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Mercoledì, 24 Marzo 2010 18:02

Il cristianesimo una risorsa

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La risorsa del fatto cristiano

 

Oggi l’Europa è chiamata a riappropriarsi del proprio patrimonio genetico. In particolare sarà proprio il gene della secondarietà ovviamente declinata secondo forme attuali, a renderla capace di un’originale interculturalità.

Non pertanto, come si è storicamente verificato in altre situazioni, un melting pot di realtà precostituite, ma la sintesi vitale di una pluralità di forme. Qual è la strada che conduce a tale obiettivo? Per meglio individuarla è utile ritornare sulla natura essenzialmente secondaria del cristianesimo.

In che senso la fede cristiana ha inverato e invera il principio della secondarietà proprio della tradizione romana? Affrontare questa domanda e tentare di rispondervi equivale a chiedersi in che senso il cristianesimo possa collaborare alla costruzione dell’Europa come progetto interculturale, quindi al futuro dell’Europa.

Si deve anzitutto dire che tale inveramento è frutto della radice portante e sempre vitale del cristianesimo1, l’evento della Verità trascendente (il Deus Trinitas) che, in forma del tutto gratuita, decide di comunicarsi all’uomo. E l’insondabile scelta d’amore dell’incarnazione: il Dio Uno e Trino si propone, nella sua assolutezza, alla libertà sempre storicamente situata dell’uomo, senza temere di passare attraverso l’uomo stesso. Da questo dono è scaturita quella singolare visione del rapporto verità-libertà che è la cifra distintiva della civiltà europeo-occidentale2. Val la pena di spendere qualche parola per descriverla.

Nella prospettiva giudaico-cristiana la Verità, in forza della sua radice trinitaria, è sempre una verità vivente e personale. Non è un’idea, né il puro frutto di una ricerca teorica, ma la persona e la vicenda storica del Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per noi che, senza nulla perdere della sua assolutezza, ha scelto la strada della libertà umana per rendersi presente nella storia. Ne consegue che più la Verità si comunica, più la libertà è chiamata in causa. Più la verità si propone, più la libertà è provocata. In questo suo ‘vertiginoso” consegnarsi alla libertà la Verità giunge fino a farsi da essa crocifiggere. E la Sua vittoria nella Risurrezione è una vittoria gloriosa, pagata a caro prezzo. proprio per salvaguardare l’umana libertà.

In forza dell’Incarnazione di Gesù Cristo il principio della differenza nell’unità che vive nel mistero della Trinità trapassa nella storia diventando cosi, nel rispetto della legge dell’analogia, principio di comprensione e di valorizzazione di ogni differenza. Ogni differenza - da quella radicale e costitutiva dell’uomo-donna fino a tutte le differenze razziali, etniche, culturali, religiose... - non è semplicemente tollerata, ma esaltata perché trattenuta in unità da quella Verità che giunge fino all’estrema Thule dell’umana esperienza, impedendo che persino la differenza più radicale degeneri in fattore di dissoluzione più o meno violenta3. A questo proposito il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, scrive: “Dalla Chiesa cattolica, infatti, viene un modello di unità essenziale nella diversità delle espressioni culturali, la consapevolezza dell’appartenenza a una comunità universale che si radica ma non si estingue nelle comunità locali, il senso di quello che unisce al di là di quello che distingue” (n. 116). Dalla profonda, indissolubile unione tra verità e libertà è nata e si è potuta affermare nella storia dell’Occidente, pur in mezzo a tanti errori e contraddizioni, la necessaria e benefica distinzione tra società civile e dimensione religiosa (Cfr. Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa 108-109).

Occorre dare atto alla modernità, talora in aspra dialettica con la Chiesa fino a pervenire a posizioni agnostiche ed atee, di aver messo in crisi una visione del rapporto verità-libertà che rischiava di essere a senso unico. Oltre al dovere - spesso disatteso, ancora oggi - della libertà di fare spazio alla verità tutta intera, ben espresso dalla formula libertà per la verità, quello altrettanto fondamentale della verità della libertà. che implica l’obiettivo riconoscimento della libertà di coscienza rettamente intesa. Bisogna però anche riconoscere che se la modernità europea ha potuto, in certo senso, “costringere” l’esperienza religiosa ad una maggiore autenticità, lo ha fatto proprio grazie alla natura del nucleo essenziale e permanentemente vitale del principio teorico e pratico della differenza nell’unità che ha ricevuto dal cristianesimo.

Proprio nel terreno fecondato dalla fede cristiana hanno potuto attecchire e svilupparsi la pratica e la teoria della democrazia, intesa quale libera e ordinata convivenza di cittadini, corpi intermedi e popoli che danno vita ad una società civile adeguatamente servita dallo stato.

Il principio della differenza nell’unità, che può essere considerato come la radice teoretica dell’atteggiamento della secondarietà romano-cristiana, sembra oggi più che mai necessario per assicurare al futuro dell’Europa una democrazia sostanziale, capace non solo di reggere l’attuale sfida interculturale e interreligiosa, ma addirittura di tracciare la fisionomia del nuovo volto del continente che si va delineando in una medita fucina di civiltà universale. Non c’è interculturalità ed integrazione senza differenza nell’unità.

 

Card. Angelo Scola

 

Note

 1) Riprendo qui in sintesi quanto esposto in A. Scola. Cristianesimo e religioni nel futuro dell’Europa. in SENATO DELLA REPUBBLICA, L’identità dell’Europa e le sue radici. Rubbetino, Soveria Manneili 2002.

2) Ho affrontato questa tematica in: A. Scola, Libertà, verità e salvezza, in M. Serreti (a cura di). Unicità. e universalità di Gesù Cristo. In dialogo con le religioni. San Paolo, Cinisello Balsamo 2001.

3) La Chiesa “ha il compito di ravvivare nei cristiani d’Europa la fede nella Trinità. ben sapendo che tale fede è foriera di autentica speranza per il Continente. Molti del grandi paradigmi di riferimento sopra accennati. che sono alla base della civiltà europea, affondano le radici ultime nella fede trinitaria. Questa contiene uno straordinario potenziale spirituale. culturale ed etico, in grado, tra l’altro, di illuminare anche alcune questioni che oggi si agitano in Europa, come la disgregazione sociale e la perdita di un riferimento che dia senso alla vita e alla storia”. Giovanni Paolo II, Ecclesia In Europa, 19. Nella stessa linea il Cardinale Ratzinger afferma che “il cristianesimo - come è noto - non è sorto in Europa. ma nell’Asia Minore, nel punto geografico in cui si incontrano i tre continenti asiatico, africano ed europeo. Questo contatto non è mai stato solamente geografico, ma delle correnti spirituali dei tre continenti. Per questo motivo l’”Interculturalità” appartiene alla forma originaria del cristianesimo”, J, RATZINGER, Fede, Verità. Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2003

Letto 1951 volte Ultima modifica il Lunedì, 16 Aprile 2012 22:23

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