Vita nello Spirito

Mercoledì, 15 Ottobre 2008 00:10

Tollerare non è sufficiente (Marcelo Barros)

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Tollerare non è sufficiente


di Marcelo Barros


Il 21 gennaio, per la prima volta, il popolo brasiliano ha celebrato la “Giornata nazionale di lotta all’intolleranza religiosa”, decretata dal Congresso nazionale e approvata dal presidente della Repubblica il 27 dicembre 2007, attraverso la legge n. 11.635. Vale la pena approfondire i motivi per i quali questa misura è opportuna e quali obiettivi concreti la legge può contribuire a raggiungere.



E’ molto comune dire che in Brasile vige la tolleranza e anche il dialogo tra confessioni religiose. Di fatto, il Brasile non vive la situazione di certi Paesi come l’India, dove lo scorso Natale i cristiani hanno assassinato un leader hindu fondamentalista e adepti dell’induismo hanno dato fuoco a tre Chiese cristiane, minacciando di morte chi si fosse recato alla messa di Natale. In Brasile non esistono guerre religiose come quelle che avvengono in Nigeria tra cristiani e musulmani, né guerre socio-economiche in cui la religione, invece di contribuire alla pace, diventa pretesto di violenza, come avviene tra ebrei e palestinesi in Israele e, una volta o l’altra, tra cattolici ed ortodossi nell’Est europeo. D’altro lato, anche nel nostro Brasile, alcuni programmi di radio e televisione si distinguono per demonizzare la religione degli altri e per parlare di Dio come se egli fosse un signore truce che minaccia di condanna eterna chi non segue la tale Chiesa o non obbedisce al pastore o alla pastora di turno.


La scelta del 21 gennaio non è stata a caso. Il 21 gennaio del 2000, a Rio de Janeiro, è morta Mãe Gilda di Ogum (con il nome di pai de santo e mãe de santo sono indicati i sacerdoti e le sacerdotesse del Candomblé, religione afrobrasiliana che consiste nel culto degli Orixàs, divinità associate ad elementi naturali, tra cui, appunto, Ogum, l’orixà del ferro; ndr), stroncata da un infarto mentre assisteva all’invasione e alla distruzione della sua casa di culto (abassà de Ogum) da parte di credenti che si consideravano evangelici. Per quanto i mezzi di comunicazione non ne parlino, proliferano ancora in Brasile, qui e li, alcuni conflitti violenti tra membri di determinate Chiese e altre confessioni religiose. A Campina Grande, in Paraìba, da quasi 20 anni, si svolge un “Incontro della Nuova Coscienza” che riunisce persone di varie tradizioni spirituali impegnate a favore della pace. Da alcuni anni, credenti di alcune confessioni cristiane organizzano un incontro parallelo, “Incontro della Nuova Coscienza con Cristo”, che non ammette persone che non siano delle loro Chiese. E promuovono manifestazioni con musica ad alto volume proprio quando i religiosi delle diverse tradizioni si uniscono per pregare per la pace. L’anno scorso, credenti di questo gruppo fondamentalista hanno fatto irruzione nella celebrazione ecumenica promossa da altri religiosi per impedire che gli Hare-krisna cantassero i propri mantra ed espellere il demonio dagli adepti dell’Umbanda e del Candomblé. Io e vari fratelli siamo dovuti intervenire per impedire uno scontro e far fronte alla rivolta delle persone aggredite, che hanno fatto causa agli aggressori.


Per fare del Brasile un Paese in cui la pluralità religiosa sia motivo di arricchimento reciproco e non di intolleranza, la Segreteria speciale per i Diritti Umani della presidenza della Repubblica ha realizzato un manifesto e un video su “Diversità religiosa e diritti umani” per contribuire a creare un clima favorevole al rispetto e alla complementarità mutua tra le diverse tradizioni culturali e religiose. L’iniziativa di questa Giornata nazionale di lotta pacifica all’intolleranza religiosa può ora contribuire a far sì che ogni corrente spirituale si rapporti alle altre non in spirito di concorrenza ma di complementarità. La diversità culturale e religiosa è una ricchezza ispirata dallo stesso Spirito Divino e non deve essere solo accettata o assunta, ma valorizzata e sostenuta attraverso un dialogo che permetta ad ogni tradizione di esprimere la propria peculiarità e la propria ricchezza culturale.


Nel linguaggio corrente, tollerare una cosa significa sopportarla. Nella convivenza interculturale e interreligiosa tollerare non dovrebbe essere sufficiente. In questo caso, il termine già denota la difficoltà delle religioni ad ammettere il diritto alla diversità e al dissenso. Nella tradizione cristiana, gli stessi vangeli raccontano che Gesù Cristo incontrò questa difficoltà con i suoi discepoli. Una volta, sulla strada per Gerusalemme, egli volle passare per la Galilea. Gli abitanti di quei villaggi galilei non vollero riceverlo perché era giudeo. Informati di questo, due discepoli volevano che Gesù punisse quegli infedeli facendo scendere su di essi il fuoco divino. Gesù li rimproverò dicendo: “Voi non sapete di quale spirito siete animati” (Lc 9,55). A un discepolo che voleva proibire a qualcuno di scacciare il male perché non apparteneva al gruppo dei discepoli, Gesù rispose: “Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi” (Lc 9,49-50). Egli voleva insegnare ai suoi discepoli a scoprire Dio nel diverso, come in un ufficiale romano, in una donna straniera e nei samaritani eretici.


Che Dio sia pluralista e più che tollerante, le Chiese, fino ad oggi, hanno avuto difficoltà a comprenderlo. Senza dubbio, la recente nota di censura, emessa dalla Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza episcopale spagnola contro il libro “Teologia del Pluralismo Religioso” di José Maria Vigil è un segnale chiaro di intolleranza e chiusura dogmatica. Gli autori della nota hanno tutto il diritto di discordare dal libro e di criticarlo, ma, in termini di etica evangelica, sarebbe stato auspicabile che essi avessero chiamato l’autore per un dialogo, soprattutto prima di emettere giudizi pubblici e con toni definitivi. Oltre a ciò, il mondo ha oggi urgente bisogno che almeno i rappresentanti delle Chiese e delle religioni diano testimonianza di essere capaci di convivere con la diversità. Come ogni opera di studio, il libro di José Maria Vigil può essere criticato, ma non censurato da una nota che si limita a ripetere la dottrina tradizionale senza alcuna apertura al dibattito. E’ deplorevole che gli autori di questo tipo di nota possano pensare di servire Dio attraverso questo genere di censura ai fratelli.


Di certo, sono valide per ogni persona spirituale, di qualunque tradizione o corrente religiosa, le parole pronunciate alcuni anni fa dai vescovi cattolici dell’Asia: “Dio è amore e si offre in mille modi all’umanità. Non ci chiede il permesso per rivelarsi alle diverse comunità e ai diversi gruppi umani. Riconoscere queste molteplici forme in cui il suo amore si rivela è un modo importante di onorarlo e di rispondere al suo amore”.


Il 21 gennaio, per la prima volta, il popolo brasiliano ha celebrato la “Giornata nazionale di lotta all’intolleranza religiosa”, decretata dal Congresso nazionale e approvata dal presidente della Repubblica il 27 dicembre 2007, attraverso la legge n. 11.635. Vale la pena approfondire i motivi per i quali questa misura è opportuna e quali obiettivi concreti la legge può contribuire a raggiungere.
Letto 1812 volte Ultima modifica il Giovedì, 03 Settembre 2009 19:11
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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