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Mercoledì, 26 Marzo 2008 09:36

DIO E CESARE

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DIO E CESARE

di Manuel Castells – da Internazionale 734, 7 marzo 2008

(abstract)

Gesù, oltre a essere Dio, era anche molto intelligente. E sapeva che il suo regno era nei cieli, cioè nella mente delle persone, dove ognuno fa vivere i suoi dèi. Per questo disse di dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. E decise così di stabilire, senza ambiguità, la separazione tra la chiesa e lo stato. Ma, proprio come è accaduto ad altri rivoluzionari, i suoi insegnamenti, ancora vivi per chi legge i Vangeli nel loro contesto e senza atteggiamenti settari, sono stati traditi nel corso della storia da chi si è eretto a rappresentante del potere divino sui corpi attraverso l’imposizione di un monopolio sulle anime. Perché la chiesa, secondo il cristianesimo doc, non sono loro (i vescovi), ma siamo noi (i credenti, ognuno a modo suo). Ecco perché ci sono miliardi di cattolici e altre centinaia di milioni di cristiani nel mondo per cui la spiritualità e la ricerca del senso della vita non dipendono dai proclami della gerarchia ecclesiastica ma dal dialogo intimo che la loro mente intesse con il dolore dell’esistenza e il mistero della speranza. È per questo che il cristianesimo è sopravvissuto duemila anni, superando anche la più grave minaccia dei suoi peggiori nemici (...).

Ma anche le radici più profonde si piegano quando l’esperienza interiore delle pecorelle contrasta con le grida dei suoi pastori. Per questo la struttura della chiesa cattolica sta perdendo la sua influenza sulla vita della gente, mentre in tutto il mondo Dio è più vivo che mai e la religiosità nelle sue diverse espressioni è in ripresa.

Studi come quelli di Inglehart e Norris, condotti sui dati del World values survey dell’università del Michigan, mostrano la forza della religione nel mondo, con una grande eccezione: l’Europa occidentale, la culla del cattolicesimo. Altre analisi indicano che in America Latina, il paese con il maggior numero di cattolici al mondo, le diverse confessioni evangeliche cristiane stanno sostituendo l’influenza della chiesa nei settori più popolari della società. Il fatto è che, nonostante la testimonianza e l’eroismo di tanti sacerdoti che aiutano il loro prossimo, l’eterna collusione della gerarchia con i poteri costituiti e l’ipocrisia di chi difende la famiglia e copre i prelati pedofili stanno minacciando poco a poco l’influenza di quelli che interpretano Dio secondo i loro interessi economici, politici e personali, rendendo la chiesa una struttura di potere.

Questo non significa che la chiesa debba smettere di difendere dei principi morali e religiosi fondamentali, come la famiglia o la vita del feto o la condanna della manipolazione genetica, anche se questi principi devono essere adattati a ogni situazione. I leader religiosi hanno tutto il diritto (un diritto che in Spagna è protetto dalla costituzione) di prendere posizione su argomenti etici della massima rilevanza e diventare un punto di riferimento per i fedeli.

Potrà sembrare un paradosso, ma quando il cardinale conservatore Joseph Ratzinger è diventato Benedetto XVI ho scritto un articolo pieno di speranza perché mi sembrava che potesse rappresentare un papato basato sui valori, per quanto discutibili questi valori potessero apparire a molti, soprattutto ai giovani. Perché questo è il terreno proprio di Dio. E per fare in modo che questi valori possano arginare l’individualismo competitivo e il consumismo distruttivo che caratterizzano la nostra cultura è necessario ricorrere all’autorità morale, all’esempio, alla testimonianza.

Ma se questi valori si mescolano con gli slogan politici, l’intervento diretto nella vita politica, la benedizione delle guerre sporche e il silenzio di fronte all’oppressione, tutto finisce in una bolla di sapone, soprattutto per i giovani (...). Entrando senza ritegno nella battaglia politica su argomenti che non spettano all’apostolato, i vescovi spagnoli si allontanano ancora di più dalla società del ventunesimo secolo e allontanano la gente da un Dio di cui c’è ancora un estremo bisogno in un’epoca di incertezza. Per questo alle elezioni spagnole del 9 marzo io voterò per Gesù Cristo, nonostante quello che ci dicono di fare i vanitosi farisei che pronunciano il suo nome invano.

Letto 1805 volte Ultima modifica il Mercoledì, 30 Aprile 2008 01:23

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