Quando entri in un dialogo intrareligioso, non pensare prima ciò che tu devi credere.
Quando tu dai testimonianza della tua fede non difendere te stesso o i tuoi interessi costituiti, per quanto ti possano apparire sacri. Fa come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica e la loro bellezza.
Quando dialoghi con qualcuno, guarda il tuo interlocutore come una esperienza rivelativa, come tu guarderesti – o ti piacerebbe guardare – i gigli dei campi.
Quando intraprendi un dialogo intrareligioso cerca di rimuovere la trave dal tuo occhio, prima di rimuovere la pagliuzza dall’occhio del tuo vicino.
Beato te quando non ti senti autosufficiente mentre sei in dialogo.
Beato te quando credi all’altro perché tu credi in Me.
Beato te quando affronti incomprensioni da parte della tua comunità o di altri a causa della tua fedeltà alla verità.
Beato te quando non attenui le tue convinzioni e tuttavia non le presenti come assolute.
Guai a voi, teologi ed accademici, quando trascurate ciò che gli altri dicono perché lo considerate imbarazzante o non sufficientemente "scientifico".
Guai a voi, praticanti delle religioni, quando non ascoltate il grido dei piccoli.
Guai a voi autorità religiose, perché impedite il cambiamento e la (ri)conversione.
Guai a voi, gente religiosa, perché monopolizzate la religione e soffocate lo Spirito che soffia dove vuole e come vuole.
(da Il dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice)