Molte delle credenze magiche animiste degli arabi preislamici vennero inglobate dalla nuova religione e si arricchirono di quelle dei popoli con cui entrarono in contatto.
Per Muhammad la magia è una realtà incontestabile e nel Corano (2,102) si dice che i demoni la insegnarono agli uomini, egli stesso agli inizi della predicazione venne accusato dai meccani di essere un kâhin (indovino) e perciò impossessato da un demonio che lo ispirava.
E' lecita quando non dà danno e anche se i maghi ricorrono a forze superiori come "le forze dei pianeti" basta che non sia intaccato il dogma dell'unicità di Dio, causa di tutte le cose. Questa è la magia bianca al-tarîq al-mahmûd (la via lodevole) rivelata a Salomone, la magia nera al-tarîq al-madhmûd (la via biasimevole) è di origine demoniaca e secondo Tradizione fa capo a Iblis (Satana) in persona; i demoni, ascoltano i segreti del cielo, ma li comunicano agli uomini mischiandoli a delle menzogne. Il Corano, come in altri casi, non dà un giudizio univoco sulla magia; delle tradizioni considerate autentiche riportano che Muhammad avrebbe detto: «Colui che si occupa di magia è da considerarsi un associatore», cioè commette il peccato più grave dell'Islam: associare qualcuno a Dio.
Fin dagli inizi, però, venne autorizzata la ruqya, cioè la pronunciazione o la scrittura di formule magiche, basate su versetti del Corano, nomi specifici di Dio da utilizzare come talismani contro il malocchio, o per guarire malattie.
Negli ultimi decenni il mercato musulmano è invaso da libri di ricette magiche e tanti risalgano a molti secoli fa.
Tra i più diffusi il trattato di al-Bûnî (XII-XIII sec) in cui possiamo leggere i benefici e i poteri segreti del versetto del trono (2, 255): «Tra i poteri segreti di questo versetto glorioso c'è la sua utilizzazione per calmare il pianto dei bambini. Bisogna scriverlo e metterglielo come amuleto. Scrivere la Fâtiha in lettere staccate, così come il versetto del trono, tre volte, e Allah a potere sulla loro vita».
In un librettino egiziano contemporaneo troviamo questa la formula per un talismano portentoso:
«Chi prende l'insieme dei nomi qui sotto e li mette in un quadrato (magico) in un certo momento del sabato e poi li porta come amuleto sulla testa, vedrà umiliarsi davanti a lui ogni tiranno inflessibile e ogni demone ribelle. Ecco i nomi : l'Onnipotente, il Grandissimo, il Costringente, il Vittorioso ecc. (seguiti da altri nomi divini o simili che manifestano la forza divina). Il totale dell'insieme è 16787, la chiave 4189, la costrizione 1, finito e completo». (1)
Come si può ben capire dalla lettura di questo testo i libri sulla magia che inondano il mercato musulmano non sono destinati al grande pubblico, ma necessitano di intermediari specializzati. Questo tipo di magia che si avvale della scrittura fa sì che in molte società musulmane l'uomo di religione, chiamato marabutto in Africa, sia anche l'uomo del magico e che queste persone facciano parte del vivere quotidiano.
Le considerazioni morali nell'uso della magia sono completamente assenti, così si può trovare un talismano: «affinché Allah faccia morire un nemico» utilizzando un passo della sura 111, o uno per «evirare il tuo nemico che ha commesso adulterio con tua moglie».
L'unico criterio di validità è dato dall'efficacia. Per chi vi ricorre non ci sono scopi benefici o malefici, la magia è sempre benefica. Nessuno però ammetterà di praticare magia negativa, ma rivolgerà l'accusa ad altri.
In questo tipo di magia il testo coranico viene estrapolato da ogni contesto religioso, linguistico o storico e resta solo in funzione della parola bruta.
L'efficacia del talismano è tale finché la persona si mantiene in stato di purezza legale, in alcuni casi l'effetto si ha solo quando il marabutto, che lo ha prescritto, recita formule pie con la misbaha (2).
I talismani sono indicati da vari nomi «awdha, hirz, higâb, nufra, tamîma». Il potere magico può derivare dall'oggetto in sé o da formule, segni, forme.
«Magiche» sono le ultime due sure del Corano dette le «preservanti», la 113 contro le malattie fisiche, la 114 contro le malattie psichiche (3).
Gli amuleti da portare al collo a forma di libro o con incisi sopra versetti del Corano, sono tra i più diffusi. Gli astucci talismano detti hirz, servono per contenere foglietti con scritte magiche da portare appesi , molto usati per i bambini. I materiali usati sono i più disparati: ossicini, conchiglie, argento e oro per i più ricchi.
La credenza nel malocchio è molto radicata, la Tradizione riporta che Muhammad disse: «Il malocchio è una verità», anche se i dotti musulmani la condannano.
Tutte le persone possono essere sospettate di gettare il malocchio, ma le più incriminate sono le donne, in particolare anziane, non sposate e sterili. Le donne incinte, i bambini piccoli, tutto ciò che è bello o prezioso sono soggetti a rischio, come le occasione di festa.
La prevenzione e la cura contro il malocchio sono di vario tipo: recitazione di formule, gesti, riti con il fuoco, amuleti. Il più potente è la khamsa.
Il numero cinque (khamsa) possiede ancora in vari paesi musulmani una valenza magica connessa alle cinque dita della mano aperta usato contro il malocchio. In nord Africa, soprattutto, la mano aperta è usata a questo scopo associando la recitazione di una formula che contenga la parola khamsa come ad esempio khamsa fî ‘ayni-k , cinque nei tuoi occhi. L'uso della parola presenta però degli inconvenienti che vengono aggirati usando eufemismi come la tua mano o il numero della mano.
La rappresentazione artistica in campo orafo della mano è chiamata impropriamente «la mano di Fatima»; in Magreb dicono che rappresenta la sacra famiglia musulmana: Muhammad, la figlia Fatima, il genero Ali e i nipoti Hassan e Husayn; altrove può essere collegata ai cinque Pilastri dell'Islam.
Spesso sui muri delle case viene dipinta con l'henna una mano. In nord Africa il nome giovedì, in arabo al-khamîs, possiede doti di profilassi contro il malocchio ed è considerato un giorno propizio per intraprendere viaggi, per lo svolgimento di matrimoni, circoncisioni, o per concludere affari.
Maria Domenica Ferrari
Note
- Al-Tûkhî, l'autore si definisce «direttore generale dell'istituto astronomico della scoperta» al Cairo e dichiara di aver scritto più di 30 trattati di astronomia, divinazione, magnetismo e magia.
- La misbaha o subha è il rosario musulmano. L'uso venne introdotto presto, II sec H / VII sec AD, adottandolo dall'India. E' composto da 99 grani divisi in 3 sezioni, più uno di forma longitudinale,che chiude la catena, la forma ridotta è di 33 grani. Ogni grano rappresenta uno dei 99 Bei Nomi di Dio, nomi per mezzo dei quali il musulmano medita il mistero divino. Viene utilizzata anche per la recitazione dei versetti del Corano o delle preghiere da ripetere molte volte. Gli Wahhabiti non ne ammettono l'uso considerandola una innovazione biasimevole. Il celebre teologo Ibn al-Giawzî ha detto: «La misbaha è una pratica raccomandabile, riferendosi a un hadîth di Sâfiyya che "glorificava Dio" utilizzando dei noccioli di dattero o dei sassi. Il profeta ha approvato il suo procedimento».
- 113 la sura dell'Alba: «Nel nome di Dio, clemente e misericordioso! 1 Dì: "Io mi rifugio presso il Signore dell'Alba -2 dai mali del creato, -3 e dal male di una notte buia quando s'addensa, -4 e dal male delle soffianti sui nodi, -5 e dal male dell'invidioso che invidia».
114 la sura degli uomini: «Nel nome di Dio clemente e misericordioso! 1 Dì: "Io mi rifugio presso il Signore degli uomini, - 2 Re degli uomini, -3 Dio degli uomini, -4 dal male del sussurratore furtivo -5 che sussurra nei cuori degli uomini, -6 dal male dei gînn e degli uomini».