tutto il mondo. Se musulmani e cristiani non sono in pace, il mondo non può essere in pace. Con il terribile armamento del mondo moderno e con musulmani e cristiani interconnessi ovunque mai come ora, nessuna parte può vincere unilateralmente un conflitto che coinvolga più della metà degli abitanti del mondo. Così il nostro comune futuro è in pericolo. È forse in gioco la stessa sopravvivenza del mondo.

E a quelli che ciononostante provano piacere nel conflitto e nella distruzione, o stimano che alla fine riusciranno a vincere, noi diciamo che anche le nostre anime eterne sono in pericolo se non riusciremo a fare sinceramente ogni sforzo per la pace e giungere a un'armonia condivisa. Dio dice nel sacro Corano: «In verità Dio ha ordinato la giustizia e la benevolenza e la generosità nei confronti dei parenti, e ha proibito la dissolutezza e ciò che è riprovevole e la ribellione. Egli vi ammonisce affinché ve ne ricordiate» (Al Nahl, 16,90). Gesù Cristo (su di lui la pace) disse: «Beati gli operatori di pace…» (Mt 5,9), e anche: «Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» (Mt 16,26).

Facciamo quindi in modo che le nostre differenze non provochino odio e conflitto tra noi. Gareggiamo gli uni con gli altri solamente in rettitudine e in opere buone. Rispettiamoci, siamo giusti e gentili, e viviamo in pace sincera, nell'armonia e nella benevolenza reciproca. Dio dice nel sacro Corano: «E su di te abbiamo fatto scendere il Libro secondo verità, a confermare le Scritture precedenti e preservarle da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo quello che Dio ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta. A ognuno di voi abbiamo assegnato una regola e una via. E se Dio avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità, ma ha voluto provarvi con l'uso che farete di quel che vi ha donato. Gareggiate dunque nelle opere buone: voi tutti ritornerete a Dio ed egli allora vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi» (Al-Ma'idah, Sura della tavola imbandita 5,48).

Wal-Salaamu 'Alaykum, pax vobiscum.

Anno 2007 dell'èra cristiana - 1428 dell'èra islamica.

Seguono le firme

* La lettera è indirizzata a: papa Benedetto XVI; Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli; Teodoro II, papa e patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa; Ignazio IV, patriarca d'Antiochia e di tutto l'Oriente; Teofilo III, patriarca di Gerusalemme; Alessio II, patriarca di Mosca e di tutta la Russia; Paolo, patriarca di Belgrado e della Serbia; Daniele, patriarca di Romania; Massimo, patriarca della Bulgaria; Ilia II, arcivescovo di Mtskheta-Tbilisi, catholicos-patriarca di tutta la Georgia; Crisostomo, arcivescovo di Cipro; Christodoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia; Sawa, metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia; Anastasio, arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania; Cristoforo, metropolita delle Repubbliche Ceca e Slovacca; Shenouda III, papa d'Alessandria e patriarca di tutta l'Africa sul trono apostolico di s. Marco; Karekin II, patriarca supremo e catholicos di tutta l'Armenia; Ignatius Zakka I, patriarca d'Antiochia e di tutto l'Oriente, capo supremo della Chiesa siro-ortodossa universale; marthoma Didymos I, catholicos d'Oriente sul trono apostolico di s. Tommaso e metropolita di Malankara; abuna Paulos, quinto patriarca e catholicos d'Etiopia, echege della sede di san Tekle Haymanot, arcivescovo di Axum; mar Dinkha IV, catholicos-patriarca della Chiesa assira dell'Oriente; Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury; Mark S. Hanson, vescovo presidente della Chiesa evangelica luterana in America e presidente della Federazione luterana mondiale; George H. Freeman, segretario generale del Consiglio metodista mondiale; David Coffey, presidente dell'Alleanza battista mondiale; Setri Nyomi, segretario generale dell'Alleanza riformata mondiale; Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese; e le guide delle Chiese cristiane in tutto il mondo….

1 In arabo: «La illaha illa Allah Muhammad rasul Allah». Le due shahadah effettivamente si trovano entrambe (quantunque separate) come frasi nel sacro Corano (rispettivamente in Muhammad, Sura di Muhammad 47,19, e in Al-Fath, Sura della vittoria 48,29).

2 Sunan Al-Tirmidhi, Kitab Al-Da'awat, 462/5, n. 3383; Sunan Ibn Majah, 1249/2.

3 Sunan Al-Tirmidhi, Kitab Al-Da'awat, Bab al-Du'a fi Yawm 'Arafah, hadith n. 3934. È importante notare che le frasi seguenti, «l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose», provengono tutte dal sacro Corano, esattamente in queste forme, quantunque in passaggi differenti. «Lui l'Unico» - riferito a Dio (sia egli esaltato) - si trova nel sacro Corano almeno sei volte (7,70; 14,40; 39,45; 40,12; 40,84 e 60,4). «Lui senza associati», si trova in questa forma nel sacro Corano almeno una volta (Al-An'am, Sura delle greggi 6,173). «Suo è il Regno, sua è la lode ed egli ha potere su tutte le cose» si trova esattamente in questa forma nel sacro Corano almeno una volta (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,1), e parti di essa si trovano numerose altre volte (per esempio le parole «Egli è potente su tutte le cose» si trovano almeno cinque volte: 5,120; 11,4; 30,50; 42,9 e 57,2).

4 Il cuore. Nell'islam il cuore (spirituale, non fisico) è l'organo della percezione spirituale e della conoscenza metafisica. In una delle più grandi visioni del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) Dio dice nel sacro Corano: «Il cuore intimo non smentì (nella visione) ciò che vide» (al-Najm, Sura della stella 53,11). Effettivamente, in altre parti del sacro Corano, Dio dice: «Infatti non già gli occhi loro sono ciechi, ma ciechi sono i loro cuori, che hanno nel petto» (Al-Hajj, Sura del pellegrinaggio 22,46; cf. tutto il versetto e anche: 2,9-10; 2,74; 8,24; 26,88-89; 48,4; 83,14 et al. C'è in effetti nel sacro Corano oltre un centinaio di menzioni del cuore e di suoi sinonimi).

Ci sono differenti interpretazioni tra i musulmani riguardo la visione diretta di Dio (in contrapposizione alle realtà spirituali in quanto tali), sia in questa vita sia nell'altra. Dio dice nel sacro Corano (del giorno del giudizio): «In quel giorno vi saranno volti splendenti, / con lo sguardo immerso nel loro Signore» (Al-Qiyamah, Sura della risurrezione 75,22-23); Dio dice ancora nel sacro Corano: «Ecco chi è Dio, il vostro Signore. Non c'è altro dio che lui, il Creatore di tutte le cose, adorate dunque lui che si prende cura di tutte le cose. / Non lo afferrano gli sguardi ma egli tutti gli sguardi afferra. Egli è il Sottile, colui che tutto conosce. / Prove vi sono giunte dal vostro Signore, così chi ha la visione l'ha per il suo bene, chi è cieco lo è a suo danno. E io non sono il vostro custode» (Al-An'am, Sura delle greggi 6,102-104).

Nondimeno, è evidente che la concezione islamica del cuore (spirituale) non è molto differente dalla concezione cristiana del cuore (spirituale), come vediamo nelle parole di Gesù (su di lui la pace) nel Nuovo Testamento: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5,8); e le parole di Paolo: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto» (1Cor 13,12).

5 Cf. anche Luqman,Sura di Luqman 31,25.

6 Cf. anche Al-Nahl,Sura dei poeti 16,3-18.

7 Sahih Bukhari, Kitab Tafsir Al-Qur'an, Bab ma Ja'a fi Fatihat Al-Kitab (hadith n.1); anche: Sahih Bukhari, Kitab Fada'il Al-Qur'an, Bab Fadl Fatihat Al-Kitab, (hadith n. 9), n. 5006.

8 Il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «Dio ha diviso la misericordia in cento parti. Egli ne ha fatto discendere una tra i jinn e gli esseri umani e le bestie e gli animali perché condividano reciprocamente i loro sentimenti; e per questo essi hanno misericordia l'un l'altro; e tramite essa gli animali selvatici provano affetto per i loro cuccioli. E Dio ha conservato novantanove misericordie con le quali avrà misericordia per i suoi servi il giorno del giudizio» (Sahih Muslm, Kitab Al-Tawbah; 2109/4; n. 2752; cf. anche Sahih Bukhari, Kitab Al-Riqaq, n. 6469).

9 Il timore di Dio è il principio della saggezza. Si riporta che il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «La parte principale della saggezza è il timore di Dio - sia egli esaltato» (Musnad al-Shahab, 100/1; Al-Dulaymi, Musnad Al-Firdaws, 270/2; Al-Tirmidhi, Nawadir Al-Usul; 84/3; Al-Bayhaqi, Al-Dala'il e Al-Bayhaqi, Al-Shu'ab; Ibn Lal, Al-Makarim; Al-Ash'ari, Al-Amthal, et al.). Questo è chiaramente simile alle parole del profeta Salomone (su di lui la pace) nella Bibbia: «Fondamento della sapienza è il timore di Dio…» (Pr 9,10); e: «Il timore del Signore è il principio della scienza…» (Pr 1,7).

10 L'intelligenza, la volontà e il sentimento nel sacro Corano. Così Dio nel sacro Corano dice agli esseri umani di credere in lui e di invocarlo (tramite l'uso dell'intelligenza) con timore (che motiva la volontà) e con la speranza (e quindi con il sentimento): «Poiché credono nei nostri segni coloro soli che, quando questi vengono loro recitati, cadono prostrati, che esaltano le lodi del loro Signore, e si liberano di ogni orgoglio / che lasciano i loro giacigli per invocare il loro Signore in timore e speranza, ed elargiscono di quello che noi abbiamo loro donato. / Nessuna anima conosce quale grande gioia è in serbo nascosta per loro in premio per le loro buone azioni» (Al-Sajdah, Sura della prosternazione 32,15-17).

«Invocate il vostro Signore in umiltà e in segreto. Egli non ama i trasgressori. / E non portate la corruzione sulla terra dopo che fu da Dio creata giusta e invocatelo in timore e speranza. Ché la misericordia di Dio è vicina ai virtuosi» (Al-A'raf, Sura del limbo 7,55-56).

Ugualmente, lo stesso profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) è descritto in termini che manifestano la conoscenza (e quindi l'intelligenza), che incoraggiano la speranza (e quindi il sentimento) e che ispirano il timore (e quindi motivano la volontà): «O Profeta! Noi ti abbiamo inviato come testimone e nunzio e ammonitore» (Al-Ahzab, Sura delle fazioni alleate 33,45). «In verità noi ti abbiamo inviato (o Muhammad) come testimone e nunzio e ammonitore» (Al-Fath, Sura della vittoria 48,8).

11 Un eccellente esempio. L'amore e la totale devozione del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) a Dio è per i musulmani il modello che essi cercano di imitare. Dio dice nel sacro Corano: «In verità nel messaggero di Dio voi avete un eccellente esempio per colui che spera in Dio e nell'ultimo giorno; e invoca molto Dio» (Al-Ahzab, Sura delle fazioni alleate 33,21).

La totalità di questo amore esclude la mondanità e l'egoismo ed esso è in se stesso bello e caro ai musulmani. Dio dice nel sacro Corano: «E sappiate che il messaggero di Dio è tra di voi. Se egli dovesse darvi retta in molte questioni voi sicuramente cadreste in disgrazia; ma Dio vi ha fatto amare la fede e l'ha resa bella nei vostri cuori, e vi ha reso odioso il rifiuto ribelle, l'empietà e la disobbedienza. Così sono coloro che sono ben guidati» (Al-Hujurat, Sura delle stanze intime 49,7).

12 Questo «amore particolare» si aggiunge alla misericordia universale di Dio «che comprende tutte le cose» (Al-A'raf, Sura del limbo 7,156); ma Dio sa meglio.

13 Sahih Al-Bukhari, Kitab Bad' al-Khalq, Bab Sifat Iblis wa Junudihi; hadith n. 3329.

Altre versione della formula sacra. Questa formula sacra del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina), si trova in una dozzina di hadith (i detti del profeta Muhammad [su di lui la pace e la benedizione divina]) in differenti contesti e in versioni leggermente differenti.

Quella che abbiamo citato in questo testo («Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose») è infatti la versione più breve. Si può trovare in Sahih al-Bukhari: Kitab al-Adhan (n. 852); Kitab al-Tahajjud (n. 1163); Kitab al-'Umrah (n. 1825); Kitab Bad' al-Khalq (n. 3329); Kitab al-Da'awat (nn. 6404, 6458, 6477); Kitab al-Riqaq (n. 6551); Kitab al-I'tisam bi'l-Kitab (n. 7378); in Sahih Muslim: Kitab al-Masajid (nn. 1366, 1368, 1370, 1371, 1380); Kitab al-Hajj (nn. 3009, 3343); Kitab al-Dhikr wa'l-Du'a' (nn. 7018, 7020, 7082, 7084); in Sunan Abu Dawud: Kitab al-Witr (nn. 1506, 1507, 1508); Kitab al-Jihad (n. 2772); Kitab al-Kharaj (n. 2989); Kitab al-Adab (nn. 5062, 5073, 5079); in Sunan al-Tirmidhi: Kitab al-Hajj (n. 965); Kitab al-Da'awat (nn. 3718, 3743, 3984); in Sunan al-Nasa'i: Kitab al-Sahw (nn. 1347, 1348, 1349, 1350, 1351); Kitab Manasik al-Hajj (nn. 2985, 2997); Kitab al-Iman wa'l-Nudhur (n. 3793); in Sunan Ibn Majah: Kitab al-Adab (n. 3930); Kitab al-Du'a' (nn. 4000, 4011); e in Muwatta' Malik: Kitab al-Qur'an (nn. 492, 494); Kitab al-Hajj (n. 831).

Una versione più lunga che include le parole «yuhyi wa yumit» («Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode. Egli dà la vita e dà la morte e ha potere su tutte le cose») si può trovare in Sunan Abu Dawud: Kitab al-Manasik (n. 1907); in Sunan al-Tirmidhi: Kitab al-Salah (n. 300); Kitab al-Da'awat (nn. 3804, 3811, 3877, 3901); e in Sunan al-Nasa'i: Kitab Manasik al-Hajj (nn. 2974, 2987, 2998); Sunan Ibn Majah: Kitab al-Manasik (n. 3190).

Un'altra versione più lunga che include le parole «bi yadihi al-khayr» («Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode. Nelle sue mani detiene il bene e ha potere su tutte le cose») si può trovare in Sunan Ibn Majah: Kitab al-Adab (n. 3931); Kitab al-Du'a' (n. 3994).

La versione più lunga che include le parole «yuhyi wa yumit wa Huwa Hayyun la yamut bi yadihi al-khayr» («Non c'è dio se non Iddio, l'Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode. Egli da la vita e dà la morte. Egli è il Vivente, che non muore. Nelle sue mani detiene il bene e ha potere su tutte le cose») si può trovare in Sunan al-Tirmidhi: Kitab al-Da'awat (n. 3756) e in Sunan Ibn Majah: Kitab al-Tijarat (n. 2320), con la differenza che quest'ultimo hadith recita: «bi yadihi al-khayr kuluhu» («nelle sue mani detiene tutto il bene»).

È importante tuttavia notare che il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina), descrive solo la prima (e più breve) versione come: «La cosa migliore che ho detto - io stesso, e i profeti che mi precedettero», e solo di questa versione il Profeta (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «E nessuno ha portato niente di meglio, salvo chi fa di meglio».

Le citazioni sopra riportate si riferiscono al sistema numerico di The Sunna Project's Encyclopaedia of Hadith (Jam' Jawami' al-Ahadith wa'l-Asanid), preparato in collaborazione con i docenti dell'al-Azhar, che include Sahih al-Bukhari, Sahih Muslim, Sunan Abu Dawud, Sunan al-Tirmidhi, Sunan al-Nasa'i, Sunan Ibn Majah, e Muwatta' Malik.

14 Il ricordo frequente di Dio nel sacro Corano. Il sacro Corano è pieno di ingiunzioni a invocare e ricordare frequentemente Dio: «Invoca il nome del tuo Signore al mattino e alla sera» (Al-Insan, Sura dell'uomo 76,25). «Così invoca Dio in piedi, seduto e sdraiato» (Al-Nisa, Sura delle donne 4,103). «Invoca (o Muhammad) il tuo Signore nel tuo intimo, in umiltà e reverenza e a bassa voce, il mattino e la sera. E non essere di coloro che trascurano Dio» (Al-'Araf, Sura del limbo 7,205). «… Invoca molto il tuo Signore e pregalo all'inizio della notte e al mattino» (Aal 'Imran, Sura della famiglia di 'Imran 3,41). «O voi che credete, invocate Dio invocatelo molto. / E glorificatelo all'alba e al crepuscolo» (Al-Ahzab, Sura delle fazioni alleate 33,41-42). Cf. anche: 2,198-200; 2,203; 2,238-239; 3,190-191; 6,91; 7,55; 7,180; 8,45; 17,110; 22,27-41; 24,35-38; 26,227; 62,9-10; 87,1-17, et al.

Il sacro Corano è ugualmente pieno di versetti che evidenziano la capitale importanza del ricordo di Dio (cf. 2,151-157; 5,4; 6,118; 7,201; 8,2-4; 13,26-28; 14,24-27; 20,14; 20,33-34; 24,1; 29,45; 33,35; 35,10; 39,9; 50,37; 51,55-58; e 33,2; 39,22-23 e 73,8-9 come già citati, et al.), e le terribili conseguenze di non praticarlo (cf. 2,114; 4,142; 7,179-180; 18,28; 18,100-101; 20,99-101; 20,124-127; 25,18; 25,29; 43,36; 53,29; 58,19; 63,9; 72,17 et al.; cf. anche 107,4-6). Per cui Dio dice infine nel sacro Corano: «Non è forse arrivato il tempo per i credenti che i loro cuori in tutta umiltà debbano ingaggiarsi nell'invocazione di Dio...?» (Al-Hadid, Sura del ferro 57,16); «…. Non dimenticate di invocarmi» (Taha, Sura Ta-ha 20,42), e: «Ricorda il tuo Signore ogni volta che lo dimentichi» (Al-Kahf, sura della caverna 18,24).

15 Nella versione inglese del testo le citazioni bibliche sono tratte dalla Bibbia New King James Version, Thomas Nelson, Inc, Nashville (TN, USA) 1982. Per la versione italiana esse sono tratte da La Bibbia di Gerusalemme, EDB, Bologna 2007 (ndr).

16 Sunan Al-Tirmithi, Kitab Al-Da'wat, Bab al-Du'a fi Yawm 'Arafah, hadith n. 3934, cit.

17 La forma più perfetta. Il cristianesimo e l'islam hanno concezioni paragonabili sul genere umano creato nella forma più perfetta e dal soffio divino. Il libro della Genesi dice: «Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). E: «Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,7).

E il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «In verità Dio creò Adamo a sua immagine» (Sahih Al-Bukhari, Kitab Al-Isti'than, 1; Sahih Muslim, Kitab Al-Birr 115; Musnad Ibn Hanbal, 2, 244, 251, 315, 323 ecc. et al.).

«E vi abbiamo creati, poi vi abbiamo formati, poi abbiamo detto agli angeli: Prostratevi davanti ad Adamo! E si prostrarono tutti, eccetto Iblis, che fra i prostrati non fu» (Al-A'raf, Sura del limbo 7,11).

«Per il fico e l'olivo / e per il monte Sinai / e per questa contrada sicura. / In verità noi creammo l'uomo delle forme la più perfetta / e poi lo riducemmo degli abbietti il più abbietto / salvo coloro che credono e che operano il bene, che riceveranno una ricompensa che non sarà mai rinfacciata. E cosa mai potrà, allora, spingerti a negare il dì del giudizio? / Non è Dio il più giusto dei giudici?» (Al-Tin, Sura del fico 95,1-8).

«Dio è Chi ha fatto per voi della terra un luogo di soggiorno e del cielo una volta, e vi modellò e perfezionò le vostre forme e vi ha dato cose buone. Così è Dio, il vostro Signore. Benedetto sia Dio, il Signore dei mondi!» (Al-Ghafir, Sura del Perdonatore, 40,64).

«Anzi, quelli che sbagliano seguendo le loro passioni senza sapere. Chi potrà guidare chi Dio ha traviato? Essi non avranno chi li soccorra. / Così indirizza la tua intenzione (o Muhammad) verso la religione come un uomo dalla natura retta - la natura (formata) di Dio, nella quale egli ha creato l'uomo. Non c'è alterazione (delle leggi) della creazione di Dio. Questa è la retta religione, ma la maggior parte degli uomini non sa» (Al-Rum, Sura dei Romani 30,29-30).

«E quando l'avrò plasmato e avrò soffiato in lui il mio spirito, allora prosternatevi davanti a lui» (Sad, Sura del Sad 38,72).

«E quando il tuo Signore disse agli angeli: Ecco! Sto per porre un vicario sulla terra, essi dissero: vuoi porvi uno che farà del male e verserà del sangue, mentre noi cantiamo le tue lodi e ti santifichiamo? Egli disse: Io so ciò che voi non sapete. / Ed egli insegnò ad Adam i nomi di tutte le cose, poi le mostrò agli angeli dicendo: ditemi i nomi di queste, se siete sinceri. / Essi dissero: Sia gloria a te! Noi non sappiamo altro che quello che tu ci hai insegnato. Tu, solo tu sei il Sapiente il Saggio. / Egli disse: O Adam di' loro i nomi, e quando egli disse loro i nomi, egli disse: E non vi dissi che io conosco i segreti dei cieli e della terra? E conosco ciò che manifestate e ciò che celate. / E quando noi dicemmo agli angeli: prosternatevi davanti ad Adam, essi si prosternarono salvo Iblis. Egli rifiutò orgoglioso e così divenne un negatore.../ E noi dicemmo: O Adam abitate tu e la tua sposa nel giardino e mangiate liberamente (dei frutti) dove voi volete; ma non vi avvicinate a questo albero affinché non diventiate dei peccatori» (Al-Baqarah, Sura della vacca, 2,30-35).

18 Sahih Al-Bukhari, Kitab al-Iman, hadith n. 13.

19 Sahih Muslim, Kitab al-Iman, 67-1, hadith n. 45.

20 I commentatori classici del sacro Corano (cf. Tafsir Ibn Kathir, Tafsir Al-Jalalayn) concordano generalmente nell'affermare che questo si riferisce alla posizione finale della preghiera del musulmano.

21Abu Ja'far Muhammad Bin Jarir Al-Tabari, Jami' al-Bayan fi Ta'wil al-Qur'an, (Dar al-Kutub al-'Ilmiyyah, Beirut [Libano] 1992/1412,) tafsir di Aal-'Imran, 3,64; vol. 3, pp. 299-302.

22 Secondo i grammatici citati da Tabari (cit.) il termine «comune» (sawa) in «una parola comune fra noi e voi» significa anche «giusta», «chiara» (adl).

23 Il beato Teofilatto (1055-1108 èra cristiana) fu arcivescovo ortodosso di Ocride e Bulgaria (1090-1108 era cristiana). La sua lingua materna era il greco del Nuovo Testamento. Il suo Commentario è attualmente disponibile in inglese presso Chrysostom Press.


Letto 2281 volte Ultima modifica il Venerdì, 14 Marzo 2008 19:28
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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