Disposti a pagare il prezzo
di
Marcello Barros
Nel Forum, come quello tenutosi a Nairobi, la cosa più importante non è tanto raggiungere un consenso o elaborare dei bei documenti finali, quanto fare in modo che i partecipanti possano mettersi in discussione e le organizzazioni di base ne possano uscire rafforzate. Sicuramente tutti i partecipanti a questo Forum sono stati colpiti dall’estrema povertà della maggior parte della popolazione di Nairobi, e dal fatto che i missionari vivono con loro come gesto concreto di solidarietà, volto a concretizzare un cammino di trasformazione. Questa situazione scandalosa, che colpisce la maggior parte dell’umanità, sembra far sentire il suo grido in America Latina, Africa, Asia, rimandandolo alle chiese, affinché escano dal loro letargo dogmatico e religioso per non essere poi condannate, come complici di omissione, di fronte al genocidio che il neo-liberismo sta operando nel mondo.
Al Forum ci si è chiesti, molto provocatoriamente, se i teologi della liberazione si mantengano fedeli all’ispirazione originale, oppure se molti hanno abbandonato il loro impegno per i poveri per convertirsi a una teologia liberale, capace di dialogare con e scuole europee,svincolandosi dall’impegno per realizzare una trasformazione sociale e di liberazione.
La questione posta dal teologo asiatico Rowan Silva interpella tutti noi:”Se non siamo disposti a pagare il prezzo di essere a fianco dei poveri e degli oppressi, la nostra teologia è inutile”. Silva ha insistito su una nuova teologia che entri in relazione con le religioni. Ha ricordato che in Asia, il cristianesimo ha bisogno di un “battesimo di immersione” nelle acque delle grandi religioni asiatiche, come pure di andare al calvario con i poveri.
Forse per questo, le persone hanno affermato che la spiritualità “per un nuovo mondo possibile” non è ristretta alle istituzioni religiose, ma deve essere libera e indipendente dai dogmi e dalle strutture religiose.
Il Forum si è concluso senza fissare un appuntamento futuro. Nei corridoi, tante persone si sono domandate perché i più famosi teologi della liberazione non fossero presenti a un evento così importante. La risposta più immediata riguardava l’aspetto economico. In modo particolare, il costo del biglietto aereo.
A parte ciò, fin dagli anni’80, in ambito cattolico, la discussione teologica è stata vista con sospetto, fino a essere perseguitata dal Vaticano e, in determinati ambienti, dalle gerarchie locali. Ci si chiede: in che modo si può creare uno spirito di lavoro comune e di interesse al dialogo, come è emerso al Forum? Tale problema suggerisce, soprattutto ai cattolici, quanto questo Forum abbia una natura più ecumenica. Anche se si deve riconoscere che la maggior parte dei partecipanti era di estrazione cattolica e la questione ecumenica è stata trattata solo in maniera minore.
Il giorno dopo la chiusura del Forum di teologia, è cominciato il 7° Forum sociale mondiale, che, più dei precedenti, ha aiutato i partecipanti a confrontarsi direttamente con situazioni di povertà, che molti nordamericani, europei e anche latinoamericani non avevano mai visto prima. Nel Forum mondiale non si è parlato di spiritualità, anche se un partecipante si è posto la seguente questione: “Non appartengo a nessuna religione, non mi pongo la questione su Dio, ma ho visto tanti poveri partecipare al Forum. Osservando la creatività di questa gente, mi sono interpellato nel mio essere più profondo. Non so se tutto ciò significhi”spiritualità”, ma credo che sia questa energia di solidarietà che mi sfida a cambiare il mio modo di vivere”.
(da Nigrizia, marzo 2007)