"Ecco verranno giorni... "
Un'espressione che ha la forza di intimorirci, pensando ancora a qualche nefasto annuncio che segna i nostri giorni.
Che cosa avverrà dunque più di quello che già è avvenuto? Chi può e con quale autorevolezza predire quel Muro, che astuti e disonesti indovini pensano di custodire nella loro magica, quanto ridicola sfera di vetro? Quest'espressione porta una firma precisa, quella di Dio stesso, che da sempre ha rivelato il suo futuro all'uomo, perché non sia il potere del male a rovinarlo. "Ecco verranno giorni oracolo del Signore, nei quali io realizzerò le mie promesse di bene". In quei giorni Egli farà germogliare la giustizia e l'umanità stessa sarà chiamata "Signore nostra giustizia", prefigurata dalla stessa città di Gerusalemme. Questa straordinaria promessa ha trovato compimento in Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo. In Lui il futuro dell'umanità ci si squaderna davanti, rivelando egli stesso che cosa ne sarà dell'uomo, immerso nel tempo della grazia e del peccato.
Per questo l'Avvento, che segna l'inizio dell'anno liturgico, tempo da vivere insieme a Cristo e alla sua storia, ricorda che se la prima e immediata suggestione è quella di pensare al Natale, il senso più vero invece è quello di attendere il ritorno di Cristo alla fine dei tempi, quando nella sua potenza gloriosa verrà a giudicare il mondo.
Si apre in questa vigile attesa uno scenario drammatico paragonabile ai giorni del diluvio, quando la gente tra gozzoviglie e piaceri, venne travolta dalle acque purificatrici, perché ogni diabolica corruzione fosse sradicata dalla terra. Quei tempi purtroppo non sono ancora passati, mentre come foto di repertorio quotidianamente vengono proiettati sui nostri schermi immagini e scene che il Cristo stesso descrive da buon cronista quando dice: "state bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in ubriachezze e affanni della vita, che quel giorno non vi piombi addosso improvviso" (Lc 21, 34).
Sono le opere di chi vive nelle tenebre, di chi preferisce la notte al giorno, di chi spadroneggia come se non dovesse mai morire, mentre il Signore verrà in quell'ora grande e misteriosa, drammatica e serena della nostra morte: "che sarà per ciascun uomo il momento della verità, della caduta delle maschere". Ci basterebbe questo per gettare una luce sulla nostra vita confusa, sulle nostre condizioni ricattatorie, che poniamo a noi stessi nel conflitto tra il bene e il male, come nelle manifestazioni del nostro essere buoni o cattivi a seconda delle opportunità concesse dai vantaggi, dai successi, dalla paura. Il tutto da vivere come un dono più che come un possesso, dando sostanza alla stessa provvisorietà della vita.
don Decio Cipolloni