I Dossier

Lunedì, 01 Novembre 2004 21:09

Essere testimoni credibili della pace

Vota questo articolo
(0 Voti)

di Samuel Kobia 1

La pace è un bene sempre più raro nel mondo d'oggi. Guerre, conflitti armati, attacchi terroristici: ogni genere di violenza sconvolge quotidianamente il pianeta. E non è solo a partire dall'11 settembre 2001 che la violenza nelle sue varie forme colpisce qualunque popolo e nazione.

Il tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani del 2004 - "Vi do la mia pace" (Gv 14, 27) - è stato suggerito da un gruppo ecumenico di Aleppo, nel nord della Siria, regione caratterizzata da una lunga e difficile storia di conflitti e tensioni. Sospinti da un profondo desiderio di pace, i membri di quel gruppo si sono riuniti come cristiani di varie Chiese per riflettere e meditare insieme, alla ricerca di quelle intuizioni e fonti di ispirazione che la Bibbia e le loro rispettive tradizioni possono offrire al loro impegno di operatori di pace e costruttori di ponti.

In una situazione come la loro, in cui hanno la meglio paura, sfiducia, odio e conflitti senza fine, quelle persone si sono rivolte alla fede per trovare aiuto.

Perché le Chiese possano essere testimoni credibili e promotrici di pace, tuttavia, la pace deve regnare alloro interno e nei rapporti tra le une e le altre. Questo è vero per Aleppo, ma anche per tutti i luoghi del mondo in cui le Chiese elevano la voce, implorando e lavorando per la pace.

L'annuale Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani dà a tutti i cristiani e alle Chiese l'opportunità di portare davanti a Dio lo scandalo (niente di meno!) della loro frattura e delle loro scissioni. Essa è anche un momento in cui deplorano e piangono il loro essere divise, ma lo fanno insieme. Insieme pregano e cercano i modi per superare la mancanza di unità, per accogliersi e amarsi reciprocamente e dare una testimonianza comune, così che il loro essere discepole diventi una realtà viva nel e per il mondo.

La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani trae ispirazione dal messaggio di rinnovamento spirituale lanciato da un movimento pentecostale scozzese della seconda metà dell'Ottocento che proponeva, tra l'altro, anche la preghiera in favore e all'interno di tutte le Chiese.

Nel corso degli anni, un impulso importante è stato offerto da padre Paul Wanson, all'epoca prete episcopaliano (1863-1940, fondò i frati francescani dell'Atonement e divenne cattolico ndr), dalla Conferenza anglicana di Lambeth, dalla Chiesa cattolica - come non citare l'abbé Paul Couturier (sacerdote di Lione, 1881-1953 –ndr) -, dal movimento Fede e costituzione, e da molti individui appartenenti a un po' tutte le Chiese. Nel 1966, la Commissione fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese e il Segretariato (oggi Pontificio consiglio) per l'unità dei cristiani, diedero inizio alla redazione comune dei sussidi per la Settimana dell'unità. Naturalmente la preghiera per l'unità delle Chiese non si riduce a una settimana all'anno e non è neppure un esercizio astratto. L'essere una Chiesa attiene all'essenza stessa dell'essere la Chiesa.

"Essere uno" implica l’amarsi gli uni gli altri e aiutarsi reciprocamente a camminare e vivere secondo la verità che Dio ci ha rivelato. Significa anche scoprire il nostro terreno comune come Chiese, anche se possiamo esprimere e vivere la fede in modi diversi.

L'unità diventa realtà ovunque le Chiese e i cristiani preghino, vivano e lavorino insieme. Per questa ragione la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani si basa ogni anno su un brano biblico che riguarda una questione di particolare rilievo per le Chiese nel mondo contemporaneo e a cui possiamo far fronte insieme.

"Vi do la mia pace (Gv 14, 27)": il contesto in cui queste parole sono poste all'interno del Vangelo di Giovanni ci rammenta che si trova la pace quando si compie la volontà di Dio. Ciò può avvenire in molti modi e occasioni: quando vengono risanate delle relazioni andate a pezzi, quando si superano ingiustizia e oppressione, quando si dà spazio a perdono e riconciliazione. La missione delle Chiese cristiane è proprio di contribuire a questi processi di edificazione della pace, di pregare e lavorare per la pace. Ed esse sono chiamate, e mandate, a farlo insieme, "così che il mondo creda" (Gv 17,21).

Nota
1) Il reverendo Samuel Kobia, ministro ordinato della Chiesa metodista in Kenya è stato eletto segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese nell'agosto 2003 ed è entrato in carica nel mese di gennaio 2004).


(da Mondo e Missione, gennaio 2004)

 

 

Letto 1982 volte Ultima modifica il Sabato, 11 Febbraio 2012 16:39
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search