Ecumene

Domenica, 01 Agosto 2004 19:36

Rajja, la prima volta di una donna in moschea

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Cosa c’è di più naturale dell’invitare una donna a commentare un brano della "sura delle Donne"? Eppure, nel mondo islamico un atteggiamento apparentemente scontato spesso acquisisce il rilievo di un gesto eclatante e innovativo.

di Camille Eid

"Uomini, temete il vostro Signore che vi ha creati da un solo essere, e da esso ha creato la sposa sua, e da loro ha tratto molti uomini e donne. E temete Allah, in nome del quale rivolgete l’un l’altro le vostre richieste e rispettate i legami di sangue. Invero Allah veglia su di voi". Cosa c’è di più naturale dell’invitare una donna a commentare un brano della "sura delle Donne"? Eppure, nel mondo islamico un atteggiamento apparentemente scontato spesso acquisisce il rilievo di un gesto eclatante e innovativo. E il Marocco si scopre, ancora una volta, all’avanguardia in questo campo. Dopo la legge elettorale, che ha permesso, l’anno scorso, a una trentina di donne marocchine di fare il loro ingresso in Parlamento, ecco un’altra donna animare, per la prima volta nella storia dell’islam, un colloquio religioso. Si tratta di Rajaa Naji Mekkawi, giurista e docente universitaria marocchina.

L’iniziativa, inaugurata negli anni Ottanta ai tempi di re Hassan II, rappresenta ormai un appuntamento fisso per il mese di ramadan alla corte di una dinastia che si dice discendente dal Profeta e si svolge sotto la presidenza dello stesso sovrano attorniato da grandi ospiti stranieri, ulema, ministri e ambasciatori.

Davanti ad una schiera di imam molto attenti (tra cui il mufti della Russia e alcuni imam francesi e africani), la relatrice ha affrontato il tema della "universalità della struttura famigliare in un mondo dalle molteplici particolarità". Mekkawi ha quindi presentato uno studio comparativo sulla concezione della famiglia, in bilico tra scienze sociali moderne e leggi coraniche, insistendo sul rischio rappresentato da un trattamento separato dei singoli problemi dei membri della famiglia. Questa individualizzazione, ha sostenuto Mekkawi, ha portato alla divisione della famiglia in entità distinte con interessi contradditori. Un approccio, che ha dato secondo la relatrice, adito alla creazione di organismi e istituzioni che, con il pretesto di difendere la donna o il bambino, hanno invece attizzato le divergenze all’interno del nucleo familiare invece di promuovere l’intesa e la coesione di questo nucleo fondamentale della società.

Dopo aver fatto l’esegesi del versetto coranico proposto, Mekkawi ha sostenuto che il sistema familiare islamico si distingue essenzialmente per l’approccio globale ai problemi della famglia ed è, a suo dire, l’unico a prevedere una "politica familiare". Un’esclusiva rafforzata dal fatto che sociologi occidentali "hanno aborrito tutto ciò che attiene alla religione e alla morale in una rivoluzione insensata contro la loro Chiesa". Le disposizioni della sharia relative all’organizzazione familiare, ha sostenuto ancora, insistono sull’intesa, l’affetto, la complementarietà, l’altruismo che dovrebbero caratterizzare le relazioni in seno alla famiglia. Valori, ha concluso la Mekkawi, che i coniugi musulmani sono invitati a mantenere e a rafforzare anche in caso di scioglimento del matrimonio.

Chi è: Rajaa Naji Mekkawi è docente della facoltà di Legge dell’Università Mohammed V di Rabat. Il tentativo di riconciliazione tra islam e modernità è uno dei capisaldi del suo percorso accademico. Critica contro il femminismo di derivazione occidentale, la Mekkawi sostiene che le donne musulmane non devono nutrire dei complessi di inferiorità verso le altre donne. Le manchevolezze nei confronti delle donne non derivano dall’osservanza delle tradizioni, semmai dall’ignoranza dei precetti stessi. Prima donna musulmana a guidare un colloquio religioso, la Mekkawi è consapevole delle enormi responsabilità che questo privilegio comporta. Prima di lei, allo stesso ciclo di conferenze erano infatti intervenuti nientemeno che il Grande imam dell’Università islamica di al-Azhar, Mohammed Sayyed Tantawi, e il ministro sudanese degli Affari religiosi Issam Ahmed Bashir, rispettivamente sul tema della "tolleranza dell’islam nei confronti dei non musulmani" e della "moderazione come caratteristica della nazione islamica".

(da Mondo e Missione, dicembre 2003)
Letto 2036 volte Ultima modifica il Domenica, 26 Giugno 2011 12:33
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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