E WAL-MART TENTA I CATTOLICI CON LE BAMBOLE DELLA BIBBIA
di Matteo Alviti – da “Il manifesto”, 15 agosto 2007
(abstract)
Ancora pochi giorni e gli scaffali del settore giocattoli di Wal-Mart si illumineranno di luce divina. Il 18 agosto la One2believe lancerà sul mercato statunitense la prima linea di bambole parlanti ispirata ai personaggi della Bibbia. Gesù, Noè, i muscolosissimi Davide e Sansone, che ricordano un po’ i pupazzi della saga di He-man. E poi Mosè, che ripete i comandamenti con voce cupa e metallica: “Non devi commettere adulterio. Non devi rubare...”. Trenta centimetri di bambola biblica, e ce n’è per tutti i gusti. “Siamo la One2believe”, si legge sul sito dell’azienda californiana, “creatori della linea di giocattoli Tales of glory”. L’operazione commerciale concordata con il colosso statunitense della vendita al dettaglio si limiterà in un primo periodo alle 425 filiali Wal-Mart della cosiddetta bible belt, tra il sud e gli stati del Midwest – là dove il sentimento religioso si ammanta spesso di miope fondamentalismo – oltre che in alcuni negozi della California e della Pennsylvania. David Socha, fondatore e amministratore delegato dell’azienda, è un giovane dalla faccia pulita e dal carattere determinato. Socha è consapevole che in ballo c’è un mercato potenzialmente enorme: “So che, se potessero scegliere, il 90% degli americani comprerebbero i nostri personaggi invece dei giochi violenti attualmente sul mercato”. Vista come un baluardo contro l’assuefazione alla violenza in tenera età, l’idea potrebbe riscuotere anche simpatia. Ma le dichiarazioni di Socha ne rivelano la natura commercial-fondamentalista. Per il fondatore dell’azienda californiana si tratta di una lotta “per le menti dei bambini”: il bene contro le manifestazioni del male in formato giocattolo “che glorificano la morte e le uccisioni”. E visto che si tratta di una sperimentazione che terminerà a gennaio, dopo le feste natalizie, in bilico tra il sacro e il profano Socha chiama l’armata di Dio alla guerra giusta, quella santa. “Questo progetto rappresenta un’occasione immensa per la comunità della fede. È una chance per far sapere che noi, come comunità cristiana, siamo preoccupati per i giocattoli con cui giocano i nostri bambini. Siamo consapevoli dell’influenza che questi hanno sulle loro menti impressionabili e vogliamo vedere più opzioni che onorino Dio”. È una battaglia, dice Socha, contro i produttori di giocattoli senza Dio. Anche la Barbie, ha chiesto preoccupato un reporter della Abc? “No, no, la Barbie va bene”. Ironia della sorte, o del capitalismo, i pupazzi destinati a un pubblico tendenzialmente conservatore sono prodotti in quel che resta della Cina comunista. Per la One2believe, che finora ha venduto i suoi prodotti direttamente attraverso chiese e Internet, la multinazionale di Bentonville, Arkansas, rappresenta un’occasione unica. “Con Wal-Mart – il più grande rivenditore di giocattoli statunitense – il mercato è illimitato, grazie a Dio”, si lascia scappare David Socha. In fondo non sembra altro che una conferma della teoria weberiana sulle assonanze tra lo sfaccettato spirito del protestantesimo – in questo caso nella sua variante evangelica – e quello capitalista. (...). In un video promozionale una bambola della One2believe viene presentata a una bambina. La piccola ascolta incuriosita il promotore che spiega il senso divino dell’oggetto. “Ma parla anche?”. “Certo!” E il pupazzo: “Dio ama il mondo così tanto che ha mandato il suo unico figlio a pagare per il peccato. Così chi crede in lui non può essere punito”. La bambina sorride: “That’s cool!”.