Spiritualità benedettina e cistercense
Speranza, santità e parola di Dio
di M. Anna Maria Cànopi, Osb *
Il quadro della situazione mondiale si presenta di giorno in giorno in tinte sempre più fosche: quando sembra che si profili qualche schiarita, subito sopraggiunge un nuovo ciclone a sconvolgere l’atmosfera dell’esistenza umana su tutto il pianeta.
Il pessimismo, di conseguenza, dilaga e sotto varie forme crea in molte persone fragili stati depressivi e angosciosi. Per non soccombere, c’è chi si indurisce e vive egoisticamente la propria vita cercando di immunizzarsi dal dolore altrui e di godere all’istante e a qualsiasi costo tutto quello che può avere senza riuscire ad essere felice. Ci sono però anche quelli che, pur feriti e lasciandosi ferire dalle vicende dolorose della propria e dell’altrui esistenza, non ne rimangono sopraffatti, perché hanno scoperto il valore redentivo della sofferenza accettata con fede e offerta con amore in unione a Colui che è venuto a farsi carico di tutto il dramma dell’uomo di ogni tempo, per aprirgli davanti un radioso orizzonte di speranza: «La vostra tristezza sarà cambiata in gioia...» (cf. Gv16,20).
Non rifiutando e sfuggendo la croce, ma proprio abbracciandola nella sequela di Cristo, si fa l’esperienza della verità di questa Parola e si diventa testimoni della Risurrezione. Per giungere alla mèta della «beata speranza», si deve quindi perseguire la via della santità, la via della sequela di Cristo, della conformazione a lui crocifisso e risorto. È la scelta radicale della vita monastica: una risposta integrale alle esigenze del Vangelo, all’amore di Cristo, nulla anteponendo a Lui. Dove si dà veramente il primato alle realtà che non passano - mentre passa la scena di questo mondo - si ha una visione dell’uomo e della storia più vera, secondo il disegno di Dio. Una visione perciò anche più ottimista che lascia sempre intravedere vie nuove di ricupero e di salvezza. Non è forse questo il motivo per cui oggi tante persone frequentano assiduamente i monasteri, ossia i luoghi in cui più facilmente si possono trovare uomini o donne di speranza? «Diteci qual è il vostro segreto, il segreto della vostra serenità, della vostra pace, della vostra gioia». È una domanda che molti ci rivolgono. E, più che dalle nostre parole, lo scoprono, questo segreto, immergendosi nella nostra atmosfera di silenzio, di ascolto della Parola di Dio, di contemplazione.
Partecipando alle celebrazioni liturgiche, sperimentano la forza salvifica e rinnovatrice del mistero di Cristo. Ristorati alla sorgente della grazia, possono ritornare ai loro consueti impegni nella famiglia, nella scuola, nella società con più fiducia e spirito di servizio fino al sacrificio.
All’inizio della nostra fondazione monastica sull’isola San Giulio, pensavamo che saremmo rimaste “isolate”, quasi come in eremitaggio. Al contrario, l’Isola è diventata un centro di forte attrazione spirituale proprio perché su di essa splende come faro la preghiera, la Luce che è il Cristo stesso, viva speranza per tutti i naviganti sulle onde tempestose della storia.
I monasteri che danno ospitalità diventano sempre più luoghi di ricarica spirituale e di consolazione. Luoghi di ricarica per la fede che spesso è insidiata da tanti “venti di dottrine” di falsi profeti; luoghi di ricarica per la speranza, resa spesso umanamente impossibile dalle tragiche situazioni di violenza e di miseria morale e materiale; luoghi di ricarica per la che nel mondo tanto facilmente si propone come mascherato egoismo.
«Il sapere che voi ci siete è per noi fonte di consolazione e di speranza: siete una forza che ci sostiene nelle nostre fatiche e nelle nostre lotte per resistere al male». Queste frequenti testimonianze ci fanno sentire quanto sia necessaria la nostra presenza nella Chiesa e quanto sia grande la nostra responsabilità. Infatti, chi viene a cercare Dio presso di noi non deve restare deluso. Veniamo perciò stimolate a un sempre più serio impegno nella santità, a un sempre più umile e generoso servizio a Dio e al prossimo. E tutta l’umanità ci è “prossimo”, poiché nessuna distanza è insormontabile per chi - giorno e notte, senza tregua - stende le braccia nella preghiera.
Ci rendiamo conto, inoltre, che nel segno della comunità monastica si manifesta chiaramente che la castità, ritenuta assurda nella nostra società satura di sesso, è invece possibile, anzi bella e totalizzante per la persona. Così pure si rende visibile che sono realizzabili la comunione di vita, l’unità e la pace tra persone diverse per indole, età, cultura e nazionalità.
I nostri fratelli che vivono nel mondo possono, insomma, costatare che la santità è sempre possibile e che è un cammino di bellezza e di consolazione aperto davanti a tutti, non un privilegio di alcuni.
* del Monastero Mater Ecclesiae di Orta San Giulio