I Dossier

Mercoledì, 22 Marzo 2006 21:42

Globalizzazione- glocalizzazione-frammentazione

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I Convegni di Dimensione Speranza
Firenze, dicembre 2004

Globalizzazione- glocalizzazione-frammentazione


-    Introduzione: dott. Claudio Caffarena sociologo

In una cornice particolarmente accogliente (Villa 'I Cancelli' di Careggi-Firenze) si è svolto l' incontro fra un gruppo  di partecipanti provenienti   da Roma, da  Torino e da Brescia.
Da ottiche diverse e certamente complementari (teologica, giornalistica, politica, sociologica ed economica), i vari relatori hanno fornito una lettura, sintetica ma efficace, di alcuni temi e problemi che nascono dal fenomeno 'globalizzazione' e che hanno una ricaduta su tutti noi e su tutti i contesti in cui viviamo. Alcuni elementi emersi, sia dalle relazioni che dal dibattito che ne è seguito, evidenziano l'importanza di mantenere una attenzione continua affinchè si possa, pur con le difficoltà e le resistenze che quotidianamente si incontrano, tentare una rilettura attenta e costante degli avvenimenti che ci circondano. La realtà complessa ed in costante cambiamento nella quale siamo immersi, ci obbliga a non fermarci al qui ed ora, ma ad aggiornare le nostre chiavi di lettura, creando collegamenti, superando stereotipi, schemi rigidi e barriere ideologiche.
Al termine dell'incontro si è registrata la volontà di proseguire il confronto avviato, attraverso strumenti e modalità differenti.




-    1° Intervento: dott. Gianluca Carmosino  giornalista


La bolla di sapone. Viaggio tra Globalizzazione e informazione.

Prima di inserire la globalizzazione in un rapporto con l’informazione, è necessario definire questo nuovo concetto che, con grande velocità, è entrato a far parte della nostra vita quotidiana. L’origine del processo è da cercare principalmente nel vorticoso e generale sviluppo tecnologico avvenuto negli ultimi 20 anni, che oggi ci permette uno scambio di informazioni in tempo reale con ogni parte del globo.
A livello storico, la globalizzazione nasce con la fine della guerra fredda, quando il modello economico neoliberista non ha più avversari e diventa preponderante in numerosi paesi.

Le conseguenza principali di questo processo di globalizzazione sono due: prima di tutto, aumenta la forbice tra ricchi e poveri del mondo. Secondo l’Onu, oggi il 20% della popolazione gode dell’83% delle ricchezze. Ma questo non basta: con il liberismo aumenta anche la povertà all’interno degli stessi paesi ricchi, concentrando il denaro nelle mani di pochi.
Accanto al modello economico liberista si afferma l’ideologia consumista, seconda conseguenza della globalizzazione, secondo cui tutto è merce.
Tutto questo ha reso il lavoro flessibile e precario, non è più un’arte in cui esercitare la propria fantasia e affezionarsi né un’àncora sicura nella progettazione del futuro.
Questa precarietà lavorativa porta ad una caduta o inclinazione delle reti familiari e di vicinato, che ha come estrema conseguenza la mixofobia, cioè la paura dell’estraneo.

Ma una conseguenza sociale e culturale da analizzare con maggiore cura è l’omogeneizzazione culturale, cioè l’adozione di uno stile di vita uguale in tutto il nord del mondo.
Questo modo di vivere è arrivato ben presto a coincidere con “l’idea di sviluppo”, che altro non è che una “occidentalizzazione del pianeta”, cioè l’adozione di un unico modello economico, sociale e culturale. Questo modello si basa su tre elementi: l’industrializzazione, cioè l’industria come settore dominante delle economie, l’urbanizzazione, che ha visto nascere le grandi città, con più di un milione di abitanti, che oggi sono oltre 300, e la nazionalizzazione.
Quest’idea di sviluppo e le multinazionali si sono affermate anche grazie all’invenzione della proprietà intellettuale, cioè la mercificazione delle idee.

Ma l’omogeneizzazione culturale odierna è alimentata soprattutto dal monopolio dell’informazione, che oggi è in mano solo a 4 grandi agenzie; Associated Press e United Press International, americane, Reuter, inglese, Agence France Presse, francese. Questo significa che il 65% delle informazioni mondiali viene dagli USA.
Il modello liberista favorisce inoltre la concentrazione dei media  e delle agenzie culturali, creando colossi come la Time Warner e la Disney e schiacciando le piccole produzioni indipendenti. Questo ha portato alla scomparsa dell’editoria pura e alla nascita di grandi gruppi industriali nelle cui mani è concentrata informazione ma anche divertimento ed intrattenimento. L’informazione stessa si è andata ad ibridare con l’intrattenimento, portando alla nascita dell’infotainment, cioè informazione/spettacolo, segnale ulteriore di una globalizzazione in realtà per pochi.




-    2° Intervento: Don  Enrico Chiavacci  teologo, docente emerito di Morale  presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. Firenze

Cosa può fare la Chiesa nel mondo globalizzato.


Globalizzazione e famiglia umana.


Nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo redatta nel 1948 possiamo osservare due consistenti novità:
-    non c’è solo il diritto di libertà ma esiste anche il DIRITTO DI SOLIDARIETA’, cioè il diritto ad essere aiutati.
-    Questi diritti valgono per ogni uomo, sempre e ovunque.

Oltre ai diritti fondamentali citati dalla dichiarazione, nel Novecento emerge un altro pilastro fondamentale per la società: la famiglia umana. Durante il Concilio Vaticano II, la famiglia viene posta al centro della società, al posto dello Stato, costituendo il bene comune di oggi.


La situazione del mondo oggi.

Sicuramente oggi esistono tutti i presupposti tecnologici per favorire e tutelare la costruzione e la convivenza della famiglia umana. Ma la gestione di queste risorse è nelle mani di pochi, che detengono oltre al potere tecnologico anche il potere economico e finanziario, pilotando, così, anche i movimenti di massa. Tutto gira intorno al denaro e alla massimizzazione del profitto privato.
Difficile è quindi non imporre la cultura occidentale in tutto il mondo e in tutti gli ambiti: sociale, economico, culturale.


Cosa può fare la Chiesa.

La Chiesa deve saper stimolare una pluralità di visioni, di esperienze, di culture; ma la sua struttura odierna, il suo forte accentramento, ma soprattutto il timore del relativismo culturale ed etico la ostacolano in questa missione.
Bisogna riumanizzare il mondo cogliendo la ricchezza della sua pluralità. Per l’uomo la parola d’ordine deve essere ETERODOCUMENTARSI, per conoscere il diverso e arricchirsi insieme ad esso. La Chiesa può favorire la pluralità di informazione e l’incontro di persone diverse ma unite nel nome di Dio.
Lo strumento per fare questo è ancora una volta il VANGELO. Deve essere annunciato in tutto il mondo, con il rispetto delle altre culture e religioni, valorizzando, attraverso questo, le diversità.
La Chiesa deve quindi essere aperta, propositiva e accogliente, per il mondo di oggi ma con un occhio a quello che verrà.




-    3° Intervento: Dott.  Luìs Gerardo Guzman-Valencia  diplomatico presso l’ONU a Ginevra

Globalizzazione, frammentazione, diplomazia.


La globalizzazione rischia di amplificare la frattura nel livello di sottosviluppo fra popoli. Ma il pericolo maggiore è la scomparsa di molte identità culturali, di intere popolazioni, tenute fuori da questi processi di scala mondiale.
La causa di tutto questo è l’instaurazione di un nuovo ordine culturale imposto dalla modernizzazione e dalla globalizzazione; questa cultura omogenea appiattisce le diversità fra popolazioni e fra persone, relegate ad un ruolo passivo nella costruzione della propria identità. Anche a livello linguistico si assiste alla predominanza di una sola lingua nella comunicazione mondiale, destinando alla scomparsa di molte lingue particolari. Ma lingua corrisponde ad identità.

La comunicazione e l’informazione potrebbero aiutare le popolazioni a creare interazioni umane e sociali fra persone, ma la mancanza di tecnologie e infrastrutture crea delle frontiere simboliche invalicabili. Le tecnologie della comunicazione potrebbero inoltre essere un valido strumento di appoggio agli sforzi per uscire dalla povertà.
Lo sforzo di tutti, dalle istituzioni nazionali e internazionali agli organi di informazione alla società civile, è quello di RICONOSCERE E RISPETTARE LE IDENTITA’, PROMUOVENDO IL DIALOGO FRA CULTURE.
La promozione, il riconoscimento e la preservazione delle diverse lingue e identità culturali contribuirà ad arricchire la Società dell’Informazione, impedendo la frammentazione culturale.
La diversità deve promuovere il rispetto dell’identità culturale, per creare una società basata sul dialogo fra culture nell’ambito della cooperazione nazionale e internazionale.





-    4° Intervento: Dott. Claudio Caffarena  sociologo

Identità, educazione, lavoro: un intreccio a più dimensioni


Quello della globalizzazione è un tema su cui oggi si discute tanto, in molti contesti e con mille sfaccettature. Sociologia, politica, economia, media trattano di globalizzazione, arrivando a definire con questa una categoria esplicativa generalissima, un’idea-chiave che caratterizza il terzo millennio.
Ma le migliaia di parole spese su questo argo,mento hanno un’origine comune: descrivono due posizioni autentiche e radicali che non trovano un punto d’incontro.
C’è chi vede la globalizzazione come uno sviluppo coerente della rivoluzione industriale e della modernizzazione; dall’altra parte c’è chi ne enfatizza gli aspetti negativi, come la polarizzazione della distribuzione delle ricchezze e l’occidentalizzazione degli stili di vita.
La velocità e i risultati di questo processo creano in tutti noi un senso di smarrimento, di incertezza e di estrema precarietà; tuttavia queste emozioni negative possono aiutarci a trovare la spinta per affrontare quello che abbiamo intorno, oltre che a trovare comunque degli aspetti positivi nei cambiamenti in cui siamo coinvolti.
La globalizzazione deve essere osservata ed analizzata secondo due livelli: il micro, cioè la singola persona e il suo ambiente e il macro, quello dei grandi processi, trovando collegamenti tra questi due piani.

IDENTITA’     (definizione) senso del proprio essere continuo, attraverso il tempo e distinto, come entità, da tutte le altre.
Ma oggi, con i cambiamenti così rapidi e globali cui siamo sottoposti, come cambia il processo di costruzione d’identità personale? Il rischio che corriamo è la perdita delle radici di riferimento.
Infatti, le relazioni tra individui e l’appartenenza ad una comunità non hanno più il vincolo territoriale e spaziale, dando vita a nuovi tipi di comunità (virtuali). Questo porta l’individuo ad appartenere a comunità differenti, e quindi a costruirsi identità diverse. Il problema da affrontare è l’integrazione e la connessione di queste identità, spaziale e non.
Oggi l’individuo pone la propria identità come una barriera e non come una membrana che permetta lo scambio e l’interazione con gli altri.

EDUCAZIONE
    Le istituzioni educative, scuola e università, sono in crisi davanti al loro compito di creare cittadini con un’identità ben definita, visto che oggi l’individuo è multiidentitario.
L’educazione oggi è una parte di una azione congiunta di una comunità educante, di una rete, che aiuti il ragazzo ad essere consapevole della sua multiidentità.

LAVORO    Flessibilità, che mette in crisi la costruzione dell’identità ma stimola creatività e inventività. Purtroppo la sicurezza economica e le prospettive a lungo termine non sono permesse in una situazione di mutamento continuo.

Si può affrontare questa situazione con l’idea che il progresso non è un evento garantito da leggi ma una possibilità che dobbiamo sfruttare con la forza della ragione. Siamo in una fase di transizione, in cui bisogna essere consapevoli dei cambiamenti,dei rischi e dei limiti
del proprio essere,cercando un continuo confronto con gli altri e superando l’individualismo e la separatezza.





-5° Intervento. dott. Fabrizio  Galimberti  economista, corrispondente de Il  Sole 24 ore
(per una serie di contrattempi abbiamo del relatore che vive e lavora in Australia soltanto una breve sintesi del suo intervento)


L’economia della globalizzazione

A livello economico, la globalizzazione è caratterizzata da due fenomeni:
-    la prima è la FUSIONE ECONOMICA, cioè il legame che si crea tra i paesi favoriti dall’enorme quantità di scambi economici, al basso costo e alla facilità dei trasporti.
-    La seconda caratteristica è la FISSIONE POLITICA, cioè la frammentazione e la rottura dei legami tra Paesi e popolazioni. Questi due fenomeni sono legati perché politica ed economia non danno più importanza al mercato interno, ma favoriscono le specializzazioni lavorative, e l’outsourcing (cioè la formazione permanente e il passaggio di risorse umane tra i diversi settori dell’economia). Ma questo processo non è accompagnato da una rete di sicurezza sociale, che evidenzia di eccessi di povertà e delle popolazioni delle campagne e delle periferie delle città.
Le leggi economiche ci insegnano che la distribuzione della ricchezza non è mai uniforme ma si concentra in poche persone per poi diffondersi tra le altre. Dobbiamo chiedere perciò alle istituzioni economiche di aiutare questo processo di distribuzione economica, per evitare che la globalizzazione crei nuovi poveri.




CONCLUSIONI E SPUNTI DI RIFLESSIONE


-l’essere umano non deve essere trascinato dal processo di globalizzazione ma deve essere PROTAGONISTA e ATTORE  principale.questa si può fare usando la tecnologia come uno STRUMENTO e non come padrona del nostro destino.

-il concetto di globalizzazione si deve allargare a tutti gli ambiti produttivi, a partire dall’agricoltura. Inoltre, l’ETICA deve poter entrare nei processi economici, anche se le leggi che regolano questo mondo sono difficili da cambiare, possono tuttavia concorrere ad aumentare il bene comune.

-la globalizzazione positiva avverrà solo quando OGNUNO CAPIRA’ DI ESSERE PARTE DELL’ALTRO

-la globalizzazione deve essere accompagnata dall’INTERCULTURA,che valorizza le parti in comune tra popoli,più che dalla multicultura, cioè dalla pura convivenza.

-lo spirito critico va sempre stimolato, perché la globalizzazione dà l’ opportunità di conoscere altre culture. Non bisogna avere paura della diversità. Pur mantenendo la propria identità si può tendere la mano all’altro. ILMONDO DEVE ESSERE UNA MACEDONIA;IN CUI TUTTI I FRUTTI SONO INSIEME CONSERVANDO OGNUNO IL PROPRIO SAPORE,non un frullato!

-non c’è un modello, un esempio da seguire per creare una buona globalizzazione, si può  solo imparare facendo.
-la globalizzazione non è solo economica ma tocca tutti gli ambiti della vita, anche le religioni, che devono trovare un punto d’incontro.


-la debolezza è un punto di forza. La precarietà permette di staccarsi ed abbandonare ciò che sembra essenziale ma che invece non lo è.

-servono degli organismi internazionali che regolino il processo della globalizzazione, che risulta essere positivo solo se non è intaccato dagli interessi privati.


NOI COSA POSSIAMO FARE?

-capire l’efficacia dell’UNIONE e dell’AZIONE di molte persone.
-agire con azioni di disturbo e boicottaggio
-usare al meglio gli strumenti e le fonti d’INFORMAZIONE, cercando trasparenza ed obiettività.
-appoggiare la FINANZA ETICA,basata sulla trasparenza e sulla scelta degli investimenti
-favorire il COMMERCIO EQUO ed il CONSUMO CRITICO
-educare a fare delle scelte e agire secondo il trapasso delle nozioni e dei valori ai giovani
-rispettare le 4 R,cioè RIVALUTARE e dare il giusto valore alle cose; RIUTILIZZARE invece di gettare; RICICLARE; RISPETTARE l’ambiente e quello che ci circonda.

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Letto 2112 volte Ultima modifica il Martedì, 08 Agosto 2006 00:26
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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