Ecumene

Giovedì, 14 Giugno 2007 02:00

Rav Abraham Ifrah. Maestro chassidico (Stéphane Amar)

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Sulle tracce di Bob Dylan, Abraham Ifrah ha trovato sulla sua strada alcuni discepoli di rabbi Nahman. Il rav Ifrah è oggi uno dei maestri più apprezzati del chassidismo.

Maestro chassidico

Rav Abraham Ifrah

di Stéphane Amar

Il rav Abraham Ifrah riceve nella sua piccola tipografia di Mea-Chearim, nel cuore della Gerusalemme ebraica ortodossa. Inalberando dei lunghi riccioli grigiastri, questo cinquantenne caloroso è uno dei maestri chassidici più attivi del movimento Breslev. Come tutti i discepoli di rabbi Nahaman, egli si sforza di vivere un giudaismo rigoroso, ma soprattutto impregnato di gioia e di sincerità. “Quando il cuore è lieto, si è liberi dalle passioni di questo mondo. È la tristezza che crea l’invidia”, ci dice il rav Ifrah. “Rav” e non “rabbino”. Perché Abraham Ifrah è un erudito, che dà quotidianamente corsi di Torah, ma non è titolare di nessuna carica comunitaria o titolo onorifico.

Le giornate del rav cominciano molto spesso alla metà della notte. Secondo l’insegnamento del rabbi Nahaman, si corica presto, verso le diciannove, per risvegliarsi poco dopo la mezzanotte. “La seconda parte della notte è propizia allo studio perché le porte del cielo e della misericordia sono spalancate”, confida. Il rav approfitta dunque di queste ore cruciali per studiare i testi sacri e per praticare la Hitbodetut, alla lettera l’isolamento. Questo uso si trova al centro del pensiero Breslev. Esso consiste nell’isolarsi quotidianamente per un’ora, se possibile in piena natura, e nel rivolgersi a Dio nella propria lingua materna. Priva di qualsiasi rito codificato, si pensa che la Hitbodetut consoli l’uomo nelle sue angosce e nelle sue lotte interiori. Una sorta di “autopsicanalisi”. “Rabbi Nahaman voleva che si stabilisca un dialogo diretto con Dio”, dice piuttosto il rav Ifrah.

L’insegnamento di un medico delle anime

Alla fine di questo appuntamento divino notturno, il rav si ricorica per rialzarsi all’aurora per la preghiera del mattino, obbligatoria per tutti gli ebrei osservanti. E quando è finito l’ufficio, con i suoi alunni, danza e canta freneticamente alla maniera chassidica. Ricominciano dopo la preghiera della sera, perché queste manifestazioni di gioia sono per loro un indispensabile omaggio al Creatore. D’altronde, nelle strade di Gerusalemme non è raro oggi scorgere i discepoli del rabbi Nahman mentre danzano in piena strada intorno a un camion che diffonde canti chassidici.

A fianco della sua tipografia, il rav ha predisposto un piccolo Bet Hamidrath, una casa di studio: centinaia di libri e una grande tavola intorno alla quale ogni mattina studiano una decina di francofoni. Come il rav Ifrah, si tratta il più spesso di Baalé Téchouva, cioè di giudei non religiosi che tornano a una pratica ortodossa del giudaismo. Alcuni hanno avuto un passato tumultuoso. I Breslev sono talora ex-pregiudicati o drogati. Spesso sono anche artisti, musicisti o pittori. “Sono persone malate alla ricerca di una verità. E per questo vengono da noi, perché rabbi Nahman era prima di tutto un medico delle anime”, sottolinea il rav Ifrah.

Il pensiero di rabbi Nahman

Rav Ifrah, anche lui, non aveva nulla dell’ebreo ortodosso quando ha incontrato il cammino del chassidismo. Fu Bob Dylan a condurlo alla religione. Negli anni ’70, Abraham Ifrah studia alla facoltà di Lettere di Tolosa. Appassionato di musica, la sera suona chitarra e armonica nei caffè. Un giorno sente parlare di una donna che vive a Aix-les-Bains e che ha conosciuto a New York Bob Dylan, il suo idolo. Non esita a fare il viaggio per la Savoia per incontrarla. Ma nel frattempo la giovane bohemienne è diventata una ebrea ortodossa, sposata a un discepolo di rabbi Nahman. “Suo marito, il rav Ishak Besançon, mi ha iniziato al chassidismo. Immediatamente, fin dalla prima ora di studio, è stata per me una incredibile rivelazione, qualche cosa di fortissimo. Ero un giovane continuamente alla ricerca di senso. Sentivo che qualche cosa non funzionava nella vita che ci veniva proposta dalla società moderna. L’apparenza era davvero troppo bella, troppo complessa a confronto con l’uso che se ne faceva. Per esempio mi chiedevo: se lo scopo dell’alimentazione è soltanto di nutrire il corpo, perché vi sono tanti tipi di frutti, dai gusti così vari? Studiando il pensiero di rabbi Nahman ho cominciato a capire. E a vibrare”.

Allora il giovane dei capelli lunghi lascia cadere tutto, facoltà di lettere e ambizioni musicali, per consacrarsi a tempo pieno allo studio della Torah, e più particolarmente ai testi di rabbi Nahman di Breslev. A quel momento la tendenza chassidica rimaneva molto marginale, sia in Israele sia nella diaspora: vent’anni fa contava 900 discepoli, oggi ne conta almeno 30.000.

Il rav Ifrah si è imposto come un grande animatore della corrente in seno al mondo francofono. Dal suo ufficio risponde alle domande che gli pongono i discepoli su Internet.

Quando ha adempiuto tutti i suoi doveri religiosi rimangono ancora al rav alcune ore da dedicare alla sua tipografia e anche a sua moglie e ai loro sei figli. Un sottile equilibrio di vita che corrisponde anch’esso a un ideale religioso. “Rabbi Nahman consigliava di non isolarsi dalla materia, conclude il rav. Occorre piuttosto accogliere la sfida di vivere con il mondo e di elevarlo”.

(in Le monde des religions, 15, pp. 58-60)


Il movimento Breslev

Il pensiero Breslev è un ramo del chassidismo. Fondato dal Ba'al Shem Tov (alla lettera “maestro dal buon nome” Israel ben Eliezer) nel sec. XVIII, il chassidismo predica la fede sincera, la preghiera e il servizio divino nella gioia (e specialmente nella danza), piuttosto che lo studio razionale dei testi sacri. I chassidim sono allora in opposizione frontale con i mitnadgim (oppositori) che difendono un giudaismo più freddo, più intellettuale, fondato essenzialmente sullo studio rigoroso della legge ebraica. Il Ba'al Shem Tov diceva per esempio che un semplice ciabattino, se praticava i comandamenti divini con sincerità e semplicità, poteva raggiungere un livello molto superiore a quello di un grande erudito. Pronipote del Ba'al Shem Tov, rabbi Nahman è nato nel 1772 in Ucraina. Molto presto svilupperà un approccio molto personale della pratica religiosa e influenzerà durevolmente il movimento chassidico. In seno alla corrente chassidica, la specificità particolare di Rabbi Nahman è che egli mette la preghiera al cuore della pratica religiosa: “l'uomo deve perdersi nella preghiera, dice, e dimenticare totalmente la propria esistenza”. Rabbi Nahman è morto nel 1811 all'età di 39 anni. Il suo messaggio ha conosciuto una reale diffusione solo una ventina d'anni dopo.

Letto 4068 volte Ultima modifica il Venerdì, 04 Giugno 2010 20:37
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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