I Dossier

Mercoledì, 25 Agosto 2004 22:46

Non violenza: non è utopia

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di Angelo Cavagna

Per un cristiano le ragioni dell'impegno nonviolento partono dalla bibbia. Sennonché i biblisti presentano enormi differenze d'interpretazione del testo biblico circa l'argomento "guerra-pace". Queste si ripercuotono sul magistero ecclesiale e sul pensiero cristiano in genere.

Occorre chiarire i principi, per superare (possibilmente) dubbi e divisioni che creano scandalo fra cristiani e anche fra cattolici. Inoltre, è giocoforza confrontare l'interpretazione che riteniamo evangelica con le punte estreme dei pronunciamenti e comportamenti cristiani lungo la storia, soprattutto oggi.

MA LA BIBBIA DICE NO ALLA VIOLENZA?

L’Antico Testamento non offre, complessivamente, un messaggio di nonviolenza. Ripetutamente è comminata la pena di morte ai violatori della legge; le guerre sono spesso esaltate, anche se non mancano esempi elogiati di nonviolenza. Lo stesso futuro messia, a volte, è presentato nelle vesti di un terribile condottiero di eserciti.

Tuttavia, i profeti maggiori, Isaia e Geremia, si caratterizzano per la loro ostilità a soluzioni militari, al punto da essere perseguitati e minacciati di morte. In particolare, il messia, preannunciato da Isaia come "servo di Jahvè", non ha nulla di militaresco; anzi, è presentato sotto l'immagine spirituale dell'agnello che salva, sacrificandosi per amore dei peccatori: immagine che Gesù stesso applica esplicitamente a sé, drasticamente alternativa a quella di un messia violento (Lc 4,16-21).

In ogni caso, l'Antico Testamento va interpretato alla luce del Nuovo e non viceversa. Gesù ha deluso in pieno le attese del liberatore politico violento. Non ha formulato la ricetta antimilitarista: "Soldati di tutto il mondo, disarmatevi!"; come non ha dato la ricetta antischiavista: "Schiavi di tutto il mondo, ribellatevi!". Ha presentato, tuttavia, una serie di insegnamenti ed esempi, improntati all'amore nonviolento, per cui è indubbio che il vangelo inculca, se non comanda formalmente, il principio della nonviolenza.

Nel "discorso della montagna" egli richiede ai suoi seguaci un amore straordinario e inedito: "È scritto: occhio per occhio, dente per dente. Ma io vi dico: amate i vostri nemici; pregate peri vostri persecutori" (Mt 5,44)

L'ingiunzione a Pietro, nel giardino deg1i ulivi, "metti via la spada, perché chi di spada ferisce di spada perisce" (Mt 26,52), è un altro di quei pronunciamenti messianici che potrebbe far pensare a una formula antimilitarista, come l'ha interpretata Tertulliano, che scriveva: "Disarmando Pietro, il Signore ha disarmato ogni soldato" (De idolatria). Per lo meno, non c'è alcun dubbio sul principio evangelico della nonviolenza.

EVOLUZIONE O DEVIAZIONE?

L'evoluzione storica del cristianesimo sul problema di "guerra-pace" è qualcosa di traumatico. Partendo dal principio biblico della nonviolenza, la chiesa dei primi tre secoli, nella sua prevalenza, se non nella totalità, ha enucleato la formula antimilitarista: "Il cristiano non può fare il soldato". Tale è, ad esempio, l'affermazione martellante di Massimiliano di Tebessa (Cartagine) nel processo del 295 d. C., condannato a morte per il suo rifiuto del servizio militare: "Sono cristiano, non posso fare il soldato!".

E non si tratta di una posizione isolata del Nord Africa, succube dell'influsso di Tertulliano; la Traditio Apostolica, attribuita a Ippolito di Roma, testimonia che tale prassi vigeva pure nelle chiese dell'area mediterranea verso il 215-220: "Il soldato subalterno non deve uccidere nessuno. Se riceve un ordine del genere, non deve eseguirlo e non deve prestare giuramento. Se non accetta tali condizioni, sia respinto. Chi ha potere di vita e di morte sugli altri o il magistrato di una città, che porta la porpora come emblema della sua autorità suprema, deve dare le dimissioni, altrimenti venga respinto. Il catecumeno o il fedele che vogliono arruolarsi e fare il soldato vengano respinti, perché hanno disprezzato Dio".

In seguito prima con sant'Ambrogio di Milano, poi, in modo più compiuto, con sant'Agostino di Ippona, verrà formulata la "dottrina della guerra giusta": è la cosiddetta "svolta costantiniana", che prende avvio dall'imperatore Costantino in poi.

Sennonché, per alcuni permane una riserva radicale contro gli ti e la guerra (uso omicida della forza), pur ammettendo un servizio, anche armato, di polizia (uso non omicida della forza). Tale distinzione tra esercito e polizia è pure accennata in un'interessante presa di posizione del vescovo Gaetano Bonicelli, a suo tempo ordinario militare. A proposito dei cristiani dei primi secoli egli scriveva: "Già allora si intravedeva una distinzione fra milizia di pace (ordine pubblico) e servizio di guerra: un capitolo interessante e, forse, in buona parte ancora da scrivere". A conferma di ciò, vi è la dichiarazione sorprendente del generale Bruno Loi, comandante delle missioni di pace in Libano e Somalia:

"Non si possono mandare gli eserciti a fare azioni di polizia internazionale. E’ un'altra struttura; un altra formazione. L'esercito va allo sbaraglio e il soldato è addestrato a uccidere e uccidere bene. La polizia non deve uccidere; anzi, dovrebbe essere dotata di armi intrinsecamente non letali". Su questo punto è d'accordo anche la maggior parte dei pacifisti, che ammettono un corpo di polizia internazionale alle dipendenze di una vera Onu.

Con tutto ciò, l'alternativa sostanziale agli eserciti e alla guerra non è la polizia internazionale, bensì la "difesa popolare nonviolenta". Questa è snobbata dalla quasi totalità dei politici, compresi molti cristiani e cattolici. La nonviolenza non è passività e nemmeno utopia. I grandi nonviolenti non sono stati per nulla passivi, ma hanno scritto pagine storiche magnifiche. Tragico è, invece, il persistere della mentalità che solo eserciti e guerra siano adeguati alla soluzione di controversie internazionali.

MERCATO DI MORTE ITALIANO

L’Italia ha esportato nel 2001 armi per 961 milioni di euro: 0,78% in più rispetto al 2000. È cresciuto anche il numero delle autorizzazioni all'esportazione: dalle 522 del 2000 sono passate alle 638 del 2001.

A chi vanno queste armi? Alla Svezia, che è al primo posto fra i "clienti" dei sistemi di armamento italiani, col 15% della nastro produzione; poi all'Arabia Saudita (13,8%), Brasile (10,4%), Malaysia (8,8%) e Cile (8,6%).

Ci sono anche molti altri paesi del Sud del mondo tra gli "estimatori" delle armi nostrane: la Siria ne acquista per 13,5 milioni di euro; gli Emirati Arabi 32,6 milioni.

"DELITTO CONTRO DIO"

É indispensabile e urgente tornare alla nonviolenza evangelica radicale dei primi secoli della chiesa. La civiltà dell'amore esige di bandire totalmente il "sistema militare" (eserciti-ricerca-industria-commercio-costi-eventi bellici). il mondo è un villaggio planetario, ancora senza sindaco né consiglio comunale: un paese di matti, votato al caos. Occorre una vera Onu, ossia un parlamento e governo mondiale, che dettino un minimo di regole, di giustizia e di pace al mondo dell'economia (oggi egemone) e le faccia applicare con metodi nonviolenti e, in caso estremo, con il ricorso a un corpo di polizia internazionale.

Il magistero della chiesa è pure molto chiaro. La "Gaudium et spes" del concilio Vaticano II dice: "Siamo obbligati a considerare l'argomento della guerra con mentalità completamente nuova. Ogni atto di guerra, che indiscriminatamente mira a distruggere intere città o vaste regioni e i loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità; con fermezza deve essere condannato. La corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell'umanità. La provvidenza divina esige da noi con insistenza che ci liberiamo dall'antica schiavitù della guerra; dobbiamo sforzarci per preparare quel tempo nel quale, mediante l'accordo delle nazioni, si potrà interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra. Ciò esige che venga istituita un'autorità pubblica e universale. L’umanità, che già si trova in grave pericolo, sarà forse condotta funestamente a quell'ora in cui non altra pace potrà sperimentare se non la pace di una terribile morte" (nn. 80-82).

Il Catechismo della Conferenza episcopale italiana dice: "Abolire la guerra, il mezzo più barbaro e inefficace per risolvere i conflitti. Il mondo civile dovrebbe bandirla totalmente. Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza, come già è stato tolto ai privati cittadini e comunità intermedie. Appare urgente promuovere nell'opinione pubblica il ricorso a forme di difesa nonviolenta. Ugualmente meritano sostegno le proposte tendenti a cambiare struttura e formazione dell'esercito, per assimilarlo a un corpo di polizia internazionale. La pretesa dei singoli stati sovrani di porsi come vertice della società organizzata sta diventando anacronistica. Si va verso forme di collaborazione sistematica, si moltiplicano le istituzioni internazionali, si auspicano forme di governo sopranazionale con larga autonomia delle entità nazionali".

SEGNALI PERICOLOSI...

Le guerre attuali sono ormai fuori ogni limite di moralità, anche di quelli stabiliti dalla pur superata dottrina della guerra giusta. Va anzitutto notata la scelleratezza del cosiddetto "nuovo modello di difesa". In Italia, "i lineamenti di sviluppo delle forze armate negli anni '90", presentati in parlamento nel 1991 dal Ministero della difesa, parlano di"concetti strategici di difesa degli interessi vitali, ovunque minacciati o compromessi", anche fuori dai confini nazionali, abbandonando il "tradizionale parametro da chi difendersi, a favore di una polarizzazione su cosa difendere e come". Interessi vitali da difendere ovunque sono "1e materie prime, necessarie alle economie dei paesi industrializzati", presenti nel Sud del mondo; l'Europa, e in particolare l'Italia, avrebbe "il ruolo di ponte politico ed economico tra l'occidente industrializzato e il terzo mondo". Più chiari e più cinici di così!

Altro segnale di militarismo montante è il ritorno e diffusione di "eserciti mercenari". Su questa strada sono incamminati gli "eserciti professionali" oggi di moda; ma faticano a trovare volontari adatti alla professione militare, nonostante le alte paghe, crediti formativi, privilegi occupazionali e pubblicità di ogni forma.

I corpi mercenari sono un business già fiorente: scorte armate nei mari pericolosi, controllo aereo e addestramento di eserciti e guerriglie. Tim Spicer, ex ufficiale inglese e precursore dei nuovi soldati di fortuna, così si esprime: "I miei uomini possono intervenire dove l'Onu non riesce. Costano meno e sono più bravi".

In base all'accordo-quadro, sottoscritto a Farnborough il 27 luglio 2000 dai ministri della difesa dei principali paesi europei, il governo Berlusconi ha approntato un disegno di legge (n. 1927) per favorire l’esportazione di armi e diminuire i controlli previsti dalla legge 185/90, la cosiddetta: "Contro i mercanti di morte". È in corso una grossa campagna popolare di pressione; sul parlamento italiano in difesa, appunto, della legge 185/90.

Ma il superamento di ogni limite etico e religioso è il rilancio de gli armamenti nucleari, chimici e batteriologici, in collegamento con la dottrina Nato del "primo colpo nucleare" e con l'intenzione dichiarata di ritenere superati gli accordi di disarmo su tali ordigni: dal momento che si possiedono, si è pronti a usarli.

Le potenze nucleari hanno fatto di tutto per costringere gli altri paesi a sottoscrivere un "patto di non proliferazione" di tali armi, ma non hanno mai accettato di attuare un contemporaneo disarmo, ripetutamente richiesto in sede Onu dalla stragrande maggioranza degli stessi paesi.

Anni fa,il parlamento francese ha approvato una legge che autorizza il governo all'uso della "force de frappe", cioè l'atomica, per difendere gli interessi vitali della nazione in qualsiasi parte del mondo. Il giornale cattolico La Croix, nel darne notizia, non ha accennato a riserve di sorta circa l'uso di tali ordigni nucleari!

L'attuale politica del governo italiano mostra tutta la sua incongruenza: da un lato è entrata in guerra contro il terrorismo; dall'altro, vuole abolire la legge 185/90 per incrementare il commercio delle armi. Anzi, il ministro della difesa, Martino, propone la diffusione capillare delle armi per l'autodifesa dei singoli cittadini. Non sia agevola, in tal modo, pure il riarmo del terrorismo?

Anche le formule apparentemente innovative, come "1egittima difesa, ingerenza umanitaria, ecc.", senza i suddetti chiarimenti vengono strumentalizzate per giustificare qualsiasi guerra, come afferma il moralista Enrico Chiavacci: "In pratica, qualunque causa, giusta o ingiusta, è potuta entrare in questo schema e il clero ha sempre pregato per la vittoria del proprio glorioso esercito".

E’ ora di voltare pagina e tornare, senza compromessi, alla nonviolenza evangelica dei primi secoli della chiesa.

(pubblicato in Missioni Consolata, gennaio 2003)

 

 

 

 

Letto 2277 volte Ultima modifica il Sabato, 17 Settembre 2011 13:53
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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