Dopo il tempo della destabilizzazione e della messa in discussione dei riferimenti, verrà, ne sono certo, il tempo della rinascita. Anche la storia procede da inizio a inizio, da morti in rinascite, con la messa in dubbio delle certezze e dei sistemi di riferimento stabiliti per sfociare in nuove sintesi. Sta a noi contribuire all'elaborazione della sintesi che sostituirà quelle che hanno indubbiamente illuminato i secoli passati, ma che oggi hanno semplicemente fatto il loro tempo.
Non c'è da mettersi a piangere perché, così come la sintesi del cristianesimo elaborata nel corso dei primi secoli della nostra era ha assunto una gran parte delle tradizioni che le erano anteriori, altrettanto la sintesi, alla quale l'epoca che viviamo ci invita, saprà assumere ciò che i recenti millenni ci hanno insegnato di più vitale per il divenire dell'umanità. L’innovazione consiste meno nell'inventare di sana pianta delle idee nuove che nel sistemare in nuove prospettive un certo numero di idee già conosciute, ma forse provvisoriamente misconosciute, per renderle significative in un nuovo contesto culturale e storico.
E così che sono sorti tutti i Rinascimenti. A noi saper portare già da oggi, e generare per domani, il Rinascimento che la nostra epoca attende.
Dobbiamo reinventare una metafisica accessibile a tutti, perché a tutti, e non solo ai filosofi professionisti, si pongono gli interrogativi fondamentali sul senso o il non senso della vita. Dobbiamo sicuramente esplorare questo corpo che siamo e, suo tramite, restaurare tutti i legami che ci inseriscono nell'universo circostante. Esplorare i campi infiniti che si aprono alla nostra coscienza risvegliata. Tessere, ancora e poi ancora, delle relazioni d'amore e di solidarietà, non solo su scala personale ma anche su scala planetaria, con i fratelli e le sorelle in umanità. Reinventare, nel più profondo di noi stessi, come anche nelle forme della vita sociale, il gioco del maschile e del femminile. Immaginare una società in cui la manomissione delle risorse della terra e il lavoro rimunerato non siano più i due principi informatori. Certamente dovremo ancora imparare a coniugare in modo sottile scienza e coscienza.
Se saremo in discreto numero a seguire queste piste con fiducia, o, in altre parole, se saremo abbastanza numerosi a comportarci come uomini e donne di fede, allora potremo guardare all'avvenire con ottimismo.
Sapremo, se sarà necessario, spostare le montagne.
Bernard Besret
(da Del buon uso della vita, 1998, pp. 224-226)
Profilo biografico: nato nel 1935, già monaco cistercense e priore dell'importante abbazia di Boquen in Bretagna, ha vissuto da protagonista la stagione di rinnovamento e di aggiornamento della forma monastica di vita, segnata particolarmente dalle speranze accese dal concilio ecumenico vaticano II, seguendo le attese culturali e sociali innestate con i movimenti del '68.
La sua apertura culturale e le innovazioni introdotte nel monastero gli hanno procurato fastidi e contestazioni, fino al suo allontanamento da esso, avvenuto con minacce di morte da parte di un gruppo integralista e la riduzione allo stato laicale.
Dopo un periodo di silenzio, che lo distanzia progressivamente dal cattolicesimo ufficiale, Besret si dedica a scrivere di quella "spiritualità non dommatica" che ha le sue radici nella tradizione del sacro, capace di trasformare la quotidianità in una pienezza di senso che è "rituale" e creativa. Approfondisce la cultura ed il pensiero cinese, intrapprendendo lunghi soggiorni in Cina.
Nel futuro - egli dice - non ci aspetta una battaglia fra religione e razionalismo, ma fra "gli uomini della religione e gli spirituali".
Collabora alla Cité des Sciences de La Villette.
Opere di Bernard Besret: Del buon uso della vita, Servitium, Sotto il Monte, 1998; Per una nuova chiesa, Cittadella, Assisi, 1971; Manifeste pour une Renaissance, Ed. Albin Michel, 1997; Liberazione dell'uomo.
Su Bernard Besret la voce di Wipedia (francese): Bernard Besret.