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Visualizza articoli per tag: Contributi del Prof. Maurizio Andolfi

 

Il linguaggio dell'amore: il contatto fisico - comprensione dei bisogni - saper vedere insieme

La coppia è senza dubbio l’area più fondamentale e nevralgica dell’intera costruzione familiare, perché è in essa che si concentrano responsabilità affettive, collusioni intergenerazionali e processi parziali o incompleti di separazione dalle rispettive famiglie di origine.

Per raggiungere una posizione armonica di coppia è quindi necessario riuscire a tutelare l’area dell’intimità a due da "invasioni intergenerazionali" provenienti sia dal piano dei genitori e della famiglia estesa in senso lato che da quello dei figli. Allo stesso tempo ci sembra necessario che ciascun partner della coppia sia in grado di condividere e di sentire i bisogni affettivi dell'altro senza rinunciare all'espressione dei propri; se si riesce a conservare un buon livello di reciprocità relazionale sarà possibile mantenere integra la propria identità di genere senza sopraffare o prevaricare l'altro, e questo sarà il linguaggio più autentico dell’amore maturo.

Il maschile e il femminile sono proprietà di genere che ciascun individuo esprime con modalità e tempi differenti a seconda dell’età, della cultura, del contesto sociale, politico e religioso di appartenenza. Sarà pertanto necessario osservare e comprendere quelle regole di relazione e quei segnali emozionali che potremmo chiamare 'universali', distinguendoli da quelle regole di rapporto specifiche e peculiari di una particolare cultura. Sarà pertanto importante apprendere il linguaggio non verbale degli occhi, del corpo, dei gesti ed attraverso di esso sentire come in famiglie e culture diverse viene rappresentato l’essere uomo e l’essere donna.

Al giorno d’oggi i tempi di stanchezza di una coppia sono molto accelerati, come se quella passione che in genere scatta nella costruzione di un rapporto sentimentale sia frenata da tanti ostacoli, alcuni interni al rapporto stesso, altri che vengono più dal mondo esterno. Tra i primi ci sembra che uno sia legato alla competizione che spesso serpeggia tra due adulti coetanei, che mina la maturazione di quell’intesa profonda e di quel senso di complicità che sono ingredienti fondamentali per una vera intimità. Il problema è sentirsi capaci di prendere e dare nel rapporto sentimentale a livello profondo, aiutarsi a entrare in un rapporto più autentico basato sulla collaborazione e sulla accettazione l’uno dell’altra. Per quanto riguarda gli ostacoli esterni è fuor di dubbio che è difficile ricercare rapporti profondi e sinceri, che richiedono un rischio personale, in una società che premia sempre di più l’immagine, la prestazione di successo e le relazioni ‘usa e getta’.

Prof. Maurizio Andolfi


Vedi anche:  la rassicurazione - i momenti speciali - la collaborazione

Giovedì, 18 Novembre 2004 13:50

La crisi economica (Prof. Maurizio Andolfi)

 

La crisi economica

In questi giorni si parla spesso di crisi economica come di un fattore che solleva importanti ripercussioni anche sulle relazioni all’interno del contesto familiare, nonché sulla vita dei singoli. Secondo recenti statistiche, gli italiani figurano infatti ancora una volta come i più "mammoni" tra gli europei; in ambito nostrano, cioè, si è, ora come allora, ancora molto restii ad allontanarsi dal nido parentale.

Tuttavia, aldilà degli stereotipi cultural-comportamentali, oggi sembra che, in gran parte, simile tendenza sia frutto della crisi economica e del conseguente caro-vita, che impedisce ai giovani di affrancarsi dal legame familiare. La permanenza nella famiglia d’origine, che, un tempo, costituiva una scelta di comodo, si starebbe così tramutando in una scelta obbligata. In un contesto in cui per i giovani è sempre più difficile perseguire l’indipendenza economica, ed in cui la laurea vale quanto un diploma, la famiglia finisce dunque con lo svolgere la funzione di "salvagente" e col farsi carico del mantenimento dei figli ben oltre il completamento degli studi universitari, fino alla specializzazione e, talvolta, persino fino al conseguimento dell’autonomia economica. Come si può immaginare, simile situazione non è del tutto scevra di conseguenze, poiché questo prolungamento della "protezione" familiare presuppone la tacita sottoscrizione di un patto che vincola i figli, un domani, a ricambiare il favore ai genitori anziani, creando così un guinzaglio affettivo che soffoca proprio la carriera che vorrebbe favorire.

In questo contesto, se la condivisione di un appartamento con colleghi o coetanei non per tutti rappresenta una soluzione ottimale, per alcuni il rimedio reale consiste, ancora una volta, nel tentare la fortuna all’estero, magari in America, come i nostri "antenati" del Bronx.

Prof. Maurizio Andolfi

Giovedì, 18 Novembre 2004 13:49

L'omologazione (Prof. Maurizio Andolfi)

 

L'omologazione

La diversità è l’elemento più costitutivo delle relazioni umane ed è proprio attraverso le differenze che possiamo accrescere la nostra conoscenza della realtà che ci circonda. Ci si può accostare all’estraneo, a chi cioè non si conosce ancora, con modalità profondamente diverse: la diversità è come un "oggetto misterioso" che può suscitare le più svariate emozioni: ci si può connettere ad essa con diffidenza, con indifferenza, con paura, oppure si può entrarvi in contatto con curiosità e interesse, con la consapevolezza che, nella misura in cui non è già parte del nostro patrimonio conoscitivo, la diversità può, proprio per questa ragione, arricchirlo.

Questa realtà sembra però messa a dura prova nella società attuale, in cui il procedere della globalizzazione porta ad una crescente omologazione dei modelli e degli stili di vita. In questo contesto, in cui al "diverso" si associano connotazioni sempre più spesso negative, l’omologazione diviene invece una facile via d’accesso all’accettazione e al riconoscimento sociale.

Ciò rischia tuttavia di privarci di quelle molteplici risorse che sono insite nelle diversità, risorse che andrebbero invece coltivate stimolando, in tutti gli ambiti del sociale, lo sviluppo di una cultura che sappia apprezzare l’"altro", ponendolo in condizione di rivelare ed adoperare al meglio le sue peculiarità a beneficio dell’intera comunità, in un rapporto di scambio reciproco.

Avvicinarsi all’altro con curiosità, sgombrando la mente dal pre-giudizio e disponendosi ad un’esperienza di incontro e di arricchimento è un atteggiamento che va quindi sicuramente sviluppato, soprattutto in una società come la nostra, che sta rapidamente trasformandosi in società di immigrazione, ospite di altre culture con le quali dovremo imparare presto a convivere.

Prof. Maurizio Andolfi

Ci sono diversi modi di intendere e di vivere la solitudine: essa può derivare da esperienze di emarginazione familiare e sociale, o può essere ricercata e vissuta come momento di riflessione e di crescita individuale. La solitudine, di per sé, non ha quindi un’accezione positiva né negativa.

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