GARANTE DELLA VITA
di Mariuccia Ciotta - da "Il manifesto", domenica 8 febbraio 2009
(abstract)
Il mio potere "garantisce la vita", è questo che ci dice Silvio Berlusconi aprendo il conflitto con il Quirinale e la magistratura. E per farlo è pronto a sfidare le istituzioni così come le conosciamo. E' pronto al grande spettacolo che in queste ore divide gli italiani in una corsa contro il tempo, una specie di thriller offerto alla sua platea di telespettatori, educati al gioco di chi vince e chi perde. Un gioco macabro per "fermare il boia" tra preghiere, invocazioni, attese di un miracolo perché "tra 48 ore non ci sarà più nulla da fare".
E' uno scarto, uno slittamento simbolico dal sistema di regole democratiche, divisioni di poteri e competenze a un'interpretazione della politica come incarnazione di un'entità che controlla i cittadini, non si limita più a difenderli dalla morte ma concede loro la vita, la felicità. A chi si chiede il perché di un comportamento politico inspiegabile e al limite dell'autolesionismo, Berlusconi risponde che ha dovuto fermare "una vera e propria uccisione", e per questo è pronto a licenziare i ministri dissidenti, a rompere con l'alleato presidente della camera, a entrare in rotta di collisione con Napolitano, a negare una sentenza della Corte di Cassazione e a cambiare la Costituzione.
Berlusconi si presenta "umano" quando i giudici non lo sono, disposto per la prima volta a ignorare i sondaggi, anzi a mettersi contro l'opinione pubblica perché il popolo deve affidarsi a lui, prendere atto che non è più rappresentato dalla "cultura dello statalismo e della morte" ma dalla "cultura della verità e della vita", la sua. Il ruolo del Vaticano, il suo pressing martellante, sarà pure stato importante, ma non decisivo.
Già in altre occasioni Berlusconi ha lasciato "libere le coscienze" dei suoi in un misto di laico-anarchismo che teneva fuori le questioni etiche. Adesso no, adesso è lui il "papa" che propone una drastica riconversione della morale pubblica guidata da un principio di autorità totalizzante. Solo attraverso l'assunzione del biopotere, il potere che ha accesso al corpo, Berlusconi può scardinare le istituzioni che gli stanno strette, fare quel salto necessario per liberarsi dai lacci giuridici, governare a colpi di decreti, saltare il parlamento, essere il re.
Eluana è il terreno di questa sfida, Eluana che ha "un bell'aspetto" e mantiene "il ciclo mestruale", tanto da poter generare figli in una proiezione immaginaria aberrante della ragazza incosciente da 17 anni, privata di una vita di relazione, affetto e linguaggio, privata cioè della capacità di resistenza contro l'invasione di un dominio che trae vantaggio dalla sua persona.
E' un'operazione che sconfina nell'horror, mascherata da pietà e che sollecita i sentimenti peggiori, contro la "crudeltà dei medici", contro il padre di Eluana che "vuole togliersi una scomodità", contro il capo dello stato e il suo subdolo tentativo di sdoganare l'eutanasia. Non importa se il decreto prima e ora il disegno di legge non arriveranno in tempo a "salvare la condannata a morte", Berlusconi passerà il week-end a Cagliari in campagna elettorale e convocherà le camere lunedì, a dimostrazione del suo cinismo e della sua strumentalità. Quel che conta è l'aver disegnato uno scenario su misura per le sue aspirazioni e costretto sulla difensiva chi davvero sta dalla parte della vita intesa come espressione di una natura umana fatta di rapporti, cooperazione, amore.
Uno scenario popolato dai teo-con sconfitti dalla storia, i crociati della "guerra infinita", sferrata in questi giorni contro immigrati e clochard, e che attraverso Eluana, trofeo e simbolo di conquista, sperano di possedere i vivi.