Durante i giorni del conflitto, larga parte dell'opinione pubblica italiana e internazionale si era schierata apertamente per la pace con manifestazioni, sit in, incontri, dibattiti, digiuni e preghiere; stimolata e sostenuta dall'autorevole presa di posizione di Giovanni Paolo II. Egli non ha mai smesso di alzare la voce, in forza anche dell'esperienza avuta sulla sua pelle durante la seconda guerra mondiale, diventando così un punto di riferimento per tutti i costruttori di pace e persone di buona volontà.
Un simile atteggiamento è stato stigmatizzato e schernito da quella parte di società che di fronte ai problemi del mondo, non vede altra soluzione che "mostrare i muscoli" e "menare le mani", appoggiati dalle nostrane Platinette dell'informazione, sempre pronte a incensare l’imperatore di turno.
Ci preme sottolineare come i veri amanti della pace non aspettano le sollecitazioni dei mass media per prendere posizione. Da anni organismi e associazioni cattoliche hanno organizzato e proposto incontri sulle realtà tragiche del sud del mondo: le guerre dimenticate che i nostri missionari non hanno mai smesso di segnalarci e che noi, pur con la limitatezza della nostra voce e mezzi, abbiamo sempre offerto come spunti di riflessione alla comunità ecclesiale e alla società civile.
Quanti incontri sulla tragedia dei Grandi Laghi, Timor Est, Medio Oriente, indios e minoranze etniche, bambini soldato, ex Unione Sovietica...! A volte, pur avendo invitato relatori di prestigio, ci si ritrovava solo con pochi amici: la stragrande maggioranza della gente non veniva coinvolta perché i grandi mezzi di comunicazione di massa (ma anche i piccoli e mediani di casa nostra) se ne guardavano bene dal coinvolgere e informare preferendo ammannire notizie pruriginose e piene di suspense alla "grande fratello", per vendere qualche copia in più o attirare ulteriori allocchi
Di chi la responsabilità allora, se la mobilitazione di massa avviene solo quando il circuito dei mass media fa da cassa di risonanza agli avvenimenti importanti? Come spiegare il risalto dato dai mass media internazionali agli interventi di Giovanni Paolo II sulla pace in Iraq, con il disinteresse totale di tutte le altre volte che lo stesso pontefice ha alzato la voce per porre un freno alla tragedia dei Grandi Laghi?
Perché la Cnn o Al Jazeera non calano in massa in Cecenia o in Sudan, inondandoci di informazioni di prima mano sulla tragedia di questi popoli dimenticati e su altre situazioni che attendono di essere presentate al vasto pubblico internazionale? Chi muove le fila dell'informazione planetaria?
Su queste situazioni; ognuno può farsi un'opinione, grazie ad altri canali d'informazione: perché, allora, non insistere su una vera, autentica e corretta mole di notizie, in grado di aiutare le coscienze a leggere la realtà e interpretarla, come le riviste missionarie e la Misna fanno in maniera irreprensibile, senza mai demordere di fronte alle mille difficoltà?
Vogliamo sottolineare questi interrogativi proprio adesso che, finta la guerra in Iraq, tutto sembra attenuarsi, favorendo il qualunquismo di quei maliziosi che trovano mille scuse per non prendere alcuna posizione di fronte ai problemi della pace, ma sono sempre pronti a sbeffeggiare tutti coloro (papa compreso) che, proprio perché hanno a cuore le sorti della pace nel mondo, si impegnano senza risparmiarsi ogni volta che essa è messa in pericolo da texani, talebani o cosacchi di turno!
La bandiera della pace non sarà mai ammainata dalle nostre coscienze.