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Martedì, 23 Marzo 2010 15:20

Il Sinodo dal di dentro

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Fra le sei donne invitate al Sinodo sulla Parola in qualità di «esperte», vi ha preso parte sr. Nuda Calduch-Benages, 1 docente di sacra Scrittura e antropologia biblica. Le abbiamo rivolto alcune domande.

Il sinodo si proponeva di avere un carattere pastorale, ma era inevitabile che negli interventi emergessero anche i tempi più dottrinali, come il rapporto rivelazione, creazione, storia della salvezza, il Cristo, lo Spirito e la Chiesa ecc., è stata utile un’impostazione del genere o ha ripetuto in parte cose risapute?

L'obiettivo primario del Sinodo è stato eminentemente pastorale e missionario. Tuttavia, prima di discutere sulle articolazioni e implicazioni pastorali riguardanti la parola di Dio, è stato molto utile approfondire le ragioni dottrinali e lasciarsi illuminare da tali ragioni. I padri sinodali hanno ripreso quanto è detto nella Dei verbum e hanno insistito in alcuni punti particolari come, per esempio, la dimensione dialogica della parola di Dio, l'unità tra parola di Dio ed Eucaristia, il rapporto tra Spirito Santo e parola di Dio, la dimensione sacramentale della parola di Dio.

 

Il papa ha invitato ad andare oltre un certo tipo di interpretazione della Bibbia, in particolare a superare i limiti tra esegesi e teologia, se non si vuole ridurre la Bibbia a un libro solo del passato. Pensa che questo orientamento possa aprire nuove strade agli studi esegetici? Come pensa che sarà accolta questa linea nel mondo accademico e dagli esegeti in particolare?

Questo problema sta molto a cuore al santo padre. Tanto è vero che il 14 ottobre 2008, giorno in cui è sorta la discussione sul dualismo tra esegesi e teologia egli è intervenuto in aula con una sua riflessione che non aveva preparato previamente. Ecco una delle sue osservazioni: «Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico sono osservati, si può parlare di una esegesi teologica, una esegesi adeguata a questo libro». In altre parole, Benedetto XVI incoraggia l'uso dell'approccio canonico, che interpreta i testi alla luce del canone delle Scritture, cioè della Bibbia ricevuta come norma di fede di una comunità credente. La ricezione di questo messaggio nel mondo esegetico non sarà priva, a mio parere, di perplessità: non possiamo ovviare le debolezze dell'approccio canonico, tra cui spicca la sua difficoltà di applicazione pratica.

 

Si è parlato diffusamente sul luogo dove la parola di Dio viene celebrata, ascoltata, proclamata: la Chiesa, soprattutto nella liturgia e durante la santa Messa. Ovviamente nella Messa un ruolo privilegiato è ricoperto dall'omelia, però ci sono anche altri momenti come la lectio divina, la catechesi, l'evangelizzazione, ecc. Quale influsso potrà avere ciò nella prassi?

Spero vivamente che i pastori, sacerdoti (specialmente i parroci), diaconi, persone consacrate e laici si sentano interpellati dalle riflessioni sinodali e promuovano iniziative di ogni genere per promuovere la lectio divina, fatta specialmente con i testi liturgici che la Chiesa propone per la celebrazione eucaristica domenicale e quotidiana, una catechesi fondata sulla rivelazione cristiana e una evangelizzazione che affondi le sue radici nella parola di Dio.

 

Molto importante anche il riferimento alla missione. La parola di Dio è rivolta a noi, ma per essere diffusa nel mondo intero. Ciò significa che annunciando la parola di Dio dobbiamo incontrarci con i nostri fratelli cristiani: di qui l'importanza del dialogo ecumenico, e del dialogo anche con gli appartenenti ad altre religioni non cristiane. Questo sinodo intende imprimere una nuova spinta all'ecumenismo?

Senz'altro. Va notato che il capitolo ottavo dell'Instrumentum laboris, documento di lavoro del Sinodo, è interamente dedicato alla parola di Dio come grazia di comunione, cioè come vincolo ecumenico, fonte di dialogo tra cristiani e ebrei, tra cristiani e musulmani e tra cristiani e fedeli di altre religioni. Durante le sessioni in aula parecchi padri sinodali hanno affrontato la suddetta questione e così lo riflettono le Proposizioni 50, 52 e 53. Da notare anche a questo riguardo gli interventi dei fratelli delegati (il teologo ortodosso Zizoulas, il patriarca di Costantinopoli, il patriarca ortodosso di Romania, il patriarca ortodosso serbo, l'archimandrita Ignatios della Chiesa ortodossa greca, il capo della chiesa apostolica armena,il capo della Comunione anglicana (il noto biblista Nicholas T. Wright), quello della Federazione mondiale luterana, il segretario generale dei Discepoli di Cristo e il metropolita Nifon del Consiglio ecumenico delle Chiese) e gli interventi degli invitati speciali (il rabbino capo di Haifa, Shear-Yashub Cohen, il rev.do Archibald M. Milloy, segretario generale delle United bible societies e fr. Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé.

 

Un momento particolarmente atteso è stato l'intervento del patriarca ortodosso Bartolomeo. Che impressione ne ha avuto soprattutto dal punto di vista del dialogo con gli ortodossi?

È stato un evento storico cha parla da sé. Il lungo intervento di Bartolomeo I durante la preghiera dei Vespri nella Cappella Sistina ci ha permesso di sperimentare una profonda gioia spirituale e di avere una esperienza viva di comunione reale e profonda, anche se non ancora perfetta. Magistrale l'omelia del patriarca sulla interpretazione della parola di Dio-Verbo Divino secondo gli scritti dei Padri della Chiesa e impressionanti le parole del santo padre dopo l'intervento di Bartolomeo I  «Se abbiamo padri comuni, come non possiamo essere fratelli?». Siamo in cammino verso la comunione piena, anche se, come ha detto l'archimandrita Ignatios, «questo non sarà frutto degli sforzi umani, ma del soffio e della volontà dello Spirito Santo».

 

I cristiani sono chiamati ad annunciare la gioia di essere discepoli di Gesù Cristo anche agli uomini di cultura del nostro tempo. Soprattutto per i nostri paesi di vecchia civilizzazione il Vangelo, la Bibbia sono molto importanti: cosa ha detto il sinodo al riguardo?

La parola di Dio è destinata a tutta l'umanità. Va riconosciuto che essa lungo i secoli ha ispirato le diverse culture, generando valori morali fondamentali, espressioni artistiche eccellenti e stili di vita esemplari. Nella parola di Dio, infatti, si ritrovano diverse istanze che possono aiutare sia la scienza nella sua scoperta di sempre nuove conquiste sia incrementare il dialogo con quanti non condividono la nostra stessa fede. Si auspica, pertanto, un dialogo tra Bibbia e cultura, soprattutto dinanzi alle diverse domande di senso presente nel nostro tempo in modo tale da trovare in essa la risposta definitiva alla loro ricerca. A livello più pratico, il Sinodo incoraggia la organizzazione di gruppi di lettura biblica anche negli ambienti secolarizzati o tra i non credenti come una via per aprire il mondo a Dio mediante la parola della Bibbia.

 

Negli interventi, diversi vescovi hanno presentato anche una panoramica del modo con cui è proclamata la parola di Dio nei vari continenti e chiese locali e della sua importanza. Quali i problemi particolarmente sentiti in questi ambienti e in questa varietà di situazioni?

In America latina, dove si concentra il 43 per cento dei cattolici nel mondo, spicca il fenomeno delle sette, che si nutrono soprattutto dei cattolici che abbandonano la loro fede. L'Asia, afflitta dalla povertà, dalla ingiustizia e dall'analfabetismo, deve fare i conti con una vasta pluralità di religioni, civiltà e culture. Il continente africano è preoccupato per la diffusione della Bibbia (mancano le risorse e le traduzioni in lingue locali) e per il dialogo con l'islam e con le religioni tradizionali africane. Il Medio Oriente è interpellato dall'ecumenismo con gli ortodossi così come dal dialogo con gli ebrei e con i musulmani. L'Oceania non può ovviare il problema delle lingue: solo in Papua Nuova Guinea ci sono 847 lingue ; in totale coesistono 12.000 lingue diverse. Inoltre, la Chiesa in Australia, come in Europa, si trova immersa in una società molto secolarizzata, indifferente alla religione e vittima del consumismo. La Giornata mondiale della Gioventù, celebra­ta a Sydney nel luglio 2008, fu come un'oasi nel deserto.

 

Come raggiungere tanta gente che nel mondo è analfabeta, non sa né leggere né scrivere?

È stato detto che è molto importante una trasmissione, anche orale, come la radio, la televisione e anche tramite l'arte, le immagini. Del resto la Chiesa ha sempre avuto la Bibbia per i poveri: illustrazioni in grado di far capire la bellezza della parola di Dio. Il problema dell'analfabetismo è molto sentito in Asia e Africa, ma lo si trova anche negli altri continenti. Da una parte, nelle culture più sviluppate la gente, e specialmente i giovani non leggono più, e dall'altra, ci sono persone che non leggono perché non hanno ricevuto la formazione necessaria. A questo riguardo si deve promuovere non solo la trasmissione orale, ma anche quella visiva. Secondo mons. Florentin Crihalmeanu, rappresentante del Consiglio di Chiese romene, le icone (teologia visuale) possono essere molto utili nella lectio divina, soprattutto quando viene fatta con bambini o con persone che non sanno leggere.

 

Nel sinodo è stata ricordata anche la figura di Pio XII, a 50 anni dalla sua scomparsa. Come è stata accolto dai padri sinodali il suo ricordo, in un momento in cui la sua figura continua a essere pregiudizialmente controversa e in particolare la sua progettata canonizzazione?

I padri sinodali hanno accolto positivamente l'invito del santo padre a partecipare alla celebrazione eucaristica in occasione del 50° anniversario della morte del papa Pio XII, che ebbe luogo nelle prime ore del 9 ottobre 1958. Nella omelia Benedetto XVI ha fatto memoria di Pio XII e del suo pontificato, il quale, ha detto, «trascorse gli anni duri del secondo conflitto mondiale e del periodo successivo, non meno complesso, della ricostruzione e dei difficili rapporti internazionali che sono passati alla storia con il nome significativo di "guerra fredda".

 

Al sinodo erano presenti anche vari rappresentanti della vita consacrata. Quale il loro contributo e quali i temi da loro sottolineati?

Dieci religiosi, eletti dalla Unione dei superiori maggiori, hanno partecipato al Sinodo in qualità di Padri sinodali. Vorrei menzionare l'intervento del p. José Maria Abella,superiore generale dei missionari Claretiani, sulla comunità come scuola della Parola, l'intervento di Fra José Rodrlguez Carballo, ministro generale dei Frati Minori, sulla Parola e la vita consacrata e quello del p. Joseph Tobin, superiore generale dei Redentoristi, sulla vita consacrata come obbedienza radicale alla parola di Dio.

 

Come potrà incidere questo sinodo sulla parola di Dio nelle comunità religiose e in particolare in quali ambiti? Per esempio sulla vita liturgica, la spiritualità, la comprensione della consacrazione e dei voti...la formazione?... Come far giungere alle comunità le ricchezze di questo sinodo e farne oggetto di riflessione e di verifica?

Con le parole di Benedetto XVI (2 febbraio 2008), la vita religiosa è chiamata a essere "esegesi" vivente della parola di Dio, è essa stessa una parola con cui Dio continua a parlare alla Chiesa e al mondo. Il Sinodo esorta le persone consacrate ad aver cura degli spazi personali e comunitari di ascolto della parola di Dio e a promuovere scuole di preghiera biblica aperte ai laici, soprattutto ai giovani. Noi tutti religiosi e religiose che abbiamo partecipato al Sinodo faremo del nostro meglio per condividere la nostra esperienza, il lavoro e le riflessioni con i nostri fratelli e sorelle per mezzo di dichiarazioni, conferenze, corsi, articoli...· ma soprattutto con la nostra testimonianza di vita.

 

A suo modo di vedere, tenendo conto anche delle Propositiones quali sono i punti fondamentali destinati a trovare riferimento nell'eventuale documento che il papa consegnerà alla Chiesa?

A mio parere, punti fondamentali sono l'unità tra parola di Dio e Eucaristia, la parola di Dio nei sacramenti, la lettura dell'Antico Testamento alla luce della fede in Cristo, l'integrazione tra esegesi e teologia, la formazione biblica e teologica dei sacerdoti e dei candidati al sacerdozio (con speciale attenzione all'omelia e la lectio divina), l'incontro personale e comunitario con la parola di Dio, l'animazione biblica della pastorale, parola di Dio e cultura, la traduzione della Bibbia, il ruolo dei laici nella diffusione della Parola e il dialogo ecumenico e interreligioso.

 

Cosa ha significato per lei l'esperienza di partecipazione a questa assemblea sinodale, in cui era rappresentata la Chiesa del mondo intero, come religiosa e come esperta di sacra Scrittura?

La partecipazione al Sinodo è stata per me un'esperienza ecclesiale molto intensa, vissuta fino in fondo, indimenticabile. Ho percepito la presenza dello Spirito Santo tra di noi, una presenza rassicurante e incoraggiante che ha confermato la mia responsabilità di annunciare la Parola in quanto donna, cristiana, religiosa e biblista.

 

 

 

di Sergio Rotasperti

Testimoni n. 19 2008

 

 

 

Note

 

1) Sr.Nuria Calduch-Benages, nata a Barcellona (Spagna), dal 1978 è membro della congregazione Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth, Si è laureata in Filologia anglo-germanica all’Università Autonoma di Barcellona, Bellaterra (1978) e in Sacra Scrittura al pontificio Istituto Biblico di Roma con una tesi sul libro dì Ben Sira (1995). Attualmente è docente di Antico Testamento nella Facoltà di Teologia della pontificia Università Gregoriana e di antropologia biblica nell'Istituto di spiritualità della stessa Università. È anche direttrice della sezione recensioni della rivista «Biblica» (PIB Roma) e assidua collaboratrice della FBC (Federazione biblica cattolica). Membro dell'ABE (Associaciò de Biblica Española), ABC(Associaciò de biblistes de Catalunya),ABI (Associazione biblica italiana) , ATE (Asociaciòn de teòlogas españolas), SBL (Society of Bìblical literature) e ISDCL (Internatìonal Society for the study of deuterocanonical and cognate literature).

Letto 1862 volte Ultima modifica il Mercoledì, 24 Marzo 2010 17:43

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