Vita nello Spirito

Venerdì, 12 Gennaio 2007 00:38

Comprensione, discrezione, sincerità (Felice Di Giandomenico)

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La sincerità implica il concetto di reciprocità. Quando tra due o più persone si instaura un rapporto (affettivo, di amicizia, di lavoro, di assistenza), l’essere sinceri diventa un imperativo al quale non ci si può sottrarre...

Comprendere l’altro

Partiamo dalla comprensione. Comprendere chi ci sta di fronte non è sempre facile. Ogni persona ha dentro di sé un mondo dove sentimenti, emozioni, sensazioni, piccoli segreti vengono custoditi gelosamente, risultando spesso non condivisibili. Comprendere l’altro significa, innanzitutto, comprendere quella parte di sé che desidera mettere in gioco in un rapporto interpersonale, sia esso di natura affettiva, lavorativa o altro. È necessario capire che, chi ci sta di fronte, chi - in qualche modo - ci rende partecipi della sua vita, lo fa nella misura, nei tempi e nei modi che ritiene più opportuni. È inutile indagare, fare domande indiscrete, cercare di entrare di forza in “spazi” interiori dove l’accesso non è consentito. In molte situazioni di sofferenza o di disagio è possibile incontrare “muri di gomma” con i quali il nostro delirio di onnipotenza può andare ad impattare miseramente. Comprendere, quindi, significa innanzitutto rispettare i tempi dell’altro, rispettare i suoi silenzi, la sua voglia di parlare, di discutere o di condividere aspetti particolari della propria vita.

Essere discreti e riservati

Nei rapporti umani, la discrezione (così come la riservatezza) è l’ingrediente fondamentale per instaurare relazioni funzionali ed affettivamente mature. La mancanza di discrezione e di riservatezza, oltre a rappresentare una delle espressioni più alte della maleducazione e dell’invadenza, comporta una serie di irrigidimenti che rendono i rapporti umani spesso inautentici, statici e decisamente fragili. Basta un niente per romperli, a volte anche in modo definitivo ed irreversibile. Nella vita è sempre un bene ed un’ottima cosa non impicciarsi degli affari altrui, a prescindere dal tipo di relazione che andiamo a costruire o che portiamo avanti. Discrezione e riservatezza sono direttamente correlate con il rispetto dell’altro in quanto persona con un proprio mondo interiore da preservare. Inoltre, il voler conoscere tutti i dettagli della vita altrui è un chiaro sintomo di una curiosità morbosa che nulla ha a che vedere con un autentico rapporto interpersonale, basato sulla stima e la fiducia reciproca. L’essere genitori, amici, fidanzati, marito e moglie, operatore-paziente, non autorizza a sconfinare nell’indiscrezione anzi, più le relazioni sono profonde, più la discrezione e la riservatezza dovrebbero essere vere e proprie norme di riferimento. Se ad una nostra domanda la persona che abbiamo davanti non risponde, rimane sul vago, cambia discorso, è opportuno non insistere perché, tanto, le informazioni che desideriamo ottenere, non le avremo mai. Si otterranno semmai patetiche bugie o “depistaggi” che non fanno altro che deteriorare il rapporto e renderlo decisamente inautentico ed intriso di malafede.

Essere sinceri

La sincerità implica il concetto di reciprocità. Quando tra due o più persone si instaura un rapporto (affettivo, di amicizia, di lavoro, di assistenza), l’essere sinceri diventa un imperativo al quale non ci si può sottrarre anche se, il costo di questa “virtù”, è spesso decisamente alto e, non di rado, porta a sperimentare situazioni dolorose soprattutto dal punto di vista affettivo. Sincerità verso l’altro, sincerità nei confronti di se stessi. A volte capita che, chi abbiamo di fronte, non ci piace, ci è antipatico, ci crea delle difficoltà nella comunicazione, ci intimorisce. Essere sinceri con se stessi significa prendere atto di queste sensazioni che caratterizzano il nostro modo di rapportarci nei confronti di una determinata persona. È inutile negarle o far finta di niente, che non ci sono problemi. Anche dalla parte di chi usufruisce di una assistenza, psicologica o medica, è richiesta una buona dose di sincerità. Se non si desidera essere “accuditi”, se non si vuole parlare o dialogare, è necessario farlo presente, senza timore di offendere nessuno. Ho visto persone ricoverate in ospedale che “subivano” gli approcci di operatori e/o volontari e non vedevano l’ora di essere lasciati in pace. Questo tipo di relazione forzata, di solito, non porta da nessuna parte e, come dice il proverbio, è meglio una volta arrossire, che 100 volte impallidire, manifestando il proprio “voler restare da soli e in silenzio”, anziché portare avanti un rapporto ambiguo e indesiderato. Sotto certi aspetti, la sincerità è correlata con il silenzio; in uno scritto molto bello intitolato i “Principi necessari per tacere” si legge testualmente: “Il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre”. Si può qualche volta tacere un pensiero, ma mai lo si deve camuffare; è alterando i pensieri che si cade nell’insincerità e nell’inautenticità. È bene ricordare, quando si entra in relazione con una persona (a qualunque titolo) che vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, che si può essere discreti senza apparire tristi e taciturni, che è assolutamente necessario non rivelare certi modi dell’animo per non rischiare di doverli mascherare con la menzogna. E tutto ciò vale sia per chi aiuta sia per chi viene aiutato ed assistito.

Felice Di Giandomenico

 

Letto 8900 volte Ultima modifica il Lunedì, 24 Febbraio 2014 20:27
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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