Missione, anzitutto come testimonianza religiosa
Se per Colin lo stile di vita marista deve essere segno per coloro che aspirano alla vita religiosa (173), se quella che noi oggi chiamiamo «promozione umana» è per lui una cosa ovvia; se, soprattutto, modello della Società di Maria è lo stile di vita della Chiesa nascente, la testimonianza, nella missione, è per lui un valore ovvio ed indiscutibile. Cerchiamo di vedere come sia possibile questo oggi.
Partiamo dal decreto Ad Gentes che può essere considerato quasi prima interpretazione, dal di dentro, del Vaticano II ed anticipatore dei grandi temi che si sono sviluppati dopo il Concilio (ad esempio la ministerialità).
Come missionari dovremo dunque tenere presente quanto dice Ad Gentes, lavoreremo così non come chiamati solo a salvare e a rinnovare ogni creatura, ma anche per far sì che «Tutte le cose siano ricapitolate in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio» (174). L'azione di Cristo, dice infatti frequentemente il Vaticano II sulla scia dei Padri, è quella di ricapitolare. Da qui il compito, sottolineato nel III capoverso del proemio di Ad Gentes, di diffondere il Regno di Dio ovunque.
Gesù infatti è il vero ricapitolatore del disegno del Padre, è il nuovo Adamo, il capo dell'umanità, è pienezza di dono come «ricapitolatore universale». I semina Verbi sono sparsi ovunque, nelle varie culture e religioni, ma aspettano di essere ricapitolati in Cristo: da qui nasce la missione della Chiesa quale compimento della praeparatio evangelica attuata o segretamente nella mente degli uomini o mediante iniziative anche religiose, con le quali essi in vari modi cercano Dio «nello sforzo di raggiungerlo o di trovarlo» (175).
Da qui nasce la necessità di meditare sullo stile di umiltà e di povertà di Cristo, la kenosis della spiritualità coliniana, come specchio nel quale riflettere la nostra missione. Nasce anche la necessità di operare, partendo dalla testimonianza, con una rispettosa ed attenta umiltà perché la missione è «l'epifania e la realizzazione del piano di Dio nel mondo e nella storia» (176).
La missione infatti rende presente Dio nel mondo valorizzando ogni elemento di verità e grazia e rovesciando il male ed il peccato.
Perciò ogni elemento di bene presente e riscontrabile nel cuore e nella mente umana, negli usi e civiltà particolari di popoli, non solo non va perduto, ma viene sanato, elevato, perfezionato per la gloria di Dio e la felicità degli uomini» (177).
L'evangelizzazione, per i maristi, in consonanza con la Chiesa, dovrà essere preparata dalla testimonianza cristiana [la Evangelii Nuntiandi (178) la chiamerà preevangelizzazione]: il primo passo per generare la Chiesa è la testimonianza che si suddivide in due momenti:
incarnazione come inserimento in una cultura, in una popolazione, e condivisione.
È cioè necessario condividere incarnandosi, sul modello della carità di Cristo, secondo quanto dice Ad Gentes (179). Vivere con una presenza così reale e profonda che diventi un farsi simile, una condivisione di tutti gli aspetti umani del mondo in cui il cristianesimo vuole inserirsi, tradizioni nazionali e religiose al fine di rispettare quei germi del Verbo che in essi si nascondono, «Laete et reverenter detegant semina Verbi in eis latentia» (180). I discepoli del Signore, dice il Concilio, e quindi anche i discepoli di Colin imparino ascoltando perché il primo atteggiamento dell'evangelizzatore è quello dell'umile e paziente ascolto. E l'inserimento rispettoso e silenzioso che ben si collega con l'ignoti et occulti a noi noto.
Una testimonianza data attraverso l'ascolto è la testimonianza della carità di Dio. Un amore oblativo e gratuito che si estende a tutti senza discriminazioni di razza, condizione, religione, quindi universale. Questo è infatti l'amore rivelatoci da Cristo, senza barriere, discriminazioni, disinteressato. Solo così potremo realizzare una vera testimonianza religiosa: amandoci ed amando come Cristo ci ha amati, senza catturare, possedere, strumentalizzare l'altro,
A questo punto ricordiamo ancora quanto dice Evangelii Nuntiandi: non esiste vera evangelizzazione senza promozione umana, cioè senza un servizio per risolvere i problemi della fame, dell'ignoranza, delle malattie, della pace, della collaborazione internazionale.
Una testimonianza che non è semplice preambolo dell'annuncio esplicito del Vangelo, ma è vera opera missionaria. La testimonianza, la preevangelizzazione sono già evangelizzazione là dove non è consentito parlare. Alla testimonianza seguirà la predicazione del Vangelo. Ma sentire parlare dell'amore di Dio sarà stato facilitato dall'aver visto, sperimentato, l'amore di Dio.
Testimonianza allora, per noi, di gruppi inter-maristi, nei quali continua la Chiesa nascente; che siano koinonia-diakonia itineranti per il servizio del Vangelo. Una piccola Chiesa in movimento, nascosta, povera di strutture, senza potere, fiduciosa nello Spirito e nella presenza di Maria, impegnata nel «già presente» e proiettata verso il «non ancora», secondo quella tensione escatologica che è propria dell'attività missionaria e tipica di Colin (181).
L'incarnazione, espressa in termini odierni, non si collega al desiderio di Colin che i suoi missionari conoscessero usi e costumi dei popoli presso i quali erano mandati? (182) Non ci ricorda anche almeno un poco la sua proposta a Propaganda Fide di far premettere alla partenza un periodo di preparazione per i maristi destinati all'Oceania?
E tutto sempre accompagnato da un atteggiamento fiducioso perché ciò è tipico della spiritualità marista (183), e perché «È lo Spirito Santo che, in tutti i tempi, da: la koinonia e la ministerialità (o servizio) alla Chiesa (la istruisce) e la fornisce o equipaggia di doni gerarchici e carismatici» (184).
173) ES 60:1; 18: 3.
174) Decreto su l'attività missionaria della Chiesa, Ad Gentes, Introd. I, capov. II. [documento citato d'ora in poi AG].
175) Atti 17: 27; AG 3.
176) AG 9.
177) AG 9.
178) Paolo VI, esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, Edizioni LDC, Torino-Leumann, 1994 (= Collana Servizio dell'Unità 7), n. 51, cf. n. 21.
179) AG 11-12.
180) AG 11.
181) AG 9.
182) «Summarium regularum Societatis Mariae» del 1833, s 49, in ATC1, p. 72.
183) ES 182:37
184) AG 4; LG 4.