Formazione Religiosa

Domenica, 21 Novembre 2004 21:10

"Ti consegnerò tesori nascosti e ricchezze ben celate" (Is 45, 3) (Faustino Ferrari)

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Incontrarsi per conoscersi e per conoscere Dio. Potrebbe essere questo uno slogan. Ma possiamo crescere soltanto nella conoscenza reciproca, attraverso l’incontro, la preghiera, lo scambio fraterno. L’incontro con Dio, se autentico, ci rimanda sempre ai nostri fratelli e alle nostre sorelle - qualunque essi siano.

"Ti consegnerò tesori nascosti
e ricchezze ben celate" (Is 45, 3)

Per molti secoli in molte zone dell'Italia si è sperimentato la presenza di una solaconfessione religiosa. A lungo si è vissuto all’interno di un contestonel quale si dava per scontato che tutti fossero cattolici. Per laverità, c’era l’esistenza, a volte minima, marginale, di altreconfessioni ¡ qualche protestante ¡ o di altre religioni ¡ gli ebrei, ad esempio.

Il fenomeno dellamigrazione in questi ultimi anni ha comportato grandi movimenti di persone. Si stanno mescolando popoli, culture, abitudini, usi, costumi, religioni. Siamo all’interno di un mondo in cambiamento e in continuo rimescolamento. E questo anche dal punto di vista religioso. In Italia sono censite presenti oltre 600 religioni. Molte di esse hanno pochi adepti, a volte qualche decina o poche centinaia. Alcune si presentano con numeri più consistenti. Si tratta di comprendere che siamo difronte ad un fenomeno di grossa portata. Quotidianamente incontriamo persone che appartengono a fedi diverse e professano una religione diversa dalla nostra.

Questa presenza, inoltre, ci pone di fronte ad un aspetto che cogliamo come problematico: la manifestazione esteriore di segni religiosi. La modernità ha comportato una netta distinzione tra l'ambito pubblico (che deve mantenersi areligioso, agnostico o comunque limitato ad una religione "civile") e l'ambito privato (unico spazio nel quale una persona può vivere liberamente la propria dimensione religiosa).

Sono fenomeni che ci interrogano. Interrogano ogni cristiano consapevole del fatto che Dio parla attraverso la storia. E se la storia di oggi è caratterizzata anche da questi fenomeni religiosi, vuol dire che probabilmente Dio ci sta comunicando qualcosa attraverso quello che sta avvenendo.

Dobbiamo, però, sgomberare il campo da alcuni preconcetti che emergono costantemente nella quotidianità, quando ci si riferisce a persone appartenenti ad altre religioni. Appartenere ad una religione ed essere praticanti sono due cose diverse. Non possiamo confondere questi due aspetti. È come se dicessimo che tutti i battezzati sono praticanti. Dalla nostra esperienza sappiamo, infatti, che non è così. Anzi! Eppure si continua a rappresentare gli appartenenti ad altre religioni con le categorie del fondamentalismo, dell'osservanza e della pratica. I fenomeni della secolarizzazione e della scarsa osservanza dei caratteri propri di una religione sono oggi comuni ad ogni tradizione. Nonostante i fenomeni di fondamentalismo religioso che stanno attraversando un po' tutte le appartenenze. Si può discutere se sia un bene o un male, ma credo che non possa essere messo in dubbio che è un dato di fatto. Ed i fondamentalismi restano, nonostante tutto quello che può essere presentato oggi dai mass media, fenomeni numericamente marginali.

L’altra idea da togliere dal campo è quella che fa derivare ogni movimento religioso diverso da quello nel quale ci riconosciamo come opera del demonio, come male, come perversione. Questo è un concetto che è stato a lungo presente e che continua a manifestarsi. Nasce sì dal principio di conoscere la verità e di esserne depositari, ma presuppone che tutto ciò che è diverso, non appartiene alla (nostra) verità ¡ e quindi è male, è falsità, è opera demoniaca. "Nulla salus extra Ecclesiam" scriveva già nella prima metà del III secolo il vescovo di Cartagine Cipriano. Non c’è salvezza all’esterno della Chiesa. Ma partendo da questa idea ci si può allora chiedere: perché Dio ha concesso salvezza ad alcuni ed a molti altri no? Ai popoli europei e non agli asiatici, agli africani, agli indiani? A queste domande si è cercato già in passato di rispondere specificando che è l’agire secondo retta coscienza ¡ e non soltanto l’appartenenza alla vera religione ¡ che da la possibilità di salvezza.

"Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (1Ts 5,21). Questa indicazione di Paolo dovrebbe diventare la caratteristica costante per un cristiano. Può essere una chiave di lettura per guardare la storia ed il mondo. È vero che storicamente non sempre si è fatto così. O ci si è comportati in maniera opposta. Ma questo non vuol dire che oggi non possiamo applicare questo criterio. È l’invito a cogliere tutto ciò che è buono, vero, bello all’interno del mondo e della storia. All’interno della nostra vita. Non soltanto per motivi estetici o etici, ma perché nel vero, nel buono e nel bello possiamo cominciare a cogliere ciò che è più proprio di Dio.

Nel consiglio di Paolo possiamo osservare almeno quattro aspetti.

1. La curiosità. Questo esaminare ogni cosa. Il non fermarsi alla superficie. Il non dire di qualcosa: non mi interessa. Il non chiudersi in se stessi.

2. Il discernimento. Proprio dell'azione dell’esaminare, del vagliare. Approccio aperto, ma non ingenuo, acritico. Il discernimento, cioè l’applicazione intelligente per capire ciò che ci sta davanti, quello che stiamo vivendo.

3. Il conservare. Il serbare in se stessi. Il fare diventare proprio, farlo diventare parte della propria esperienza. Una parte della nostra esistenza. Un elemento che si aggiunge alla nostra storia. Vengono alla mente quei due brani del vangelo di Luca in cui è detto che Maria "conservava tutto ciò nel suo cuore" (Lc 2, 19.51).

4. La bontà. L’opera del discernimento non è fine a se stessa. Ha un obiettivo. Quello di imparare a cogliere cosa si annida di buono nella storia e nel mondo. Ma la bontà è l’attributo per eccellenza di Dio. Scoprire ciò che è buono nel mondo e nella storia vuol allora dire percepire i segni della presenza della bontà di Dio nella storia degli uomini e nella sua creazione.

Nei vangeli abbiamo alcuni racconti relativi a Gesù che incontra persone di religione diversa dalla sua o mentre le presenta come protagoniste delle sue parabole. Abbiamo il racconto della donna fenicia, che ci viene additata come modello di fede (Mc 7, 24-30). Abbiamo il samaritano, protagonista di una delle parabole più belle (Lc 10, 30-37). Od ancora, l’altro samaritano, quello guarito di lebbra che ritorna, unico dei dieci, a ringraziare Gesù (Lc 17, 11-16). Fino alla confessione di fede del centurione - un pagano - ai piedi della croce (Mc 15, 39).

Gesù diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?" (Lc.12,54-57). Per l’esempio e l'insegnamento di Gesù, l’azione di discernimento deve essere opera costante nella vita del discepolo. Ci sono dei segni che vanno interpretati e vanno colti non solo per quello che sono, ma anche per quello che possono significare.

Che cosa possiamo oggi leggere in questo segno dei tempi che è la mescolanza dei popoli, delle tradizioni e delle religioni? Che cosa vuol dire oggi Dio a noi? Questo massiccio, radicale confronto con le altre religioni credo che ci proponga alcune questioni.

1. Siamo di fronte alla possibilità di comprendere meglio l’immagine di Dio. Certo, non si tratta qui di discutere l’evento salvifico di Dio che si manifesta in Cristo Gesù. Né la rivelazione biblica. Né quello che Gesù ci ha fatto conoscere del Padre. Ma dobbiamo riconoscere che anche le altre tradizioni religiose ci parlano di Dio. L’Islam, ad esempio, ci ricorda l’assoluta trascendenza di Dio. Un Dio che per noi cristiani entra nella storia, incarnandosi. Ma Egli, riconducibile alla storia, conserva la sua trascendenza dalla storia umana. Altre religioni ci consegnano un rapporto con il creato fatto di maggior attenzione, di armonia e di rispetto e non solo come luogo della realizzazione dell’uomo, non solo come uno strumento in mano dell’uomo. Non si tratta di fare un mescolamento tra le varie tradizioni religiose. Non si tratta di un eclettismo. Neppure di un approccio New (o Next) Age. Non si tratta di spizzicare qualcosa qui e là e poi mettere tutto insieme in un nuovo cocktail religioso. Abbiamo oggi la possibilità di cogliere, conservando ciò che è il nostro patrimonio di fede, ciò che di buono ci può essere rivelato dalle altre religioni riguardo a Dio e alla storia degli uomini.

2. Siamo invitati ad approfondire la nostra fede e la nostra conoscenza di Dio. A volte diamo per scontato di conoscere tutto o quasi. Il rapporto con le altre religioni ci mette in crisi. Siamo obbligati ad andare a rivedere il nostro patrimonio di fede. Scopriamo la necessità di istruirci di nuovo. Di riflettere su aspetti che davamo per scontato nella nostra pratica religiosa e che non avevano nulla di scontato. Ci si presenta la necessità di una continua catechesi. La catechesi è l’insegnamento a viva voce. È il mettersi all’ascolto di un’altra esperienza di vita. È il mettersi all’ascolto della Parola di Dio. E se è vero che c’è una diversità tra l’appartenere ad una confessione religiosa ed il praticarla, il confronto con le altre religioni ci sprona ad interrogarci sul modo di professare la nostra fede. Ci sprona a metterci in discussione rispetto alla nostra pratica religiosa, l’approfondimento del nostro cammino di fede. Ci invita a rimetterci in ascolto della Parola di Dio.

3. Il rapporto con le altre religioni ci pone di fronte alla questione di come affrontare la trasmissione di fede. Ci ripropone il tema della evangelizzazione e della missione. Ci fa capire che innanzi tutto dobbiamo essere dei testimoni. O, meglio, che l’annuncio passa attraverso la testimonianza della propria vita. La chiesa ha sempre onorato i martiri. Ma chi sono i martiri se non dei testimoni? I testimoni per eccellenza. Non si tratta di porci nella prospettiva di convertire grandi masse alla fede cristiana, quanto di vivere in mezzo alla gente testimoni di quell’amore di Dio che abbiamo sperimentato nella nostra vita e che vogliamo far conoscere agli altri uomini ed alle altre donne.

4. Una sinfonia di voci. Mi piace l'immagine, proposta dall'Oriente cristiano, di una grande orchestra che suona una sinfonia. Apparentemente gli strumenti suonano in disarmonia. In realtà l’effetto prodotto è quello di una unione di suoni di grande effetto. Dovremo nel prossimo futuro ragionare più con il concetto di sinfonia piuttosto che quello di esclusione, di scontro o di contrapposizione. Oggi Dio ci sta chiedendo di guardare alla sua creazione con occhi che sanno abbracciare piuttosto che escludere.

5. I depositari della storia non siamo noi ma è Dio. Il giudizio su di essa non appartiene a noi, ma a Dio. Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: "Io l'ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso... Ti consegnerò tesori nascosti e le ricchezze ben celate, perché tu sappia che io sono il Signore, Dio di Israele, che ti chiamo per nome. Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio; ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci" (Is. 45, 1-5). Questo testo di Isaia ci racconta del re persiano Ciro. Era un pagano. Eppure il profeta lo presenta come lo strumento dell’azione di Dio, anche se egli non conosce il Dio d'Israele. Dobbiamo ricordarci che il Regno di Dio è una realtà ben più vasta della Chiesa. La Chiesa ne è una parte, ma non coincide totalmente con il Regno di Dio.

6. Non bisogna partire dal problema della verità e della giustizia. In altri termini, quale sia la religione vera e giusta. Verità e giustizia appartengono a Dio. Non sono gli elementi propri di una religione. Sono attributi divini. È attraverso la verità e la giustizia che possiamo conoscere Dio. Questo, senza il timore di cadere in un qualunquismo, in un relativismo (le religioni sono tutte uguali, non c’è alcuna differenza). Le differenze ci sono e vanno riconosciute come tali. Piuttosto che essere un limite possono essere una risorsa. Un ulteriore strumento per approfondire la nostra ricerca di Dio. Nelle nostre diversità possiamo imparare a conoscere Dio in verità e giustizia. Prima di ritenere di essere noi i depositari del giusto e del vero.

7. Le differenze e la pluralità fanno parte della nostra esperienza umana. L’unità, la riconciliazione di tutte le cose, appartiene pure a Dio. Riconoscendoci nelle nostre differenze, possiamo percepire meglio il mistero inesprimibile dell’Unità e della Trinità di Dio.

La conoscenza del mistero di Cristo e dell’Incarnazione di Dio nella storia degli uomini ci può far comprendere più appieno il nostro rapporto con le altre religioni. Poiché siamo di fronte ad un Dio che vuole innanzi tutto salvare l’uomo. Luoghi anch’essi di rivelazione divina, tracce del divino nella storia di tutti gli uomini (i Padri della Chiesa parlavano di semina Verbi). Segni della sua presenza, della presenza del suo Spirito. È importante saper riconoscere queste tracce. È importante essere costruttori di pace anziché persone che erigono barriere usurpando il nome di Dio. Infatti il momento della manifestazione dell’Incarnazione diventa annuncio di pace per gli uomini (Lc 2, 14).

Incontrarsi per conoscersi e per conoscere Dio. Potrebbe essere questo uno slogan. Ma possiamo crescere soltanto nella conoscenza reciproca, attraverso l’incontro, la preghiera, lo scambio fraterno. L’incontro con Dio, se autentico, ci rimanda sempre ai nostri fratelli e alle nostre sorelle - qualunque essi siano. L’incontro con i fratelli ci apre all’incontro con Dio. Possiamo così scoprire autentici testimoni del volto di Dio nella storia degli uomini. Persone che vivono autenticamente la loro fede e la loro crescita di avvicinamento a Dio. Ed imparare ad avvicinarci sempre di più al volto misericordioso del Padre.

Faustino Ferrari

 

Letto 2435 volte Ultima modifica il Lunedì, 16 Gennaio 2017 21:37
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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