Ecumene

Martedì, 13 Luglio 2004 23:49

Il dialogo nelle sue diverse forme (Mons. Michael Fitzgerald)

Vota questo articolo
(1 Vota)
Mons. Michael Fitzgerald

Dalla conferenza sul "Dialogo Interreligioso" tenuta da Mons. Michael Fitzgerald, nell'ottobre 2002 Presidente del Consiglio Pontificio per l'Unità dei Cristiani

Dialogo di vita

Con 'dialogo di vita' si intende uno sforzo vero per conoscere il fratello di un’altra religione. E' un'apertura di cuore che permette di condividere gioie e sofferenze, che spinge a dare e ricevere. Indica una volontà di comunione, malgrado la diversità di credenze, che può tradursi in auguri in occasione di una festività, visite reciproche, gesti di amicizia e solidarietà.

La forma di incontro che chiamiamo dialogo di vita, si contrappone all'apartheid, al lassismo, alla ghettizzazione, al disprezzo e alla discriminazione religiosa. E’ un'espressione della carità secondo l'insegnamento di Gesù nella parabola del buon Samaritano. Se il dialogo di vita consiste nel vivere insieme in pace ed armonia, ricordiamo che la pace è un aspetto del Regno di Dio che desideriamo realizzare già da questa terra.

Dialogo di collaborazione

Nel dialogo di collaborazione, la convivenza e il buon vicinato includono l'idea di aiuto scambievole, di servizi reciproci. Interessarsi di un malato o di una persona anziana, accompagnare dal medico o all'ospedale, occuparsi dei bambini...Se l'aiuto diviene più organizzato, si può parlare di dialogo délle opere. Può essere praticato a livello locale con azioni di quartiere o di paese o a livello nazionale o internazionale. Nel documento Dialogo e annuncio si legge: "E' necessario sottolineare l’importanza del dialogo perciò che riguarda lo sviluppo integrale, la giustizia sociale, e la liberazione umana.

Le Chiese locali, quali testimoni di Gesù Cristo sono chiamate ad impegnarsi in questo campo in modo disinteressato e imparziale. E' necessario che lottino a favore dei diritti dell'uomo, che proclamino le esigenze della giustizia e denuncino le ingiustizie non solo quando ne sono vittime i propri membri, ma indipendentemente dall'appartenenza religiosa delle vittime. E' necessario che tutti si associno per cercare di risolvere i grandi problemi della società e promuovere l'educazione a favore della giustizia e della pace... Non si tratta solo di agire in favore di persone di altre religioni, ma di agire con loro.

Dialogo teologico

Per il dialogo teologico, più difficile e delicato in sé, si può ricordare l'accordo accademico tra l'università dell'Ankara e la Pontificia Università Gregoriana e tra L'Università al Zaytouna di Tunisi con la P.U. Gregoriana e il PISAI di Roma.

Lo scambio inter-universitario è una via del dialogo da esplorare e potenziare. E' facile che ci siano fraintendimenti perché i termini ad esempio "rivelazione", "salvezza", "unità" non hanno un identico significato. Ci vogliono pazienza ed apertura di cuore per poter confrontare le relative credenze, senza scadere in polemiche.

Il dialogo teologico può essere fruttuoso se basato sull'ascolto dello Spirito Santo e sulla fede nell'azione dello Spirito nelle tradizioni religiose.

Il dialogo dell'esperienza religiosa

L'ascolto è essenziale. Il silenzio vale più delle parole. Esiste un fruttuoso dialogo tra monaci cristiani e buddisti, nel quale sperimentando dall'interno la vita monastica dell'altra tradizione, se ne possono apprezzare le affinità e le diversità.

Nel dialogo dell'esperienza religiosa si possono includere gli incontri di preghiera. E' necessario un dialogo preparatorio per ogni incontro organizzato con credenti di altre religioni. E' mancanza di rispetto sottoporre ad altri credenti formule di preghiera e gesti che potrebbero essere in contrasto con la loro fede. La prudenza è di regola, ma non impedisce uno spirito di iniziativa.

Letto 2054 volte Ultima modifica il Venerdì, 06 Maggio 2011 22:51
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search