Ma lasciamo parlare il diretto interessato: "Sono un prete cattolico, sono ebreo, cittadino israeliano, sono nato in Egitto dove ho vissuto 18 anni. Porto quindi in me quattro identità: sono veramente cristiano e prete, veramente ebreo, veramente israeliano e mi sento pure assai vicino agli arabi, che conosco ed amo" (Da "quando la nube si alzava", sua autobiografia).
Durante il Concilio Vaticano II, padre Bruno Hussar ha avuto un ruolo assai importante: quello di instancabile avvocato per una migliore conoscenza del mistero di Israele e per una autentica comprensione del destino del popolo ebreo. È da ricordare che egli stesso ha personalmente vissuto durante la guerra l’amara esperienza dell’antisemitismo e, nella sua prima permanenza in Israele, ha toccato l’ostilità del clero locale (maronita e greco-cattolico) allo stato d’Israele e all’ebraismo in generale.
Il villaggio sulla collina
Negli anni ’60 in lui si fa strada un’idea che sembra un’utopia ma è invece molto più realistica, in quanto favorevole alla vita, del conflitto permanente in cui si t da decenni arabi ed ebrei: fondare un villaggio dove ogni componente etnica e religiosa possa vivere nell’uguaglianza, nella pace, nella collaborazione, nell’amicizia.
E oggi (dal 1974) quel villaggio esiste davvero. È situato su un’arida collina nella valle di Avalon, a metà strada fra Tel Aviv e Gerusalemme. Vi abitano attualmente 150 persone (per metà ebrei e per metà arabi). È retta da un segretario generale - sindaco eletto annualmente da tutti gli abitanti e scelto, alternativamente, fra la componente ebraica e quella araba.
Due i punti di forza del villaggio: la Scuola di Pace e la Scuola del Villaggio. La Scuola di Pace ha l’obiettivo di abbattere, mediante corsi, seminari, tecniche di psicologia di gruppo, i muri reciproci della paura e dell’ignoranza. "In ogni paese esistono accademie in cui, per anni, viene insegnata l’arte della guerra. Ispirati dalla parola profetica… noi vogliamo creare la scuola di pace: anche la pace è un’arte che non si improvvisa, ma deve essere insegnata". Nella Scuola del Villaggio i bimbi da 0 a 12 anni, ebrei ed arabi sono educati insieme nell’apprendimento delle due lingue e delle due tradizioni da una équipe di maestri per metà ebrei e per metà arabi.
La Dumia
Il cuore del villaggio è però la Dumia. Il termine ebraico significa silenzio, silenzio per ascoltare la presenza divina, da dove si irradia la Parola di Dio. Si tratta di un edificio semisferico, interamente bianco, che sorge isolato in mezzo al verde, ai piedi della zona residenziale di Nevè Sahalom.
"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti" (Is 56, 7). La Dumia è casa di preghiera per le tre religioni monoteiste, ma anche per coloro che, non riconoscendosi in una religione rivelata, cercano nel silenzio lo spirito dell’Assoluto.
Bruno Hussar, uomo planetario, è stato un costruttore di ponti tra nazionalità, tra religioni, tra uomini. Concludendo si può affermare col card. Martini: "Grazie a lui, molti hanno compreso che le teologie debbano costituire non un ostacolo all’incontro, bensì dei ponti destinati ad avvicinare ebrei, cristiani, musulmani, così che si conoscano sempre meglio, si accolgano vicendevolmente e, con la grazia di dio giungano ad amarsi".
(tratto da Ricordo di Bruno Hussar, suppl. del bimestrale QOL, luglio-settembre 1996)
Le persone che intendano far parte dell’Associazione italiana degli Amici di Nevè Shalom / Wahat as-Salam e desiderino maggiori informazioni, possono richiederle a Franca Fabris, via A. Buschi 19 - 20131 Milano.