Mistica islamica
Nell'islam esistono due principi fondamentali: l'unicità di Dio, Creatore dell'universo, e la missione profetica di Mohammad. Ogni musulmano professa la propria fede in questi due principi. Quanto al non musulmano, con la semplice accettazione dei medesimi, egli è accolto nell'Islam. Il riconoscimento della missione di Mohammad comporta naturalmente quello della missione di tutti i profeti che lo hanno preceduto, da Adamo a Noè, ad Abramo, a Mosè, a Gesù e a tutti gli altri inviati, il nome di molti dei quali è citato nei testi sacri. Dal punto di vista dell'islam si tratta di individui eccelsi, eletti da Dio perché comunicassero il suo messaggio agli uomini. Essi godono, quindi, del massimo rispetto e della più profonda venerazione.
Nella concezione islamica alcuni di questi profeti recarono un Libro Sacro, nel senso che misero a disposizione dei propri seguaci un complesso codificato di precetti e di insegnamenti divini. Così la Torà è il libro di Mosè e degli altri profeti israeliti; il Vangelo è il libro di Gesù; il Corano è il libro di Mohammad. Secondo l'Islam, il Corano è testuale Parola divina e non espressione umana di concetti ispirati da Dio. Da questo punto di vista, quindi, la concezione islamica del Corano si differenzia da quella dei seguaci di altre religioni monoteistiche riguardo ai loro testi sacri. Il Corano, nel complesso, è più assimilabile alla persona di Gesù, il Logos, così come è concepito dai cristiani, che non al Vangelo, il quale nella concezione islamica si avvicina più ai testi di tradizione profetica che non al Corano. Tali testi contengono, infatti, notizie su detti enunciati dai profeti o su fatti da essi compiuti per ispirazione divina, proprio come avviene nel Vangelo riguardo a Gesù.
Con queste premesse si possono comprendere il valore e l'importanza che il Corano ha avuto nella formazione dell'ideologia islamica nella sua interezza e completezza. A prescindere dal valore spirituale, questo Libro Sacro, eterno e prezioso pegno divino, illustra in generale la concezione teologica, antropologica, ontologica dell'Islam. Esso, inoltre, contiene quei principi teorici e quelle regole pratiche che sono alla base della fede e del comportamento di un musulmano.
Cos'è l'Islam. Islam letteralmente, significa sottomissione. Anche la scelta di tale parola rivela l'essenza di questa religione, nel senso che il messaggio ultimo di essa è l'invito rivolto all'uomo a uniformarsi alla volontà divina, a essere in armonia con il Creatore dell'universo e con il creato, che è stato posto in essere grazie alla volontà, alla giustizia, al potere, alla saggezza e alla misericordia di Dio.
Queste peculiarità hanno conferito all'Islam un carattere profondamente mistico, favorendo, già dal suo sorgere e poi nel periodo dell'espansione, il manifestarsi tra i musulmani di tendenze gnostiche.
Inoltre, il Corano, così come molti altri testi islamici, contiene espressioni profonde e incisive su Dio, l'essenza e gli attributi divini, la natura e il fine dell'esistente nella sua relazione con Dio, l'uomo e le sue caratteristiche, le ragioni della creazione, i rapporti tra Dio, l'esistente e l'uomo.
La mistica affonda le sue radici proprio nella meditazione teologica. Senza dubbio essa, nel processo di sviluppo soprattutto dalla fine del II secolo dell'Egira in poi, ha subito l'influsso gnostico e filosofico di altre culture. Ciò nonostante, principalmente grazie alla ricchezza spirituale caratteristica dell'Islam, ha potuto sempre conservare il proprio aspetto originario. Nella mistica islamica si possono individuare due aspetti, uno teorico e un altro pratico. Il primo analizza l'esistente e affronta argomenti quali quello della divinità, dell'universo e dell'uomo. Esso, dunque, per quanto riguarda l'oggetto della speculazione, non si discosta dalla filosofia islamica. La differenza consiste nel fatto che mentre le argomentazioni filosofiche si basano solo su principi ed elementi razionali, quelle del mistico sono il risultato di scoperte ed esperienze interiori percepite nel profondo del suo essere. La differenza risiede, quindi, nelle modalità dell'approccio, perché sia il filosofo sia il mistico, nell'edificazione del proprio sistema, si servono entrambi di una metodologia razionale. Tuttavia, proprio il diverso approccio, cui si è accennato sopra, comporta una profonda differenza nelle due concezioni ontologiche. Così, per esempio, nel sistema filosofico sia Dio che il creato sono dotati di un'esistenza reale, pur essendo Dio l'Essere necessario, sussistente di per sé, e il creato un essere contingente, la cui esistenza proviene dall'Essere necessario. Dal punto di vista del mistico, invece, l'esistenza del creato, pur essendo originata da Dio, non è concepita come giustapposta alla divinità, in quanto l'esistenza di Dio abbraccia tutte le cose, nel senso che ogni essere è manifestazione della sua esistenza e della sua volontà. Di conseguenza, l'esistenza reale, anzi l'unica esistenza reale è quella di Dio, mentre le creature dell'esistenza hanno la parvenza e non l'essenza. È, quindi, nostro errore considerarle dotate di esistenza reale, in quanto si tratta solo di apparenza e non di essenza.
L'altro aspetto, quello pratico, tratta dei rapporti e dei doveri dell'uomo nei confronti di se stesso, di Dio e dell'universo. Esso ha come scopo finale quello di guidare l'individuo verso ciò che nella parte teorica è definito Principio e Fonte dell'esistente, da cui anche l'uomo trae esistenza e alla cui unione per sua natura aspira. E importante sottolineare che non si tratta solo dell'enunciazione di determinati insegnamenti morali, bensì di condurre passo passo l'uomo alla desiderata unione. Nella concezione mistica, l'uomo, per sua natura, è un essere buono e luminoso, che si è allontanato dalla Fonte di Luce, cadendo nei lacci terreni. Egli anela incessantemente ad elevarsi verso il mondo superiore e a ritornare alla propria origine. La natura e i suoi fenomeni, però, lo imprigionano, mostrandogli l'esistente in modo non conforme al vero.
L'uomo deve, quindi, acquistare una vista acuta e penetrante, così da scorgere la realtà delle cose avvicinandosi alla Fonte dell'esistente e annullandosi in essa. A tanto si dedica la mistica nella parte pratica. Essa dice all'uomo come agire, come percorrere le varie stazioni della perfezione spirituale, quali maestri e quali metodi seguire, come tradurre in atto le proprie capacità potenziali. In questo modo, l'uomo potrà entrare in empatia con ciò che è oggetto del suo desiderio, avvicinarsi alla Divinità, raggiungendo cioè la stazione dell'unione.