Perché riviva il Vaticano II
di Marcelo Barros
L’8 dicembre 1965, in piazza San Pietro, a Roma, una solenne santa messa celebrata da Papa Paolo VI chiudeva il Concilio Vaticano II. Dopo la celebrazione eucaristica, il pontefice benedisse la prima pietra di una chiesa romana dedicata a Maria, Madre della Chiesa, che sarebbe servita da memoriale del Concilio. Sempre in quell'occasione, dopo aver inviato "al mondo" una lunga serie di messaggi. il Papa consegnò a mons. Felici il breve con cui chiudeva ufficialmente la grande assise. Nel discorso di chiusura, il Papa affermò: «Il culto di Dio che si è fatto uomo è andato incontro al culto dell'uomo che si è fatto Dio». Quale perfetta descrizione del mistero del Natale, che si sarebbe celebrato di lì a poche settimane!
Oggi, a 40 anni esatti da quella data, molti cristiani propongono la celebrazione di un nuovo concilio. Essi sono convinti che occorra rilanciare l'opera allora iniziata ma - è questa la loro opinione - sfortunatamente interrotta e messa da parte agli inizi degli anni Settanta. E spiegano: mentre la società civile è alla ricerca di un nuovo mondo possibile, le comunità cristiane hanno il diritto di sperare in una chiesa "sempre rinnovata", capace di essere la profetica anticipazione di una umanità più giusta e fraterna.
il deposito della fede e la formulazione in cui esso è espresso. Pertanto, egli varò il Concilio sulla base di tre grandi intuizioni: apertura al mondo con-temporaneo. vocazione ecumenica e opzione per i poveri».In verità, l'invito rivolto alla chiesa di diventate “chiesa dei poveri" fu più volte udito nel corso dei lavori conciliari, ma non li recepito e sviluppato. Sarebbe per lo più servito. alcuni anni dopo. a convincere i poveri del Terzo Mondo che la chiesa non sarebbe mai stata profondamente evangelica, se non avesse accettato la proposta formulata nel corso della Seconda Conferenza dei vescovi latino-americani di Medellin (1968): «Che si presenti sempre più nitido il volto di una chiesa autenticamente povera, missionaria, pasquale, spoglia di potere e coraggiosamente compromessa con la libertà di tutti gli esseri umani e di tutto intero l'essere umano» (Medellin 5,15a).
Va da sé che questo cammino fu reso possibile dal fatto che il Concilio aveva sottolineato il carattere locale della chiesa. Si disse che la chiesa locale o particolare altro non è che la chiesa universale che si «ha evento In un luogo determinato. Di recente, la Federazione dei vescovi cattolici dell'Asia, nel 'documento di sintesi preparato in occasione del Sinodo per l'Asia e intitolato Ciò che Lo spirito dice alte chiese, ha affermato: «La comprensione che la chiesa ha di sé stessa è di essere veramente chiesa locale, incarnata in un popolo, autoctona e inculturata. Essa è il corpo di Cristo fitto reale e incarnato in un popolo particolare, nel tempo e nello spazio». La chiesa universale è più che una somma di chiese: essa è la comunione delle chiese locali.
Organismi ecumenici e comunità ecclesiali di base sono oggi convinti che è urgente iniziare un processo conciliare che ponga la chiesa in costante stato sinodale, cioè di dialogo e di ricerca comune. Quando Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II, la chiesa cattolica attraversava un periodo di estrema chiusura istituzionale e di rigidità dottrinale. Nel frattempo, però, a partire dell'inizio del secolo XX, anche se sospettati e messi sotto accusa dalla curia vaticana e dalla maggior parte dei vescovi, erano sorti il movimento biblico, il movimento delle comunità di base e altri ancora. Per decenni e superando molte difficoltà, questi movimenti, formati da laici, sacerdoti e religiosi, avevano aiutato le comunità locali a crescere. Benché quasi relegate nella clandestinità, furono proprio queste nuove realtà ecclesiali vive a offrire alla chiesa tutta una base teologica e una spiritualità nuove che avrebbero trasformato l'evento Concilio in una vera e propria primavera per tutta la comunità cattolica.
Quella primavera non deve finire. Essa va rinnovata. Pertanto, mentre ci apprestiamo a celebrare il Natale di Gesù Cristo - il mistero in cui «il culto di Dio che si è si è fitto uomo va incontro al culto dell'uomo che si è fitto Dio» - dobbiamo desiderare ardentemente anche un nuovo natale della chiesa. Pronti anche ad andare «contro corrente" e contro l'oscurità della notte. Perché solo così si può accelerare il ritorno dell'aurora.
(da Nigrizia, dicembre 2005)