Spiritualità Marista
di Padre Franco Gioannetti
Diciottesima parte
Una lettura staccata, condotta per compartimenti stagni, della rivelazione divina in ordine alle prodigiose opere salvifiche dì Dio, potrebbe facilmente indurre a considerare la stessa vita storica di Cristo come un susseguirsi di episodi privi di un filo conduttore, di una regia che, nell'assoluto rispetto della libertà dell'uomo, ne dirige infallibilmente il corso anche nei minimi particolari. Questo principio di unità di lettura della Storia biblica, si dimostra essenziale per la lettura della vita di Gesù di Nazareth, per la comprensione profonda dei tempi del suo nascondimento. L'attenzione va posta sull'unità intrinseca della rivelazione alla luce del supremo principio dell'unità del mistero di Cristo e dunque dell'unità dei due Testamenti. Quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II enunzia sull'"economia di salvezza preannunziata, narrata e spiegata dai sacri autori", la quale "si trova in qualità di vera Parola di Dio nei libri dell'Antico Testamento; per ciò questi libri divinamente ispirati conservano valore perenne " (Dei Verbum Cost. Concil. 14) può essere legittimamente applicato anche all'interno dell’economia salvifica del Nuovo Testamento, inclusi gli "anni oscuri di Gesù", in rapporto a quell'adempimento definitivo che è la Pasqua.
Per quanto possa apparire come una forzatura, l'affermazione che gli anni oscuri dell'infanzia e della giovinezza, ossia il tempo della vita di Gesù a Nazareth, siano la sua preparazione alla missione pubblica, essa muove dal principio dell'unità intrinseca sia della stessa rivelazione che di tutta l'opera salvifica. Questa unità dipende dalla unità di tutta la storia sacra sotto il primato del Nuovo Testamento sull’Antico e delle realtà escatologiche su quelle dell’economia attuale.