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Mercoledì, 23 Marzo 2011 14:53

Vaticano e finanza

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Pieni poteri di controllo al cardinale Nicora e ai suoi dioscuri De Pasquale e Condemi. Lo IOR diventerà una banca come tante, con uguali regole e vincoli, in uno scenario competitivo. Riuscirà a trattenere la sua tradizionale clientela?

 


articolo di Sandro Magister

Dall'inizio di aprile la Santa Sede tornerà a dotarsi di una sanzione che nella prassi giudiziaria canonica era praticamente caduta in disuso: il carcere.

A comminare questa pena è la legge n. 127 dello stato della Città del Vaticano promulgata lo scorso 30 dicembre, che entrerà in vigore il 1 aprile prossimo. Una legge che colpisce il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo.

Ma oltre a questa, la nuova normativa porterà cambiamenti ben più sostanziali nella prassi degli istituti vaticani che operano in campo finanziario, a cominciare da quello che più assomiglia a una banca, l'Istituto per le Opere di Religione.

Fino ad oggi lo IOR ha goduto di un'ampia autonomia operativa. Agiva al di fuori delle normative internazionali che regolano, uniformano e controllano l'attività delle banche in vari paesi.

Per i depositanti dello IOR, in prevalenza diocesi e istituti religiosi, questa sua autonomia era ritenuta un vantaggio. Per depositare e gestire denari le procedure erano semplici e confidenziali, come in famiglia. La segretezza era garantita. Gli interessi erano più elevati che in altri istituti di credito.

Questa assenza di controlli esterni di cui godeva lo IOR esercitava però anche una grande attrazione su soggetti meno virtuosi, tentati di utilizzare la banca vaticana per operazioni illecite, usando la religione come schermo, camuffandosi da benefattori o sfruttando l'ingenuità dei depositanti.

Un caso sospetto di cattivo utilizzo dello IOR, ad esempio, è quello che è sotto indagine dalla scorsa estate da parte della magistratura di Roma. Si è trattato di operazioni per complessivi 23 milioni di euro su un conto dello IOR depositato presso una banca italiana, il Credito Artigiano. Prima lo stesso Credito Artigiano, poi la Banca d'Italia da esso informata e infine la procura di Roma hanno sospettato che l'operazione avesse finalità di riciclaggio di denari di provenienza illecita. I 23 milioni di euro sono stati sequestrati e il presidente e il direttore generale dello IOR sono finiti sotto indagine giudiziaria.

Il paradosso della vicenda è che Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere che dal 23 settembre 2009 presiede lo IOR, è stato chiamato a questo ruolo dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, proprio per completare l'opera di risanamento e ammodernamento dello IOR fatta dal predecessore, Angelo Caloia, ripulendolo dalle ultime macchie vere o sospette.

Evidentemente, la macchina operativa dello IOR ancora non corrisponde a queste finalità. Ancora continua a funzionare, in parte, secondo la vecchia logica slegata da ogni controllo.

Ma questo è proprio ciò che sta per cessare.

Il primo atto di questo cambiamento risale al 17 dicembre 2009. È la convenzione con l'Unione Europea grazie alla quale lo stato della Città del Vaticano ha assunto l'euro come propria moneta. L'atto impegnava il Vaticano ad adeguarsi alla normativa europea circa gli strumenti finanziari e la circolazione monetaria.

Il secondo atto è del 30 dicembre 2010 ed è precisamente l'esecuzione dell'impegno assunto un anno prima. Benedetto XVI, con una lettera apostolica in forma di "motu proprio" ha istituito una Autorità di Informazione Finanziaria con pieni poteri di controllo su tutti gli istituti e gli uffici della Santa Sede, della curia romana e della Città del Vaticano, compreso lo IOR. E ha fatto valere per tali istituti e uffici quattro leggi promulgate lo stesso giorno e finalizzate alla prevenzione e al contrasto del riciclaggio di denari illeciti e del finanziamento del terrorismo.

Tali leggi sono simili a quelle già operanti nella "White List", cioè negli stati più impegnati nel prevenire e contrastare i citati crimini finanziari. Entreranno in vigore nello stato della Città del Vaticano dal prossimo 1 aprile.

Nel frattempo, la nuova Autorità di Informazione Finanziaria che dovrà vigilare sull'applicazione di tali leggi è diventata operativa, con la nomina di un presidente, di un direttore e di quattro consiglieri.

Tutti gli strumenti sono predisposti, quindi, perché anche lo stato della Città del Vaticano sia ammesso nella "White List" e lo IOR adegui di conseguenza i suoi comportamenti agli standard e ai controlli internazionali.

Il presidente della nuova Autorità di Informazione Finanziaria è il cardinale Attilio Nicora, che resta anche presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, persona di comprovata capacità in campo giuridico e finanziario.

I quattro consiglieri sono Marcello Condemi, Giuseppe Dalla Torre, Claudio Bianchi e Cesare Testa.

Dei quattro, l'uomo chiave è il primo. Condemi è professore di diritto bancario, ha lavorato come avvocato cassazionista con la Banca d'Italia ed è stato componente della delegazione italiana presso il GAFI, il Gruppo d'Azione Finanziaria Internazionale contro il riciclaggio di capitali, cioè l'istituto che vaglierà la domanda d'ammissione della Santa Sede nella "White List".

Il direttore nel nuovo organismo vaticano è Francesco De Pasquale, anche lui avvocato cassazionista, anche lui già delegato italiano presso il GAFI, grande esperto in materia di illeciti finanziari.

Condemi e De Pasquale, assieme, sono gli autori del libro guida che la Banca d'Italia ha pubblicato nel 2008 sulla materia, dal titolo: "Lineamenti della disciplina internazionale di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo".

Questo loro libro è stato condensato nel 2010 da un altro esperto del ramo, Manlio d'Agostino, in un manuale pratico ad uso dei dirigenti e impiegati di banca, edito dall'Associazione Bancaria Italiana: "Antiriciclaggio. Vademecum per l'operatore".

Manlio d'Agostino è vicepresidente nazionale dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti e presidente della sua sezione giovanile.

A leggere il suo manuale, si intuisce che l'applicazione degli standard internazionali antiriciclaggio comporterà non solo per lo IOR ma per tutti gli uffici amministrativi vaticani una piccola rivoluzione.

Ogni operazione, infatti, anche la più piccola, dovrà sottostare a controlli e verifiche molto stringenti. E il minimo sospetto di irregolarità dovrà essere immediatamente denunciato all'Autorità di Informazione Finanziaria presieduta dal cardinale Nicora.

La quale, a sua volta, si avvale di poteri estesissimi, ai quali non c'è segreto d'ufficio che possa resistere.

Per lo IOR sarà la fine della sua autonomia. Avrà nell'organismo presieduto da Nicora un "tutor" permanente, che vigilerà su ogni sua operazione.

Dovrà cioè avvenire anche dentro le mura vaticane ciò che avviene nei paesi della "White List".

L'Italia è uno di questi. Nei primi sei mesi del 2010 – ultimi dati disponibili – dalle banche italiane sono arrivate alla Guardia di Finanza ben 10347 segnalazioni di sospette operazioni di riciclaggio. Altre 2622 segnalazioni sono partite da intermediari finanziari, altre 1759 dagli uffici postali e altre 200 da studi professionali e da compagnie di assicurazione.

Di questa mole di segnalazioni, la Guardia di Finanza ne ha approfondite 9752. In 447 di queste ha individuato operazioni sporche per complessivi 3,2 miliardi di euro. Sono finite in carcere 447 persone.

Sullo sfondo di questa obbligata e accresciuta vigilanza, nelle banche italiane, contro le operazioni di sospetto riciclaggio di denaro sporco, si può forse rileggere – e meglio capire – l'uscita dal consiglio di sovrintendenza dello IOR del consigliere Giovanni De Censi.

De Censi è presidente del Credito Valtellinese, a sua volta proprietario del Credito Artigiano. Per lo IOR, il Credito Artigiano è una banca tradizionalmente amica. Eppure, proprio da una denuncia del Credito Artigiano è partita l'indagine giudiziaria, sopra richiamata, che oggi pende sulla banca vaticana per sospetto riciclaggio.

La cronistoria della vicenda è istruttiva.

Il 18 gennaio del 2010 la Banca d'Italia chiede al Credito Valtellinese e al suo controllato Credito Artigiano – come ad altre banche – di esigere dallo IOR informazioni dettagliate sulla proprietà e sui movimenti dei conti in esse depositati.

Il 19 aprile il Credito Artigiano blocca il conto dello IOR numero 49557, su cui evidentemente ha dei sospetti che lo IOR non ha fugato. A questa data, sul conto figurano depositati 28 milioni 300 mila euro.

Il 6 settembre, con due fax, lo IOR ordina ugualmente al Credito Artigiano di effettuare con i denari di quello stesso conto due bonifici per complessivi 23 milioni.

Il 14 settembre il Credito Artigiano informa la Banca d'Italia dei bonifici ordinati dallo IOR e della perdurante assenza di informazioni sulla loro titolarità.

Il 15 settembre l'Ufficio di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia segnala alla magistratura di Roma una possibile violazione delle norme antiriciclaggio da parte dello IOR.

Il 20 settembre la magistratura di Roma ordina il sequestro preventivo dell'intera somma depositata sul conto dello IOR ed emette due avvisi di indagine a carico del presidente e del direttore generale della banca vaticana, per omissione delle procedure contro il riciclaggio di denaro sporco.

Da ciò si ricava che lo IOR ha operato, in questo caso, in modo difforme rispetto a come operano, invece, le banche italiane, da quando esse si attengono alle stringenti normative antiriciclaggio.

Fra la tradizionale "amicizia" con lo IOR e il rispetto delle regole nazionali e internazionali, per il Credito Artigiano la scelta era obbligata.

Dalla scorsa estate, De Censi – che ha un fratello salesiano, Ugo, missionario in Perù – non prese più parte alle riunioni del consiglio di sovrintendenza dello IOR. Si disse per motivi di salute, ed era vero. Ma forse non solo per questi.

Oggi, infatti, De Censi ha ripreso in pieno la sua attività, che è anche di vicepresidente dell'Associazione Bancaria Italiana e di presidente dell'Istituto Centrale delle Banche Popolari. In questa veste, ha dato due ampie interviste, il 18 e il 23 febbraio, ad "Avvenire" e al "Corriere della Sera".

Alla domanda su perché ha lasciato lo IOR ha risposto:

"Il mio mandato è scaduto il 31 dicembre. Sono stato operato, tre bypass, e qualcuno, sicuramente a ragione, ha ritenuto fosse opportuno mi riposassi".

Sta di fatto che nell'edizione 2011 dell'Annuario Pontificio, diffuso all'inizio di questo mese di marzo, nel consiglio di sovrintendenza dello IOR De Censi non c'è più. Al suo posto c'è Antonio Maria Marocco, 77 anni, torinese, di professione notaio, consigliere d'amministrazione e presidente dell'organismo di vigilanza di Unicredit, uno dei maggiori gruppi bancari italiani.

Lo scorso 15 gennaio, nel discorso d'inaugurazione dell'anno giudiziario, il promotore di giustizia del tribunale dello stato della Città del Vaticano, Nicola Picardi, ha dedicato ampio spazio alla nuova Autorità di Informazione Finanziaria presieduta dal cardinale Nicora.

"Costituisce il cardine di tutto l'impianto normativo" contro il riciclaggio emanato dalla Santa Sede alla fine del 2010, ha detto. "È investita di poteri molto ampi, fra gli altri quello di effettuare verifiche e controlli sul denaro contante in entrata o in uscita dallo stato". E lavorerà "in stretta collaborazione con l'autorità giudiziaria vaticana".

Letto 2866 volte Ultima modifica il Martedì, 25 Ottobre 2011 14:59

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