16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, 17conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. 1 Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, 2e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. 3Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. |
Stando al testo appena letto, pare che l’idea di risurrezione di questa setta religiosa del tempo di Gesù, i sadducei – e di molti cristiani oggi – fosse quella di una semplice rianimazione di cadavere, poter vivere, dopo la morte, una seconda chance. La grande novità apportata da Gesù, è l’invito a pensare invece la risurrezione non come qualcosa che riguarderà l’aldilà della vita, ma l’aldiquà della morte.
Gesù di Nazareth, ha narrato che il suo Dio è quello del roveto ardente del Sinai, che non volendo rivelare a Mosè il suo nome (cfr. Es 3, 14), lo invita piuttosto ad andare a liberare i propri fratelli dall’oppressione egiziana. In quell’atto farà esperienza dell’essenza di Dio. L’autentico nome di Dio infatti è quello di ‘liberatore’. Gesù ribadisce in questo modo che Dio non è il Dio che si preoccupa dei morti, ma dei vivi e soprattutto dei disgraziati, dei prigionieri, dei poveri, degli ultimi. Il nostro Dio è solo il Dio della vita e dei viventi, tra i quali Abramo, Isacco e Giacobbe, che sicuramente son morti ma che Gesù considera viventi, e quindi già risorti!
«Quelli che sono giudicati degni della vita futura… non possono più morire» (vv. 35s.). Interessante, Gesù sta prospettando una possibilità, una modalità di vita che permetterà di non morire più. E qual è concretamente? Vivere già ora da risorti, e dal Vangelo sappiamo che vive da risorto chi fa coincidere la propria vita (il proprio nome) con l’azione di liberazione (risurrezione) dei fratelli oppressi da una vita diminuita. Chi vive ‘risuscitando a vita piena’ i fratelli, è già risorto!
«Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni» (Mt 10, 8): è questo il grande invito missionario di Gesù ai suoi, che se vissuto fa sperimentare una vita che non conoscerà la morte. «Noi sappiamo che siamo passati – già ora, adesso, in questa vita – dalla morte alla vita [quindi risorti], perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1Gv 3, 14).
Dunque ai sadducei di ieri e di oggi, i quali immaginano la risurrezione come un qualcosa che verrà dopo la morte, egli ripete «voi siete in grave errore» (Mc 12, 27).
I cristiani delle prime comunità, non si ponevano affatto il problema se e come sarebbero risorti, ma come poter vivere da viventi in questa vita, qui ed ora. Chi vive adesso da amante della fecondità dell’altro, da liberatore, la morte biologica non lo toccherà se non nel corpo che si dissolverà in polvere, ma per il resto la sua persona, la via, continuerà per sempre.
«Gesù disse: “Sapete perché quel viaggiatore porta con sé un agnello? Tra l’altro non lo può cavalcare e ad ogni dogana deve pagare il dazio. Lo porta, perché, quando sarà affamato, lo ucciderà e se lo mangerà”. Gesù sorrise e aggiunse: “Certo non potrà mangiarlo quando è vivo. Prima lo ucciderà e poi lo mangerà. Anche voi potete essere come quell’agnello, che può essere mangiato soltanto quando è già cadavere. Vincete la paura per non diventare cadaveri. Finché sarete vivi, la morte non vi potrà toccare. Nessuno potrà mangiarvi. Se la morte vi trova vivi, non vi toccherà”» (Vangelo di Tommaso).
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri
"quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, .... sono figli di Dio."
PAPIRI
I reperti scritti più antichi del NT gggi noti sono frammenti di papiri, a volte anche molto piccoli, contenenti poche lettere spesso danneggiate. Sono stati ritrovati tutti in Palestina o in Egitto, luoghi caratterizzati da un clima molto secco, ideale per la conservazione dei papiri anche dopo duemila anni. Inoltre sono tutti scritti in greco, la lingua "ufficiale" del Nuovo Testamento.
Condivido volentieri la mia esperienza di vita vissuta accanto alle persone anziane, che si trovano in Mozambico, nella provincia di Capo Delgado ed anche in quella della Zambesia. Tutti gli anziani, anche se malati, sono una presenza preziosa nella famiglia come pure nella società, perché sono loro che hanno generato i nostri avi e i nostri genitori. Rispettare, ascoltare e prendersi cura di loro è una caratteristica della cultura africana e un dovere, adempiendo così al quarto comandamento che ci esorta ad onorare il padre e la madre, per ottenere una vita lunga ed essere felici su questa terra.
Gli anziani sono di solito tenuti in considerazione dalle loro famiglie e i loro figli si prendono cura di loro. Essi sono importanti perché sono ritenuti come biblioteche viventi della storia e delle origini della famiglia e trasmettono queste conoscenze alle generazioni presenti, affinché queste a loro volta possano trasmetterle a quelle future. Com'è bello vedere dei nonni seduti insieme ai loro nipoti, mentre raccontano episodi della loro vita passata!
Tuttavia nel mondo di oggi si è persa parecchio questa tradizione di ascoltare gli anziani e interessarsi di loro. La maggior parte di loro non è ben considerata né ascoltata come nel passato.
Sono pochi quelli che sono curati dai loro figli e che vivono con loro. Ci sono poi altri anziani che non accettano di lasciare le loro case quando i figli chiedono di andare a vivere con loro. Non vogliono lasciare i loro ambienti di vita, perché sono abituati a vivere nelle loro case e a prendersi cura, come possono, dei loro piccoli orti. Non vogliono essere ospitati in case altrui e preferiscono mantenere la loro libertà, rimanendo nelle proprie case. Cito come esempio una vecchietta di Montepuez, in Capo Delgado, che era malata, ma non voleva stare a lungo in casa di sua figlia, che viveva in città. Temeva, infatti, che, alla sua morte, sarebbe stata sepolta lontana dal suo villaggio. Appena si sentiva abbastanza in forza, ritornava a Mithali, nel suo villaggio.
Nelle grandi città, come Maputo, ci sono delle religiose che gestiscono case di riposo per anziani. Quelli che hanno la fortuna di essere aiutati dai loro figli sono ben trattati e curati. I figli li visitano nel fine settimana, portando loro dei piccoli doni. Questa è una cosa buona, ma, d'altro canto, poiché gli anziani parlano la loro lingua locale, quando si trovano fuori del loro ambiente e con persone che parlano un altro dialetto, non si sentono felici, perché non possono comunicare con gli altri. Per questo alcuni pensano che sarebbe meglio vivere nei loro ambienti e affrontare qualche sofferenza pur di godere della loro libertà e aver la possibilità di vedere più spesso i loro familiari, specialmente i nipoti. È necessario incoraggiare queste persone e visitarle spesso perché non si sentano abbandonate.
Quando visitiamo le famiglie di Miliquela, ne incontriamo alcune che vivono con i loro genitori e, grazie a Dio, sono molto uniti. Nello stesso tempo, però, incontriamo degli anziani che vivono da soli, sono malati e non vanno all'ospedale perché non hanno i soldi per comprarsi le medicine. In alcune parti del Paese non ci sono strade asfaltate, ma solo sentieri per cui nessun mezzo motorizzato può transitare e raggiungere queste persone per portarle all'ospedale.
La Chiesa fa quello che può per aiutare il suo popolo, ma questa è solo una goccia nel mare. Ecosì avviene che al venerdì, giorno sacro per i musulmani, molte persone anziane ed alcune anche zoppe si sparpaglino nelle città, nei mercati e presso i negozi per chiedere l'elemosina a tutti quelli che incontrano. Ma a che cosa serve questo? In questo modo ricevono aiuti solo per un giorno e continuano a chiedere soccorsi ogni settimana.
Le persone anziane devono essere curate bene, ascoltate, consolate e animate dalle loro famiglie e dalla società. Senza di loro i giovani non esisterebbero. La gratitudine, il sostegno, l'accompagnamento dovrebbero continuare fino al termine della loro vita, di modo che possano morire serenamente.
Dovremmo riflettere spesso sul fatto che questo mondo passerà, che noi siamo su questa terra di passaggio e che verrà anche per noi l'ora della nostra morte, da anziani o anche prima, come Dio vorrà. Allora desidereremmo che qualcuno ci fosse vicino per ascoltarci, trattarci bene e sostenerci. Per questo fin d'ora cerchiamo di essere vicini alle persone anziane, soprattutto a quelle che non hanno nessuno che si prenda cura di loro e che li sostenga fisicamente e spiritualmente. Certamente Dio ci benedirà.
Per quel che riguarda il sistema previdenziale, coloro che lavorano per lo Stato possono depositare una parte del loro salario di cui usufruiranno in futuro. Ma che ne sarà di coloro che vivono solamente dei prodotti dei loro orticelli? È questa una sfida per tutti quelli che devono affrontare le difficili realtà dei giorni nostri. Il governo ha il dovere di risolvere questo problema e di trovare il modo di aiutare il popolo, affinché il Mozambico, malgrado le calamità naturali che lo colpiscono sempre più violentemente, possa crescere e svilupparsi.
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