Ecumene

Giovedì, 15 Luglio 2004 02:13

Quel giorno in America…

Vota questo articolo
(1 Vota)
di Jean Paul Guetny

Essendo ormai trascorsi parecchi mesi dall’attentato dell’11 settembre, è tempo di fare alcune considerazioni alla distanza.

In primo luogo, se gli attentati terroristici di New York hanno sconvolto il mondo intero, è anche perché essi si sono prodotti nel cuore stesso del mondo occidentale, che ha preso tragicamente coscienza della sua vulnerabilità. Numerosi uomini sono vittima quotidianamente, di atti di terribile violenza, ma essi sono meno vicini a noi di quanto lo siano gli americani, e, spesso, non ci sono le telecamere per darne le immagini in diretta.

Gli attentati dell’11 settembre 2001, sono stati la manifestazione eclatante del disordine in cui versa il mondo attualmente. Bush, si è impegnato a porre rimedio a un tale stato di cose, ma non si può certo dire, ad una certa distanza di tempo, che l’orizzonte si sia rasserenato. L'Afganistan, è lungi dall’essersi liberato dai suoi problemi. Il suo vicino, il Pakistan, il cui governo appoggia gli Stati Uniti, rappresenta sempre, più o meno, il rifugio degli agitatori islamici. Nella regione, il conflitto con il Kashmir, minaccia ad ogni istante di accendersi. Nel Medio Oriente, la situazione si è ancor più degradata, e la pace tra Israeliani e Palestinesi appare ormai impossibile. Inoltre, si profila lo spettro di una nuova guerra contro l'Iraq che rappresenta uno dei fulcri dell’"asse del Male", secondo l’espressione cara a Bush. E le democrazie occidentali soffrono di un singolare virus: ad ogni elezione o quasi, i partiti xenofobi fanno un passo avanti.

Eppure, non si può dire che il movimento in favore del dialogo interreligioso abbia marcato il passo. Il 3 e 4 ottobre 2001 a Roma, si è tenuto un summit cristiano-mussulmano, dietro iniziativa della comunità di Sant’Egidio. Il 22 e 24 gennaio 2002, incontri più globali, hanno avuto luogo ad Alessandria e ad Assisi, il primo voluto dall’Arcivescovo di Canterbury, il secondo dal Papa. Numerosi incontri dello stesso genere, sono poi stati organizzati in scala più modesta. Sembra però che, malgrado tutto ciò, nello spirito della gente, le religioni siano sempre più associate alla violenza e al fanatismo, e la famosa tesi dello "scontro di civiltà" sostenuta da Samuel P. Huntington, è condivisa da molti.

Dal punto di vista della percezione dell’islam, ci troviamo ugualmente in una situazione paradossale. I responsabili politici, tra i quali lo stesso Bush, rifiutano di identificare l’islam con il terrorismo, e i media, hanno evitato di segnare a dito in blocco, il mondo mussulmano. La religione predicata da Maometto è stata segno di una particolare attenzione: in Occidente non se ne era mai forse parlato né scritto tanto, in precedenza. Questa accresciuta conoscenza non ha però impedito il moltiplicarsi di atti ostili e persino di attentati contro i luoghi di culto. Una cosa però è certa: adesso si parla liberamente, esprimendo pareri, in un senso e nell’altro, nel bene e nel male. L’"islamofobia" che rappresenta sempre di meno un tabù, ha raggiunto la sua più chiara espressione, in questo periodo, nel pamphlet di Oriana Fallaci, La Rabbia e l’Orgoglio.

Negli ultimi tempi, si è però parlato troppo dell’Islam come religione, come se fosse lì il cuore del problema. Olivier Roy, nel suo ultimo libro, mette in evidenza quello che è un vizio occidentale e che consiste nel rapportare al Corano ogni avvenimento che implica un mussulmano. Analizzando il fenomeno Bin Laden, egli nota che il capo di Al Qaeda, unisce due discorsi, l’uno "islamico radicale", l’altro "anti-imperialista" e "terzo-mondista". Perché, si interroga Olivier Roy, questa congiunzione così strana in apparenza? A suo avviso, due sono le ragioni: primo, in Europa l’islam è "la religione dominante negli spazi di emarginazione sociale", secondo, "la linea di divisione tra sud e Nord, passa attraverso paesi e popolazioni mussulmane"(1). L’idea di un conflitto legato alla natura perversa dell’islam, sarebbe senza dubbio più rassicurante e facile da accettare. Ma in realtà è ad un conflitto sociopolitico che noi assistiamo.

(1) Le illusioni dell’11 settembre. dibattito strategico di fronte al terrorismo (Le Seuil, settembre 2002).

(Traduzione e adattamento a cura di M. Grazia Hamerl da Actualité n°41).

Letto 1924 volte Ultima modifica il Venerdì, 06 Maggio 2011 23:07
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search