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Venerdì, 06 Aprile 2012 16:29

Crisi, perché non rivedere l'8 per mille?

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Crisi, i gesuiti aprono il dibattito:
perché non rivedere l'8 per mille?

 


La recessione morde, troppe famiglie fanno fatica ad arrivare alla terza settimana, i conti pubblici sono disastrosi e il Paese rischia di fare la fine della Grecia. Insomma, è chiaro che servono sacrifici da parte di tutti. E allora perché non rivedere anche l'8 per mille? Per la prima volta da quando si è acuita la crisi economica un (autorevole) periodico cattolico, Aggiornamenti Sociali, attraverso una articolata riflessione mette in luce ciò che la Cei per prima potrebbe fare. Insomma: un beau geste.

Non a caso i gesuiti di Aggiornamenti Sociali parlano, infatti, del bisogno di un «gesto profetico» da compiere spontaneamente per aiutare l'Italia, dando dimostrazione concreta che la Chiesa è davvero a fianco della gente, che non ha bisogno di privilegi, né vuole difendere le sue rendite. «E' giunto il momento di trovare il coraggio di compiere gesti profetici che mettano il patrimonio della Chiesa a servizio del bene comune, in una ottica di solidarietà e carità istituzionale che sappia trascendere le esigenze pur legittime della stretta giustizia, qualcosa in termini classici, di supererogatorio. Gli stimoli in questo senso non mancano» si legge sull’ultimo numero.

Nell'editoriale intitolato «Lo sforzo condiviso della partecipazione», padre Giacomo Costa, il direttore, non si inoltra nei dettagli anche se lo fa al telefono: «Ci riferiamo, per esempio, alla vicenda dell'Imu-Ici. Invece di portare avanti un negoziato con il Governo forse occorrerebbe un atteggiamento più disponibile, e poi a dirla tutta mancano parole che facciano capire agli italiani che in momenti tanto critici la Chiesa è ben contenta di fare la sua parte e contribuire al pagamento delle tasse, anche se sono alte». Magari ricordando la famosa frase di Tommaso Padoa Schioppa che «le tasse sono bellissime, dato che sono un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l'istruzione, l'ambiente».

Padre Costa in cima alla lista dei gesti profetici mette la questione dell'8 per mille. «Anche questo capitolo fa parte delle posizioni acquisite dalla Chiesa. Non vedo perché in tempi tanto difficoltosi debba restare un tabù». Per i gesuiti di Aggiornamenti Sociali sarebbe un passaggio molto positivo, una specie di semina, un messaggio di condivisione. «I gesti dettati dalla generosità alimentano altra generosità. Penso che gli effetti positivi potrebbero essere maggiori che non la perdita in sé di una piccola posizione acquisita».

Nell'editoriale padre Costa si chiede anche che cosa stia facendo la Chiesa in questo frangente. Ovviamente tanto, basti pensare alle mense, ai centri ascolto, alle scuole, agli oratori ecc. Tuttavia a livello istituzionale si potrebbe fare di più di quanto non si sia fatto finora. «Pur ribadendo il dovere sociale di contribuire al bene comune secondo le proprie possibilità, in passato la Chiesa purtroppo non ha speso molte parole sull'evasione delle tasse».

L'argomento, effettivamente, è stato affrontato «con una certa esitazione nel corso di questi anni» e solo ultimamente i vertici si sono espressi con chiarezza. Il cardinale Bagnasco dall'anno scorso ripete che evadere le tasse è peccato. «Un intervento positivo», ma non sufficiente perché l'evasione fiscale «non è un furto come gli altri, è una azione che mina il fondamento della vita sociale. Su un tema tanto delicato quanto complesso occorre essere limpidi e coerenti»: Sicché agli «errori gestionali commessi per incompetenza da chi gestisce gli affari economici di realtà e iniziative ecclesiali», gli uomini di Chiesa hanno talvolta aggiunto «un'altra giustificazione dell'evasione non meno errata e dannosa delle precedenti, quella a fin di bene per garantire attività con finalità sociali». Ma nemmeno in questo caso, annota padre Costa, si può arrivare a una giustizia fai da te. Oggi, dunque, è giunto il momento di trovare il coraggio di compiere gesti profetici. E tornare all'essenziale. Il dibattito interno è aperto, chissà se la Cei è della stessa idea.

di Franca Giansoldati
Giovedì 05 Aprile 2012
Il Gazzettino

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