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Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Ventiquattresima parte


Infatti, e questo ha un suo fascino ed una sua attualità, secondo il progetto primitivo, la Società di Maria, nella molteplicità di appartenenza dei suoi membri, se da un lato, secondo Colin, deve imitare la Chiesa delle origini evitando di cercare degli altri modelli, per un altro è molto vicina, in una visione veramente profetica, alla realtà ecclesiale che stiamo vivendo.


Seguendo questo stile bisognerà dunque che i membri della Società si amino come gli apostoli ed i membri della Chiesa primitiva che erano "un cuore solo ed un'anima sola" (Atti 4, 32). Ciò che deve caratterizzare infatti la Società è il vivere la "vita apostolica" cioè una vita che ricalchi quella degli apostoli, dove si intrecciano armoniosamente AZIONE E CONTEMPLAZIONE (Atti 6, 4); dove si abbia come prima preoccupazione quella di vivere alla presenza di Dio; dove la carità ispiri od unifichi tutte le azioni della vita comune; dove la preghiera sia l'occupazione essenziale della vita dei suoi membri; dove la vita comune sia, come lo era per gli apostoli, il segno, la prova e la prima conseguenza della carità di Dio che lo Spirito Santo effonde nei cuori, la carità interiore che è poi l'elemento essenziale che si evidenzia dal racconto di Luca, perché essa è il principio e la condizione di ogni vita perfetta.


Scrive D. J. Leclerq:


"Vivere in comune imitando la maniera di vivere degli apostoli è un mezzo di tendere alla perfezione perché obbliga ad uno sforzo costante per mantenere l'unanimità".

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Ventitreesima parte


Le intuizioni, la spiritualità, i progetti del P. Colin, così incentrati sul ruolo di Maria, guidano la Società da lui fondata guardando alla famiglia di Nazareth perché questa è il modello della Società stessa. Il motivo è evidente: li è possibile scoprire la pienezza dell'ideale della Società: essere, nel nascondimento, fermento come la Chiesa primitiva.


Quando infatti P. Colin preparava le Costituzioni non aveva con sé altro che il Vangelo, si poneva così, come se fosse nella casa di Nazareth e vi vedeva Maria lontana dal mondo, nel periodo più oscuro della sua vita ma già all'opera con suo Figlio, per la salvezza della umanità.


Nazareth è dunque l'inizio della Chiesa o è la Chiesa nascente e lo Spirito della Società, per P. Colin, è da ricercarsi soprattutto a Nazareth.


La Società di Maria infatti è pensata agli inizi come una microchiesa avente in sé tutte le componenti del Popolo di Dio, con uno spiritualità caratterizzata dalle due componenti della Chiesa (contemplazione e azione); essa ha cominciato come la Chiesa e questa è il suo modello, comunque la si veda, sia per quanto riguarda la vita degli apostoli di cui gli Atti raccontano i viaggi, sia per la vita della comunità locale di cui gli Atti danno un'immagine ideale (Atti 2, 42-47; Atti 4, 32-35).


Questo progetto, pensato ma in pratica mai realizzato, non si discosta certo molto dalla tendenza attuale della Chiesa; quella di andare verso nuove forme ecclesiali di testimonianza su cui lo Spirito Santo non ha detto indubbiamente l'ultima parola. Molto di ciò che si muove ecclesialmente intorno a noi ci dà l'impressione che lo Spirito ci porti attualmente verso un tipo di micro-chiese, indubbiamente più conformi del passato alla condizione laicale del cristiano, ma che in ogni caso saranno una nuova manifestazione delle "meraviglie di Dio".


Una intuizione quella coliniana di estrema attualità, che richiede da parte dei religiosi e delle religiose che si rifanno a P. Colin un forte impegno per uscire dagli schemi delle tradizioni che sono state sovrapposte e che non hanno un vero riferimento a quanto pensato dal fondatore.


Che sia questo un momento propizio per iniziare la realizzazione del progetto originario?

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Ventiduesima parte


Ma perché l’attenzione a Nazareth? Il pensiero del P. Colin va a ritroso dalla Pentecoste, egli ritorna ai momenti fontali e li scopre nella "vita nascosta" di Nazareth: lì accanto a Gesù ci sono i primi due credenti del "nuovo" popolo di Dio: Maria e Giuseppe. Superando il pensiero dei teologi soui contemporanei, P. Colin scopre che nel villaggio di Nazareth, anzi nella piccola casa di due tra i maggiori protagonisti della storia della salvezza, ha effettivo inizio la realizzazione del mistero di Cristo attraverso le fasi dell’incarnazione e dell'infanzia di Gesù. In questa piccola casa è presente la prima "cellula" di quel popolo che avrebbe creduto e sperato nel mistero della salvezza.


Belley (un petit trou) era, per il P. Colin, come Nazareth e i primi maristi, con la loro scarsa istruzione, come gli apostoli. Ancora una volta "nascondimento" e "missione" si accompagnano nella manifestazione del mistero di Cristo al mondo.


Indubbiamente le realtà "Nazareth e Chiesa apostolica" non erano, né sono, intercambiabili, ma ognuna, con una speciale valenza esprime le stesse virtù nascoste che assicurano coesione e durata ad una comunità Cristiana. Resta comunque il fatto che, in ambedue entrano in gioco la piccolezza materiale, la povertà dell'ambiente e quella dei mezzi. La caratteristica di fondo della Società di Maria sarà giusta: comunque, nel nascondimento o nell'apostolato, essa dovrà praticare le virtù di Nazareth: umiltà, obbedienza, carità e distacco, che sono come il preludio di quelle della Chiesa nascente.

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Ventunesima parte


Riprendiamo, dopo lo scritto di Don Morandin, la conoscenza e nostro approfondimento della spiritualità marista.


LA FAMIGLIA DI NAZARETH


Gli anni della vita di Gesù di Nazareth hanno un solo riscontro nei testi neotestamentari: il capitolo 2° di Luca. I Padri lo hanno ripetutamente commentato e le loro osservazioni mettono in rilievo quelle che sono state le prime reazioni cristiane alla "vita nascosta" del Salvatore da lui condotta per oltre trent'anni. L'attenzione del Padri è riposta principalmente nell'"abbassamento" - "Kénosis" del Verbo di Dio. Essi sono preoccupati dalle controversie teologiche del tempo, quelle trinitario-cristologiche. Dal un punto di vista spirituale, la teologia dell'"abbassamento" conduce ovviamente ad una lezione di obbedienza e di sottomissione ai genitori. Questa visione è l’esplicito riferimento a quale deve essere la condotta di vita del cristiano ed è parziale conseguenza delle grandi dispute teologiche allora in pieno corso. Il mistero della "Kénosis" attira la nostra attenzione per l'importanza che esso riveste all'interno della vita marista e di esso si è già parlato negli articoli precedenti.


Qual è il pensiero di P. Colin in relazione alla Famiglia di Nazareth?


Il suo modo di immaginare la vita della S. Famiglia a Nazareth presenta una evoluzione progressiva; P. Colin passa dal silenzio dei suoi primi testi (1816-1836) a formulare, sul tema negli anni più tardi, una riflessione esplicitamente indirizzata ai fratelli dell’Hermitage (1838).


È l'epoca nella quale fratelli coadiutori e fratelli maristi conducono vita comune ed all'Hermitage, in particolare , molti fratelli erano occupati in lavori manuali; questo ruolo umile, tipico delle famiglie povere, in cui il sostentamento proveniva dal proprio lavoro, suggerì al P. Colin il paragone con la vita di Gesù e di Maria nel piccolo villaggio di Nazareth. Ma questo paragone non rimase chiuso in se stesso; la spinta missionaria di P. Colin non può chiudere il suo spirito e quello dei suoi confratelli nella umiltà del solo lavoro manuale. A distanza di pochi mesi, in un ulteriore scritto, frutto delle sue successive riflessioni sulla vita nazaretana della S. Famiglia, egli compierà un'unione tra il ruolo di Maria a Nazareth e la sua posizione all'interno della Chiesa nascente, dopo l'Ascensione. Più avanti la crescita interiore del Padre subirà una nuova evoluzione: Gesù a Nazareth, Gesù "nascosto" sarà il modello dei maristi in formazione; la Chiesa nascente (la realtà di fede e di carità, il comportamento degli apostoli, il ruolo di Maria) costituirà il modello fondamentale per la Società.

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Ventesima parte


Se è legittima la scelta, nella imitazione del Modello, di un aspetto della sua vita è, d'altra parte, pericoloso renderlo esclusivo. La partecipazione personale e comunitaria, nello stile di vita assunto, vale a dire in quello che è il carisma proprio di un Istituto religioso, ad un momento particolare della vita di Cristo, non può separarsi dall'unità del suo mistero. Un tipo di visione esclusivamente particolare della totalità di esso può essere la causa di una certa carenza nella spiritualità del passato, fino al punto da condurre i diversi Istituti religiosi a contendersi le specializzazioni.


I movimenti biblico e liturgico di questo secolo e, particolarmente oggi quello sacramentario, offrono alla vita religiosa maggiori possibilità di un'impostazione più armonica ed unitaria per l'espletamento del loro carisma sotto l'aspetto specifico dell'imitazione di Cristo, le cui "fasi" storiche, cioè della sua vita in questo mondo, sono governate dal principio basilare dell'unica rivelazione divina e dell'unità di tutta l'economia della salvezza.


(fine della riflessione di Don Morandin)

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   



Diciannovesima parte


Senza forzare il principio allegorico di ombra-verità, prefigurazione-realizzazione, è pur sempre possibile, proprio per il principio di unità che presiede tutta l'economia salvifica, penetrare la relazione di dipendenza reciproca tra i diversi "momenti" della vita di Cristo.


Dal punto di vista imitativo è pur sempre legittimo riferirsi con particolare preferenza ad uno o all'altro aspetto di chi ha realizzato in sé, e quindi ha manifestato agli uomini, la pienezza della santità. È questo il principio che legittima il "carisma" dei diversi Istituti religiosi, nella vita dei quali viene espressa la ricchezza e la varietà del doni spirituali (cfr. PC 1).


La loro stessa diversità caratterizza in concreto la multiforme sapienza e l'infinita santità di Dio racchiuse in Cristo e che nessun Istituto, da solo, è in grado di esplicare in modo compiuto. Cristo, modello di vita consacrata al Padre nel dono di sé, è fonte inesauribile per chi intende imitarlo. Lo è in tutti i diversi momenti della sua esistenza storica, da Nazareth alla croce. I suoi anni di vita nascosta non sono diversi da quelli della missione pubblica: il culmine di tutti è il Getsemani, che esplicita, in modo fortemente sofferto, la sua piena obbedienza al Padre, che vuole la "sua vita in riscatto per molti" (Mc. 10, 45; Mt. 20, 28). Nascondimento e missione appartengono, allo stesso titolo, all'unico mistero di Cristo e sono strettamente collegati anche nella vita della Società di Maria.

 Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti 


   


Diciottesima parte


Una lettura staccata, condotta per compartimenti stagni, della rivelazione divina in ordine alle prodigiose opere salvifiche dì Dio, potrebbe facilmente indurre a considerare la stessa vita storica di Cristo come un susseguirsi di episodi privi di un filo conduttore, di una regia che, nell'assoluto rispetto della libertà dell'uomo, ne dirige infallibilmente il corso anche nei minimi particolari. Questo principio di unità di lettura della Storia biblica, si dimostra essenziale per la lettura della vita di Gesù di Nazareth, per la comprensione profonda dei tempi del suo nascondimento. L'attenzione va posta sull'unità intrinseca della rivelazione alla luce del supremo principio dell'unità del mistero di Cristo e dunque dell'unità dei due Testamenti. Quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II enunzia sull'"economia di salvezza preannunziata, narrata e spiegata dai sacri autori", la quale "si trova in qualità di vera Parola di Dio nei libri dell'Antico Testamento; per ciò questi libri divinamente ispirati conservano valore perenne " (Dei Verbum Cost. Concil. 14) può essere legittimamente applicato anche all'interno dell’economia salvifica del Nuovo Testamento, inclusi gli "anni oscuri di Gesù", in rapporto a quell'adempimento definitivo che è la Pasqua.


Per quanto possa apparire come una forzatura, l'affermazione che gli anni oscuri dell'infanzia e della giovinezza, ossia il tempo della vita di Gesù a Nazareth, siano la sua preparazione alla missione pubblica, essa muove dal principio dell'unità intrinseca sia della stessa rivelazione che di tutta l'opera salvifica. Questa unità dipende dalla unità di tutta la storia sacra sotto il primato del Nuovo Testamento sull’Antico e delle realtà escatologiche su quelle dell’economia attuale.

 

Spiritualità Marista 
di Padre Franco Gioannetti





La famiglia di Nazaret una ispirazione e un modello
(Diciasettesima parte)


Abbiamo fin qui visto alcune linee portanti della spiritualità marista.


Ora rifletteremo su una icona molto cara al P. Colin: la famiglia di Nazareth



Iniziamo con una esposizione orientativa sul tema che è opera di don Carlo Morandin, monaco benedettino dell’abbazia di Subiaco.



IL "MISTERO DI NAZARETH"


Parte del grande mistero di Cristo



La vita della famiglia di Nazareth appartiene alle realtà della Bibbia. Il suo "interno " è comprensivo di ulteriori realtà bibliche: incarnazione, natività, epifania, vita nascosta. Il suo "contesto" sono la pienezza dei tempi: gli ultimi tempi in atto, cioè presenti nella storia. Sono i tempi della comunicazione e manifestazione plenaria e definitiva di Dio nella persona di Cristo.


Tali "realtà" altro non sono che le fasi di una realizzazione sempre più perfetta dell'unico mistero di Cristo, la cui concretizzazione storica si svolge come per abbozzi successivi. Il succedersi "storico" della realizzazione concreta indica che i fatti antecedenti sono preparazione, annunzio, prefigurazione dei susseguenti. Nessuna fase della rivelazione divina è separata dall'altra; il loro succedersi non è caotico ma ordinato. Si tratta di una economia, di un piano i cui diversi momenti storici appartengono all'unica opera salvifica di Dio perfettamente adempiuta nel mistero di Cristo. E poiché tutte le realtà di cui parla l'Antico Testamento si realizzarono nella vita storica di Cristo, ogni momento di quest'ultima appartiene all'unica e sempre presente economia di salvezza.


Così la rivelazione evangelica è stata preparata dal grande "Avvento" storico: la chiamata di Abramo da parte di Dio per farne il capostipite di un grande popolo, le vicende dei Patriarchi, la mediazione di Mosè e il grande Esodo storico, la predicazione dei profeti che prepara Israele a ricevere il Messia-Salvatore. I "tempi forti" della storia della salvezza si collocano nella storia dei secoli dell'"attesa", fino all’avvento di Cristo, i cui anni di vita nascosta appartengono allo stesso mistero della sua Pasqua e dono dello Spirito.


Spiritualità Marista

   

di Padre Franco Gioannetti


Sedicesima parte


Ed è proprio per questa via che P. Colin, accettando umilmente "l’abbassamento" ad imitazione del suo Signore, avrà coscienza che l’inserimento nella kenosis del Cristo è un elemento fondante della vita marista e proporrà perciò l’umile realtà nazaretana come modello di vita, insegnando come essere Chiesa, con discrezione, in un’epoca storica gelosa della sua autonomia. Egli indica perciò il nascondimento di Nazareth come punto focale in cui si incontrano le esperienze fatte, le proposte presentate, l’umile possibilità di servizio nella gratuità e precarietà.


Ci troviamo dunque di fronte ad un grande disegno concepito affinché uomini e donne, religiosi, religiose e laici, vivano nel mondo la "vita apostolica" con la fiducia e l’entusiasmo di chi si è lasciato plasmare dal Signore.


Siamo così giunti alla fine della prima parte del nostro cammino.


Proseguiremo per gradi, riflettendo su



  • "La famiglia di Nazareth, una ispirazione ed un modello"

  • "Il carisma marista"

  • "La spiritualità che ne deriva"

  • "La spiritualità della missione marista"

Un cammino dunque, in ogni caso pluriennale, che offrirà a te, visitatore o visitatrice di questo sito, una proposta ed un conseguente approfondimento di vita, perché tu possa, come Maria, camminare e crescere alla sequela di colui che è l’Unico.

Spiritualità Marista

   

di Padre Franco Gioannetti


Quindicesima parte


A questo punto del nostro cammino possiamo essere gioiosamente stupefatti perché ci troviamo di fronte ad un messaggio, ad una proposta di spiritualità, pieni dell’esperienza di Dio e cioè di fronte ad una vita attentamente e continuamente riletta a livello di fede. Ci troviamo di fronte al cuore di P. Colin, al cuore di un povero, ad un cuore che sapeva ascoltare.


Il messaggio è tale perché il padre, attraverso gli avvenimenti della sua vita, aveva appreso ad umiliarsi davanti a Dio, a non riporre in nessun altro la fiducia se non nel suo Signore, come Maria. Un messaggio recepito attraverso la preghiera, rileggendo la sua vita alla luce della fede e trasmesso poi ai suoi figli ed alle sue figlie di ieri, di oggi e di domani.


Non trionfalismi, non l’insinuarsi sia pure per buone ragioni nella società umana, non missioni roboanti, ma servizio umile, nascosto e, se necessario, gratuito; niente titoli o cariche, ma precarietà, disponibilità per situazioni di emergenza.


È uno spogliamento da ogni pseudo-sicurezza, vissuto, potremmo dire in termini biblici, avendo come sottofondo "deserto ed esodo".


Una proposta di spiritualità che è invito all’umiltà, all’abbassamento, alla povertà materiale e spirituale, alla modestia, alla vita nascosta, alla semplicità, all’abbandono a Dio.


Un abbandono che è esperienza nella pace, è dedizione alla volontà di Dio, dedizione che non annienta ma fortifica.


Teniamo allora presente che quando attraverso la porta della "povertà in spirito" si entra nella fede, la vita dell'uomo ne resta marcata, perché non siamo noi a possedere la fede, ma è la fede a possedere noi.

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