Ci sono libri che mettono paura a chi detiene il potere. Forse anche così si spiega il paradosso di un bestseller pubblicato in America nel 1983, tradotto nelle principali lingue del mondo e che arriva in Italia solo ora col titolo In principio era la gioia. L´autore, Matthew Fox, prima della pubblicazione era un padre domenicano, ma dopo venne espulso dal suo ordine dietro iniziativa dell´allora cardinal Ratzinger in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Così Fox commenta l´accaduto: «Dalla reazione esagerata di Ratzinger al messaggio di speranza, creatività e responsabilità di questo libro, ho imparato che la fazione patriarcale del Cristianesimo è legata a filo doppio con il peccato originale (…). Ha definito questo libro “pericoloso e fuorviante” e mi ha fatto espellere dall´ordine domenicano (…). Io sono convinto che a essere pericolosa e fuorviante sia la crescita del controllo patriarcale, del pessimismo, dell´antropocentrismo e dell´ideologia del peccato originale». Fox intende restaurare il più autentico cristianesimo in fedeltà all´ideale originario del fondatore, l´ebreo Gesù di Nazareth, per una spiritualità non-dualistica, amica di Dio e amica del mondo, fedele al mondo e proprio per questo fedele a Dio, la spiritualità della gioia quieta e della perfetta letizia vissuta da Ildegarda di Bingen, Francesco d´Assisi, Meister Eckhart, Giuliana di Norwich, Matilde di Magdeburgo, Teilhard de Chardin, Thomas Merton e molti altri grandi spirituali.
Nonostante i suoi libri siano tradotti in 42 lingue, Matthew Fox è sconosciuto in Italia. Eppure il nostro paese avrebbe un motivo in più per interessarsi di lui, vale a dire il fatto di essere la patria di un altro ex frate domenicano che pure faceva paura al potere ecclesiastico e che per questo venne bruciato vivo il 17 febbraio 1600 a Roma in Campo de´ Fiori, Giordano Bruno. Pur nel rispetto delle proporzioni e senza voler fare in alcun modo di Fox un Bruno redivivo, vi sono tuttavia alcune concrete analogie: l´appartenenza all´ordine domenicano, l´ostilità della Chiesa gerarchica, l ´importanza della scienza per la loro spiritualità, l´interesse per le altre religioni, e infine il nucleo stesso della proposta spirituale che per entrambi si caratterizza come religiosità cosmocentrica basata su tre punti fondamentali: 1) immanenza di Dio nella natura e conseguente abbattimento del dualismo Dio-Mondo; 2) spiritualità come riconoscenza verso la vita; 3) lotta contro la cupa ideologia del peccato originale.
Con il libro di Matthew Fox si apre la collana fondata e diretta da Elido Fazi e me con il nome “Campo dei Fiori”. I motivi che ci hanno spinto a questa iniziativa risiedono nella qualità spirituale del nostro tempo, un´epoca senza più una religione condivisa ma con una grande domanda di spiritualità. È precisamente questa domanda che la nostra collana intende laicamente interpretare.
Al di là di chi vive la spiritualità come disciplinata obbedienza a un´istituzione e di chi, sul fronte opposto, nega la dimensione universalmente umana della ricerca spirituale, con questa collana intendiamo promuovere una spiritualità come fiducia nella vita, libertà critica, amore per la bellezza, comunione con la natura e con gli esseri umani.
Abbiamo chiamato la collana “Campo dei Fiori” in omaggio alla libera ricerca spirituale che condusse Giordano Bruno sul rogo dell´Inquisizione cattolica nella quasi omonima piazza di Roma. Prima e dopo di lui altri uomini e altre donne subirono la medesima sorte. Vennero uccisi solo perché avevano idee religiose diverse rispetto a quelle del potere ecclesiastico costituito. Uccisi in modo da procurare loro le sofferenze più atroci. Uccisi in modo che del loro corpo non rimanesse più nulla, le ceneri disperse nel Tevere o in Arno o nel Po, o semplicemente ammonticchiate con le verdure marcite e lo sterco degli asini e dei cavalli in un angolo della piazza dell´esecuzione, dove di solito si aveva un gran accorrere di popolo, e quindi di animali. Bruciandoli, si volevano impedire due cose: che sulla loro tomba si originasse un culto e che i loro corpi si ricomponessero nel giorno dell´ultimo giudizio al momento della “risurrezione della carne”. Sarebbe bello, oltre che giusto, che queste vittime del fanatismo venissero ricordate anche da coloro che oggi difendono la sacralità della vita, come monito esemplare per comprendere che non esiste modalità migliore di rispettare la sacralità della vita umana che non sia quello di rispettare la sacralità della vita umana libera, nella sua singolare autodeterminazione, e che quando non si è disposti a rispettare la libertà degli altri non è difficile che si giunga a non rispettarne neppure la vita fisica.
Io sono convinto che senza il sacrificio di questi liberi cercatori della verità, noi non saremmo arrivati a godere della libertà intellettuale che oggi, tutti, cattolici e non cattolici, qui in occidente possiamo esercitare. Nella storia nessuno regala nulla, e se il potere della Chiesa cattolica (e di altre chiese in altre nazioni) è giunto a cedere il controllo sul pensiero esercitato per secoli con sistematico assolutismo, è stato principalmente a causa della forza di questo sangue innocente che, come quello di Abele il giusto, si è levato per secoli e si leva ancora oggi in grido verso Dio. Pensando a esso, si diviene consapevoli della forza dello spirito umano, che sceglie di morire tra i più atroci tormenti piuttosto che rinnegare la propria fede e i propri ideali. Esattamente come nel caso dei martiri cristiani dei primi secoli, del ´900 e dei nostri giorni. In forza di questo sangue versato la popolazione d´Europa è giunta a realizzare a livello politico quello che, paradossalmente, la teologia a livello teorico ha sempre saputo, cioè il primato insindacabile della coscienza, il luogo dove abita lo spirito di Dio. Anche per questo ancora oggi, anzi forse soprattutto oggi, voci come quella di Matthew Fox sono tanto preziose.
Vito Mancuso